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Ha preso il via in questi giorni la campagna antinfluenzale in Sicilia. L’obiettivo è quello di migliorare le coperture vaccinali raggiunte durante la passata stagione autunnale sulle popolazioni a rischio di gravi complicanze, tra cui in particolar modo le persone dai 65 anni di età. In questa popolazione la copertura registrata in Sicilia durante la scorsa stagione è stata del 63,7%, un dato numericamente migliore rispetto ad altre Regioni, ma comunque al di sotto dell’obiettivo ottimale raccomandato e in calo di quasi 12 punti percentuali rispetto al 2020, complice, tra gli altri, una percezione sottostimata della gravità della malattia e la bassa circolazione dei virus influenzali, legata alle misure di contenimento del COVID.

Da diverse settimane gli esperti stanno mettendo in guardia rispetto al fatto che in questa stagione potrà verificarsi una “tempesta perfetta”. L’allentamento delle misure emergenziali, infatti, porterà a una maggiore circolazione dell’influenza che ci troverà impreparati, con un’insufficiente memoria immunitaria nei confronti dei virus influenzali. È quanto è successo nell’emisfero australe dove, negli anni pandemici, è stata bassa l’adesione alle campagne d’immunizzazione e non si è registrata circolazione pertanto il sistema immunitario non ha ricevuto stimoli né attraverso l’infezione né attraverso il vaccino.

In questo contesto l’influenza può tornare a causare i numerosi ricoveri ospedalieri e decessi che causava prima della pandemia. E sono gli anziani che, con maggior probabilità, rischiano di subire il più alto impatto clinico della malattia, in termini ad esempio di polmoniti, eventi acuti di natura cardio-cerebrovascolare come infarto o ictus, un aggravamento di eventuali patologie croniche preesistenti, oltre a possibili esiti fatali.

Prevenire la malattia per gli anziani è quindi fondamentale, ma andrebbe fatto nel modo più appropriato. È infatti ampiamento dimostrato dalla letteratura che, con l’aumentare dell’età, la risposta immunitaria è più debole allo stimolo vaccinale e quindi un vaccino antinfluenzale “classico” potrebbe non offrire una protezione adeguata. Esistono però soluzioni vaccinali specificatamente indicate per questa popolazione, come il vaccino contenente un maggiore dosaggio di antigene. Questo vaccino è stato appositamente studiato per garantire una protezione superiore rispetto al vaccino a dosaggio tradizionale, nel rispetto dei medesimi standard di sicurezza e tollerabilità. È un vaccino in commercio da più di dieci anni, che ha dimostrato ampiamente la sua efficacia nel prevenire l’influenza e le sue complicanze, riducendo i ricoveri per polmoniti del 27% in più di quanto riesca a fare il vaccino standard e i ricoveri per cause cardio-respiratorie del 18% in più.

La vaccinazione antinfluenzale può anche essere programmata nella stessa seduta della dose booster COVID o di altre vaccinazioni raccomandate e offerte gratuitamente agli ultrasessantacinquenni, come quella contro l’herpes zoster o lo pneumococco.

“Al momento una delle maggiori preoccupazioni – sottolinea Mario Palermo, dirigente Responsabile Servizio igiene pubblica, Regione Sicilia -è come si manifesterà la co-circolazione dei virus influenzali e Sars-COV2 in questi mesi. Dato che meno persone sono state esposte a virus respiratori stagionali negli ultimi due anni, l’immunità della popolazione potrebbe esser diminuita e potremmo osservare focolai rilevanti. Per questo motivo la Regione Sicilia ha già messo a punto un programma di vaccinazione antinfluenzale, anche congiuntamente all’antipneumococcica e anti-herpes zoster, rivolta ai soggetti a rischio individuati dalla Circolare Ministeriale di Prevenzione e Controllo dell’influenza. Ci aspettiamo che possa garantire migliori adesioni rispetto allo scorso anno, in cui indubbiamente abbiamo registrato un calo numerico importante“.

Fonte: Sanofi

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