Intervista con...Rubriche

E’ una delle brillanti e luminose interpreti del film del 2022 del regista palermitano Roberto Andò, “La Stranezza” con protagonisti del calibro di Toni Servillo, Ficarra e Picone, Renato Carpentieri, commedia dai caratteri ironici, ambientata negli anni  Venti, nella quale il protagonista, Luigi Pirandello, s’imbatte un giorno in una coppia di teatranti dilettanti impegnati nella realizzazione di uno spettacolo. Al film è stato assegnato il “Nastro dell’Anno” 2023, riconoscimento che il Direttivo dei Giornalisti Cinematografici assegna scegliendo tradizionalmente ogni anno un’opera che merita una particolare sottolineatura di eccellenza e di novità oltre il verdetto che annualmente premia i migliori film usciti in sala attraverso il voto di oltre cento giornalisti che selezionano i film, i protagonisti e più grandi talenti artistici e tecnici.

Marta Limoli

Stiamo parlando di Marta Limoli, attrice catanese diplomatasi alla Scuola d’Arte Drammatica Umberto Spadaro del Teatro Stabile di Catania, diretta dallo storico regista Giuseppe Di Martino, che si distingue per alcune caratteristiche quali eleganza, fascino, equilibrio e moderazione. La sua attività la vede protagonista come attrice professionista, come insegnante di dizione, impostazione della voce e recitazione in Accademie private ed inoltre è appassionata di scrittura tanto che ha ricevuto riconoscimenti letterari e menzioni per scritti, racconti, poesie. Ha tenuto vari stage con rinomati registi italiani e sostenuto ruoli da protagonista e comprimaria in commedie e in drammi. E’ anche autrice del lungometraggio “Tangue – la Lìngua del Tango”, un report film sul Tango argentino, opera prima indipendente, scritto prodotto e diretto dalla stessa e dal quale è nato il volumetto edito dall’Associazione Akkuaria, che raccoglie brani inseriti e recitati nel lungometraggio, più alcuni inediti. Abbiamo incontrato Marta Limoli a Catania e con lei abbiamo parlato della sua partecipazione al film “La Stranezza”, del suo ruolo, delle sue emozioni sul set ed inoltre abbiamo anche ragionato di passato, di presente, di progetti e di sogni. Ecco cosa ci ha raccontato, con molta disponibilità e simpatia, l’attrice, la donna Marta Limoli, della sua attività e delle sue passioni.

Cosa ha significato per te far parte del film “La Stranezza di Roberto Andò”, premiato recentemente dai giornalisti cinematografici con il “Nastro dell’anno” 2023?

Locandina del film

Quando si è concluso il nostro primo blocco di riprese e ci hanno congedato dal set, mi sono guardata attorno per respirare ancora quell’aria satura di pienezza di vita. Per me, ha significato aprirsi al momento sul momento il più intensamente possibile. Mentre tutti stavano andando via, si è avvicinata la moglie del regista, con una grazia meravigliosa ed io mi sono talmente emozionata da sentir salire su il magone e l’urgenza di dissolvermi. Durante i giorni di lavorazione Roberto Andò ha saputo creare un’atmosfera densa e impalpabile al contempo, confidava totalmente in noi, mi sono sentita come dentro una bolla che lasciava la necessaria lucidità orientata alla realizzazione scenica dei dialoghi. Ho capito molte cose e dal punto di vista professionale, dopo tanti anni di lavoro in teatro e talvolta su set cinematografici o televisivi, esser chiamata a far parte di un progetto così grande, è indubbiamente una bella gratificazione. Ho avuto la fiducia di una personalità quale Andò, il che ha dato maggior fiducia anche a me stessa. Il fatto che questo film sia stato premiato sia dal pubblico che dalla critica è un risultato che contempla più valori, vedremo in avanti quanto avrà significato nel tempo questo “atto di gratitudine” (nei riguardi di Sciascia – nonché di Pirandello), come lo stesso regista ha definito il suo film”.                 

