I più importanti indicatori della qualità degli agrumi coltivati con digestato microfiltrato hanno mostrato valori comparabili a quelli sottoposti a fertilizzazione convenzionale con concimi di sintesi, con il vantaggio che i primi impattano in modo differente sull’ambiente.
Questo il risultato più importante raggiunto a oltre due anni dall’avvio del progetto Fertimed – “Nutrienti Sostenibili e Innovativi per le Colture mediterranee”, illustrati nel corso di un convegno che si è tenuto a Ragusa, “che ha evidenziato – ha sottolineato l’Innovation broker Roberta Selvaggi – come il potere agronomico del sottoprodotto del processo di digestione anaerobica, ricco di sostanze organiche nutritive come azoto, fosforo e micronutrienti, risulta così elevato da poter rappresentare un’ottima alternativa ai fertilizzanti di sintesi, tanto da costituire una vera e propria rivoluzione in tema di sostenibilità ed economia circolare”.
I parametri chimico-fisici ottenuti per i frutti e per il succo sono stati messi a confronto con quelli di agrumi provenienti da campi testimone (sottoposti a fertilizzazione convenzionale) nelle aziende agricole partner del progetto. “In alcuni dei campionamenti effettuati – ha spiegato Angela Castellano della società Medinutrex srls – il contenuto di composti bioattivi investigati, quali vitamina C, flavonoidi e polifenoli totali è risultato maggiore nei frutti campionati da alberi fertirrigati con digestato microfiltrato rispetto a quelli dei frutti campionati presso campi testimone”.
Il progetto Fertimed, finanziato dalla sottomisura 16.1 “Sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura” del PSR Sicilia 2014-2022, ha un partenariato composto dalle aziende AB Group, capofila, Frasson, Scuderi, Agroalimentare Dittaino, Biometano Ibleo, l’Organizzazione di Produttori Esperidio; e per la parte scientifica, il dipartimento Di3A dell’Università di Catania e il Centro Ricerche Produzioni Animali, CRPA, di Reggio Emilia, e si è posto l’obiettivo di diffondere, appunto, l’uso e la conoscenza del digestato microfiltrato nella concimazione dei terreni, ancora del tutto sconosciuto in Sicilia e nelle regioni del Mediterraneo.
“Un’innovazione tecnologica introdotta per la prima volta in Sicilia che non solo è tecnicamente possibile ma che può essere anche economicamente interessante“ ha evidenziato il responsabile scientifico Gioacchino Pappalardo, docente Di3A Unict, che ha poi spiegato le azioni successive della valutazione economica. “Abbiamo valutato il vantaggio economico sia da parte di chi produce il digestato microfiltrato, sia da parte degli utilizzatori finali, gli agricoltori. Per i primi, abbiamo fatto delle analisi partendo dalla stima dei costi di produzione, quelli fissi, come materie prime, manodopera e quelli variabili, in funzione del livello produttivo. Un sistema di fertirrigazione, dal costo di 50 mila euro – ha sostenuto – ha una capacità produttiva di 170 giorni l’anno. Ipotizzando un costo al metro cubo dai 6-10 euro, le spese potrebbero essere coperte nella misura variabile tra 17 e 45 giorni, dopo i quali arrivano gli utili per l’imprenditore. Al momento non esiste un mercato in Sicilia, ma sicuramente ci sono i presupposti per realizzarlo, la domanda è potenzialmente molto alta”. “Spostiamo lo scenario dal lato dell’agricoltore – ha proseguito il docente – tra un’azienda che utilizza fertilizzanti convenzionali e un’azienda che utilizza digestato l’impatto economico cambierebbe di poco, è tendenzialmente avvantaggiata la seconda, ma a fare la differenza sono i costi di trasporto e di approvvigionamento che sono più elevati al momento. Ma i vantaggi legati alla sostenibilità nel medio e lungo termine di qualità del prodotto finale ottenuto, di produttività delle colture, di arricchimento del suolo di sostanza organica, sono enormi”.
“La Regione siciliana crede molto in questa sottomisura 16.1 sul trasferimento dell’innovazione che intercetta tematiche legate al cambiamento climatico, la sostenibilità alla nutraceutica, all’introduzione di sistemi più efficienti – ha commentato Antonino Drago, dirigente Area 3, assessorato regionale Agricoltura, Sviluppo rurale e Pesca Mediterranea – perché l’agricoltura di qualità ha bisogno del supporto della ricerca applicata, su cui la Commissione Europea ci spinge con i programmi di sviluppo. Noi lo stiamo facendo con molto impegno e siamo molto soddisfatti e lo continueremo a fare con il nuovo ciclo di programmazione 2023-27”.
Sono intervenuti all’iniziativa anche Giuseppe Lavima, presidente Consorzio Universitario Ibleo, Stefano Rapisarda, presidente Struttura didattica speciale di Ragusa, Francesco Azzaro, dirigente dell’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura di Ragusa, Paolo Mantovi, CRPA Soc. Cons. p. A; Giuseppe Manetto, Dipartimento Di3A – UniCT. Per le aziende: Vincenzo Amato, AB Group, Emanuela Tortorici, Azienda Frasson, Alessandro Scuderi, azienda omonima. Nell’occasione dell’incontro a Ragusa, una rappresentanza composta da dirigenti e tecnici si è recata anche all’impianto di biogas dell’azienda AB Group di Vittoria (RG) nel quale è stato installato un innovativo sistema per il trattamento di separazione e microfiltrazione del digestato chiarificato che successivamente è stato impiegato per fertirrigazioni con sistema ad ali gocciolanti, appositamente messo a punto.