Il Teatro del Canovaccio di Catania, in via Gulli 12, chiude la stagione “Presenze” con lo spettacolo “La scuola delle mogli”, libera riduzione e regia di Tatiana Alescio, da Molière. In scena Sergio Molino, Tatiana Alescio, Mary Accolla, Lucia Giudice, Giuseppe Orto. Produzione Trinaura. Sono previste tre serate: il 12 e 13 maggio alle ore 21,00 ed il 14 maggio alle ore 18,00.
Nota di regia
Con un andamento buffonesco sin dalle primissime battute prende a dipanarsi una vicenda semplice nata come critica all’alta società francese del ‘600 che relegava la donna in una condizione di totale assoggettamento all’uomo. Grande sostenitore di questa filosofia matrimoniale popolare assai diffusa ne è Arnolphe, protagonista della storia, benestante, vanitoso, impertinente e chiacchierone con l’inguaribile tarlo della gelosia. Per scongiurare ogni eventuale possibilità di tradimento, egli adotta l’infallibile metodo del totale isolamento della sua futura consorte. L’allestimento dello spettacolo ruota, metaforicamente, ma anche scenicamente, tutto attorno ad una “gabbia dorata” che richiama quella di un uccellino, dove l’ingenua, ammansita, diligente, ignorante Agnese è costretta a scandire le sue interminabili giornate. Costumi sfarzosi con ricami floreali, atmosfere sonore soavi, pantomime aggraziate e talvolta surreali, coreografie che richiamano le movenze delle danze storiche, accenti vagamente dialettali che conferiscono colore. Tutto appare sfavillante, ma seppur dorata, sempre di “prigionia” si tratta. È dunque così distante la nostra società da quella fortemente criticata da Molière? La doppiezza di Arnolphe che si pone come irreprensibile e premuroso nei confronti della sua vittima, non richiama fortemente taluni diffusi comportamenti dei nostri giorni che spesso degenerano in tragedia? Nella pièce per fortuna assistiamo, a nulla di tragico, eccetto che al misero fallimento di un uomo smidollato che scade finanche nel patetico, ma lo fa, seppur lasciando una nuance di amarezza, mantenendo, dall’inizio alla fine, il sorriso sulla bocca degli spettatori.