“La Stranezza” – Trailer ufficiale

Quale ruolo interpreti nel film e come ti sei trovata sulla scena con attori quali Toni Servillo, Salvo Ficarra e Valentino Picone?

Il regista mi ha affidato il ruolo di Consolata Mazzante, ovvero la “Caratterista”. È una donna che, nella commedia scritta da Onofrio Principato (Picone) drammaturgo della Compagnia filodrammatica del paesino siciliano, interpreta ruoli “di carattere” difatti in una delle scene del film, per il debutto della compagnia teatrale, veste i panni della cameriera. S’intuisce abbia un debole per il prim’attore (Ficarra), lo difende sempre, è sedotta dai suoi modi di porsi e di fare da imbonitore, per qualche sprazzo di tempo la fanno viaggiare su un binario che esula dalla quotidianità. In una scena d’insieme, lei dichiara che ha preso pure delle “legnate dal marito” per fare “la recita”, ciò dimostra quanto tenga a quella valvola di sfogo. Il piglio di Consolata è evidente ai membri del gruppo: interviene senza mezzi termini dicendo la propria, quando qualcosa non quadra. Il suo coinvolgimento, il teatro, assieme ai compagni di scena, si rende palese; è un’appassionata di quella vita parallela che offre modo d’esprimere una parte di sé stessi che altrimenti rimarrebbe ingabbiata nel piccolo mondo interiore e grezzamente circoscritto. Mi sono molto divertita a immaginare come all’epoca i personaggi tratteggiati dagli sceneggiatori potessero muoversi in quei certi panni, che sono “nostri”. È stato come muoversi in casa propria – ma – in un contesto magnificente. Il regista è stato molto esigente, ma ha dato l’opportunità di creare autonomamente un microcosmo, proporre modi di risolvere le battute, conciarle secondo un personale approccio, inventare azioni sul momento per riprodurre il senso dell’immediatezza nell’improvvisazione e – per di più – nei ritmi paradossalmente stretti del cinema pur nei lunghi tempi d’attesa, com’è risaputo. “Dovete entrare in un sogno”, ha detto sottovoce il regista Roberto Andò, per cui bisognava rimanere sospesi all’interno di un’atmosfera onirica seppur raccontando fatti con azioni concrete, popolari, vere. Salvo e Valentino sono stati fantastici, gentili e disponibili, sempre attenti allo stato d’animo dei compagni di lavoro, seri e concentratissimi. Ho ammirato il loro metodo professionale, la prontezza, la sensibilità, la scrupolosità”.

Una scena con Marta Limoli – Ph. Lia Pasqualino

Com’è stato recitare assieme ai tanti colleghi siciliani?

Con i colleghi siciliani si è instaurato immediatamente un clima di piena collaborazione, ci conoscevamo già quasi tutti, lavorare con nuovi attori “nostrani” ha arricchito il bagaglio emotivo e impreziosito tutto ciò che è stato fatto e poi raccolto dal regista, dalle azioni sceniche collettive alle proposte strampalate, tra un ciak e l’altro. Toni Servillo era presente sul set in diversi giorni di riprese, non aveva dialoghi con noi del gruppo attori “Compagnia Principato – Vella” ma ha assistito alle scene, che osservava anche al monitor, talvolta proponendo spontaneamente qualcosa, delle risoluzioni in momenti in cui improvvisavamo e Andò ha accolto i suoi guizzi estemporanei con autentico piacere; sono entrambi grandi uomini di Teatro”.           

Marta Limoli in “La vita che mi diedi” – Ph. Dino Stornello

In quale di questi ambiti ti trovi più a tuo agio: teatro, cinema, scrittura e tango? 

