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La storia siamo noi, o forse per meglio dire, coloro che ci hanno preceduti, dalla storia ci giungono le esperienze di donne e uomini che nel passato hanno vissuto affrontando difficoltà infinite, drammi esistenziali, passioni e scoperte sino ad allora mai immaginate, ecco che il romanzo storico mantiene intatto un fascino senza tempo che attrae il lettore permettendogli di immergersi in una realtà “virtuale” senza neanche l’ausilio di congegni avveniristici ma solo seguendo la trama descritta dalle pagine che gli autori regalano grazie alla loro grande capacità di raccontare un passato troppo spesso sconosciuto ma sempre ricco di immensa ricchezza.

Annamaria Zizza è di sicuro una di quelle scrittrici che sanno far rivivere un mondo ricco di fascino e di mistero che ha sempre intrigato ognuno di noi, quello dell’antico Egitto. Lo ama sin da giovanissima e lo ha già narrato nel suo primo romanzo “Lo scriba e il faraone”, la nuova pubblicazione, presentata nei giorni scorsi, ha offerto l’occasione per conoscerla “più da vicino”.

Come nasce e da dove prende ispirazione il suo romanzo sulla “mitica” regina di Tebe?

Il romanzo “La regina di Tebe”, edito da Marlin, non è solo un romanzo storico, ma anche psicologico e con venature gotiche. Nasce dopo una lunga e faticosa ricerca di fonti attendibili, spesso incrociate e sempre verificate. Però, come in ogni romanzo storico, al di là della cornice attenta e rigorosa, in “La regina di Tebe” sono presenti la verosimiglianza e la fantasia che hanno ricostruito eventi e dialoghi su cui non esistevano documenti, lettere, tracce evidenti. E’ anche questo il compito della scrittura. Ricostruire l’invisibile, rendendo visibile, come inchiostro simpatico, ciò che non appare ai nostri occhi. Sfondare gli spazi, farci immergere in altrove che però non suonino come altri dal nostro presente, che al passato deve tanto. Farci viaggiare nello spazio e nel tempo senza dimenticare chi siamo.

L’antico Egitto rimane un mondo misterioso, ancora da scoprire, come spiega questo fascino sempre immutato? Quando è iniziato il suo interesse?

La passione per l’antico Egitto e le civiltà del Vicino Oriente ha contrassegnato da sempre la mia vita, fin da quando, da ragazzina, lessi “Civiltà sepolte” di Ceram e continuai, negli anni successivi, a sviluppare le mie conoscenze con i saggi archeologici e la frequentazione di forum su cui scrivevano specialisti del settore. Da lì nacque prima l’idea di raccontare una parte della storia egizia, quella successiva alla misteriosa morte di Akhenaton, su cui sappiamo poco (nel primo romanzo, dal titolo “Lo scriba e il faraone”, edito da Algra), intrecciandola con la scoperta della tomba di Tutankhamon nel 1922, e in seguito l’idea di narrare una storia quasi del tutto sconosciuta, quella di una donna di grande coraggio che sfidò le leggi del suo tempo. Parlo della regina Ankhesenamon, di cui tra l’altro non sappiamo quasi niente. Fu lei a inviare una lettera al re ittita per chiedergli di sposare uno dei suoi figli.

La figura femminile anche nella storia dell’antico Egitto racchiude interesse, fascino e mistero, qual era il ruolo della donna al tempo dei Faraoni?

Protagoniste del romanzo sono due donne: Ankhesenamon, sognatrice, idealista, che vuole realizzare il regno dell’Aton sulla terra, improntato all’armonia e alla pace, ma anche, mossa dalla ragion di Stato, lasciare un erede alla sua terra, l’Egitto, lei che non ha figli nati vivi. E’ un personaggio complesso e dalle mille sfaccettature. Di contro, il romanzo narra la storia della babilonese Malnigal, sensuale e pericolosa sposa del re ittita Suppiluliuma: è una  straniera e una maga dai poteri oscuri. Il mio è un romanzo molto al femminile. Oltre alle due protagoniste, veri motori dell’azione, racconto anche di altre due donne: una principessa egizia di sangue reale e una giovanissima siriana.

I libri continuano ad avere un “ruolo” di guida per i naviganti della storia?

Mi piace la narrazione ad incastro, la storia nella storia. L’idea che le storie siano fatte per andare in giro per il mondo, come le narrazioni dei marinai e dei mercanti che salpavano verso mondi lontani. Una volta messa la parola “fine”, il libro non appartiene più allo scrittore ma al pubblico che lo leggerà e che a sua volta ne trarrà impressioni, pensieri, in un eterno movimento. I libri non sono fatti per stare negli scaffali a prendere polvere, né per essere acquistati a 10 scudi al pezzo, per citare un grande poeta barocco. Sono fatti per essere aperti, annusati, sfogliati. E magari introiettati.

La funzione della scrittura nel nostro presente come riesce a sopravvivere?

Per me l’importanza della scrittura è rappresentata dallo scriba eternatore di memorie, ponte tra passato e futuro. Se la memoria ha futuro, come diceva Sciascia. Mi piacerebbe crederci. E questo cerco di insegnare ai miei alunni: a coltivare la memoria e a non farsi travolgere da questo eterno presente da cui siamo sommersi ogni giorno.

La “tempratura” questa sconosciuta! Il suo romanzo ne spiega i segreti?

La tempratura del ferro è un tema che attraversa il romanzo. Siamo nel Tardo Bronzo e gli ittiti sono diventati una potenza perché conoscono il segreto della tempratura.

Gli egizi sono indietro e per questo conoscere questa tecnica in un periodo in cui i rapporti tra i due popoli sono molto tesi – gli ittiti si sono impossessati di Karkemish e del regno di Mitanni – è fondamentale per  il dominio del Vicino Oriente. L’importanza del ferro è anche attestata nella tomba di Tutankhamon, dove un reperto di altissimo valore storico è rappresentato da un pugnale in ferro, forse meteoritico, che ha suscitato grandissimo interesse nella comunità scientifica.

“La regina di Tebe” si può acquistare in libreria o sul sito della casa editrice Marlin a questo link:

https://www.marlineditore.it/shop/97/97/1903_la-regina-di-tebe.xhtml?a=130,

Annamaria Zizza è docente di Italiano e Latino al Liceo Classico “Gulli e Pennisi” di Acireale.

Collabora da qualche anno con la rivista di archeologia ed egittologia “Mediterraneo antico”, per la quale scrive articoli di antropologia della Roma repubblicana.

Ha ideato il progetto “Dante nelle chiese di Acireale”, che promuove le “lecturae Dantis” nelle chiese della diocesi di Acireale con grande successo di pubblico, riproponendo un’idea che era stata di Giovanni Boccaccio.

Ha ricevuto due menzioni speciali per una raccolta di poesie all’interno del Premio Letterario “Salvatore Quasimodo” e del Premio “Efesto”. Una sua poesia è stata selezionata per essere inserita nell’antologia del Premio Nazionale di poesia “Giovanni Pascoli – L’ora di Barga”.

Appassionata studiosa di storia egizia e, più in generale, delle civiltà del Vicino Oriente, ha scritto e pubblicato con Algra, nel luglio 2021, il romanzo storico a sfondo egittologico “Lo scriba e il faraone”, che sviluppa, all’interno di una rigorosa cornice storica ma con cadenze da thriller psicologico, le vicende parallele di Howard Carter e di Tutankhamon.

Un secondo romanzo, “La regina di Tebe, è stato recentemente pubblicato dalla casa editrice Marlin con la recensione, nella quarta di copertina, della grande scrittrice Dacia Maraini.

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