Hai raccolto tutti i miei interessi precipui in un’unica battuta! Fra me e me, dico che il teatro è il grande padre, il vecchio saggio, è casa insomma. Ci apparteniamo, per quanto negli ultimi tempi la nostra relazione sia stata tormentata! Il teatro prende e dà. Spesso sento o leggo di attori affermare che il teatro non faccia mai soffrire, è una sorgente di vita e lo è senza dubbio alcuno! È una mano aperta. Una mano spalancata ma, attenzione, le lezioni che dà non sempre hanno a che fare con elargizioni, al contrario: il teatro richiede, anzi, pretende molto! E fa soffrire. Non concordo con colleghi che prendono questo lavoro come un gioco, facendo il solito esempio delle definizioni inglesi e francesi – mi riferisco a “to play” e “jouer”, per esempio. Spesso si creano fraintendimenti, in tal senso. Sì, occorre una certa leggerezza, per chiarire, nel vivere in questo mondo ma in generale si fatica molto e assai spesso. Rimane sempre una realtà sociale e artistica necessaria, irrinunciabile ed eterna, per fortuna. Il cinema rappresenta una passione sbocciata all’aurora, è il giovane amante! La gestione delle emozioni è totalmente diversa, in tempi interni, pensiero, controllo fisico. Il fascino che suscita supera ogni possibile immaginazione ed è un bene che ciò accada e si reiteri nel tempo, poiché si comprende quanto il cinema abbia avuto e abbia importanza nella vita degli esseri umani. Un film è l’insieme di quadri in movimento. Meraviglioso! Con la scrittura ho un rapporto che affonda le radici nell’infanzia, i primi scritti, brevi racconti e piccole poesie, risalgono davvero a quando avevo circa nove o dieci anni, mi piaceva molto disegnare e narrare tramite raffigurazioni e parole. Cosa, questa, che ho fatto nella mia seconda silloge Quando cadevano le nuvole: d’accordo con l’editrice Vera Ambra di Akkuaria edizioni, ho inserito dei miei disegni (ispirati alla corrente surrealista e, nello specifico, ai quadri di Magritte) ad accompagnare dei versi, brani che ho ritenuto fossero più completi affiancati da un’immagine. Così, ho potuto coniugare entrambe le modalità espressive cui sono strettamente legata. In Tangue, la prima pubblicazione, è contenuta invece una “collettiva fotografica”: vi sono scatti sia a colori sia in b/n, firmati da rinomati fotografi della nostra città. Per completare il nostro discorso su questa sorta golosità rispetto alla carta e l’inchiostro (anche se poi, in sostanza, oggigiorno si lavora al computer…) nella terza silloge Le forme dell’amore, per Leonida edizioni, ho curato la copertina disegnando l’immagine che desse un’impronta dell’essenza racchiusa nel libro. Coniugare in questo senso tutto ciò che è parte della mia formazione è un pensiero saldo in questo presente. Il tango … Eh, il tango. Una risorsa per la vita! Lui ha una sua propria identità multi sfaccettata: sfuggente, ma rassicurante, cangiante, ma solida. Il tango è tutto da scoprire, tutto da vivere. L’ho incontrato circa dieci anni or sono, grazie alla cara amica e collega Mimma Mercurio nonché Maestra di tango, e per fortuna fa sempre parte della mia vita.

Il tango e Marta

A lui ho dedicato il docufilm “Tangue la Lingua del Tango” e, grazie anche alla partecipazione di grandi Maestri argentini ospiti della Academia Proyecto Tango di Catania diretta da Angelo Grasso, mio Maestro, è stato possibile realizzare un lungometraggio dai contenuti di una certa importanza e rilievo. Il tango è per tutti, davvero. Una volta scattata la scintilla, non si torna più indietro! C’è chi lo considera uno stile di vita, una droga, un compagno fedele, un piacere comunque. Ho visto la mia città con altri occhi, ho scoperto un universo in continua evoluzione come la vita stessa. Il tango dà lezioni anche quando non lo si frequenta. Come per magia! Dopo tutto questo magnificare le varie sfere artistiche, dire in quale realtà mi senta più in agio diventa un po’ complicato… Chi lo sa?!? Nel mio piccolo, provo a far confluire tutte queste arti in idee che rispecchino il rispetto che provo per queste giganti essenze, cimentandomi in progetti che possano esprimere appunto l’amore per l’azione creativa”.

Ancora Marta Limoli e la sua grazia

Chi è Marta Lìmoli nella vita di tutti i giorni?

“Sono Marta! Così come mi vedi, una persona che vuole volgere sempre uno sguardo al mare e al cielo; tende l’orecchio verso i suoni e non i rumori. Mi piace esserci per gli amici, gli affetti, ma cerco comunque di trovare momenti solamente per me stessa; sono molto riservata. Spesso però le iniziative partono da me, chiamo gli amici, organizzo delle riunioni, delle serate”.

Cosa pensi della vita, dell’amicizia e dell’amore?

“La vita è un viaggio. Può esserlo anche mediante espedienti quali il Teatro, la lettura, il cinema, il Tango! La vita è un percorso per ricongiungersi con l’Alto. L’amicizia è un valore primario, fondamentale, preziosissimo. L’amore è un organo vitale, ha moto involontario e volontario, astratto e corposo; un circuito mosso da un’Essenza indefinibile”. 

La tua opinione sul pubblico…

“Il “nostro” pubblico, storicamente, è uno dei più “importanti”, per il suo essere conoscitore di Teatro, appassionato ed esigente. Ho molto rispetto per il pubblico, mi preme sottolinearlo e non condivido assolutamente il pensiero di chi sostiene che il pubblico non capisca nulla, sia passivo. Questi modi di considerare le cose mi irritano non poco, li rifuggo”.    

Il sorriso di Marta Limoli

A cosa stai lavorando in questo momento e quali progetti hai in cantiere?

Attualmente sto scrivendo! È una nuova idea per uno spettacolo che avrei tanta voglia di portare un giorno in scena, dove più personalità manifestano un’energia che ha come obiettivo la poesia a tutto tondo. Prossimamente, sarò in scena con uno spettacolo (Un caso di coscienza) per la regia di Francesco Randazzo, all’interno di una rassegna dedicata a Leonardo Sciascia, in cartellone al Teatro Stabile, per la stagione della Sala Futura. Sono emozionata al pensiero di tornare a lavorare con un regista quale Randazzo, che è anche un raffinato drammaturgo e di condividere la scena con attori di calibro e in particolare con un caro amico come Franco Mirabella, con cui ho recitato anni addietro al Teatro Valle di Roma, vivendo le atmosfere intrise di grande storia di quel palcoscenico e quei camerini. Gli attori vivono anche – se non soprattutto – di questo, proprio così: lavoro significa nutrire il nostro animo di sensazioni che diano stimoli, percezioni ispiratrici. Tutto quello che vibra attorno al palcoscenico è necessario per la crescita personale, ogni attore porta in scena un insieme di cose, un vissuto costantemente in progress e il pubblico impercettibilmente lo assorbe, per questo è bene ricordare e tenere presente che il risultato finale di ogni progetto d’arte è frutto di un’elaborazione profonda, intima e totalizzante, della persona che vi si dedica”.

A presto Marta, buon lavoro e buona vita!

1 commento

  1. «Sono Marta! Così come mi vedi, una persona che vuole volgere sempre uno sguardo al mare e al cielo”….» Conos ere Marta è come mettere un piede a terra e un dito in cielo. Ciò che mi piace di lei è la sua eterna ingenuità e il modo in cui riesce a sorprendersi quando apprende una notizia nuova. Di “Marta” ce ne sono tante e tutte in un’unica persona… da parte mia direi che ne ho conosciute parecchie: la Marta che si fissa con le “virgole” mi ha fatto impazzire durante la stesura delle sue raccolte di poesie. La Marta “attrice” e su questo campo nulla da eccepire, non lascia nulla al caso ed è una che studia e si mpegna parecchio. La Marta “naturopata” ha sempre un rimedio portata di mano. La Marta “infermera” so con quanto amore si sta dedicando alla madre reduce di un infortunio casalingo… La Marta “amica”, sempre disponibile a sostenere e supportare i miei momneti di difficoltà e, in fondo poi c’è la Marta che amo. Ebbene sì, la amo con tutti i suoi pregi e le sue pignolerie. Amo il suo modo di ridere e il suo modo di sapermi ascoltare anche quando mi arrbbio per qualche virgola in più!

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