Raccontare la guerra, le sue atrocità, le ingiustizie e gli eroismi. Le storie di gente comune e i retroscena delle strategie dei vertici militari e governativi. Il giornalismo di guerra, la cronaca “live” e i reportage dei conflitti civili sono, purtroppo, vivi più che mai: una narrazione complessa, quanto mai necessaria – alla luce della viralità delle fake news e di tanta propaganda disintermediata sui social – spesso eroica: lo documentano i 12 giornalisti morti in un anno e mezzo, dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Sono i temi del prossimo dibattito organizzato da NaxosLegge, XIII festival delle narrazioni, della lettura e del libro diretto da Fulvia Toscano, che per l’occasione si sposta a Catania (Castello Ursino, sabato 23 settembre, ore 18).
Ospiti dell’incontro – e testimoni straordinari del difficile mestiere dell’inviato – sono i giornalisti de “Il Giornale”, Fausto Biloslavo (Premio Guidarello 2022) e Gian Micalessin (Premio Ilaria Alpi 2011), che al pubblico di NaxosLegge ricorderanno l’amico e collega Almerigo Grilz, primo reporter italiano ucciso in guerra dalla fine del secondo conflitto mondiale, nel 1945. L’episodio, che risale al maggio 1987, è accaduto in Mozambico dove Grilz, appena 34enne, impegnato a documentare in video gli scontri del conflitto civile in corso, fu colpito dal proiettile di un cecchino.
Collaboratore di prestigiose testate come l’Europeo, Panorama, l’Avvenire, Canale 5 e il TG1, Grilz tra il 1982 e l’87 ha raccontato i conflitti dimenticati in Afghanistan, Etiopia, Filippine, Mozambico, Iran, Cambogia e Birmania. I suoi reportage sono andati in onda sulle più importanti tv internazionali come CBS (Usa), Antenne 2 (Francia), NBC (Usa), NDR (Germania) e pubblicati da prestigiose testate come Sunday Times, L’Express, Jane’s Defence weekly. Di recente, in occasione di un premio giornalistico a lui dedicato in Friuli, lo hanno ricordato numerosi colleghi membri della giuria. Fra questi Giovanna Botteri, storica e apprezzata inviata di guerra della Rai che ha ricordato come Grilz, negli anni Ottanta, abbia “iniziato questa professione quando ancora non era accessibile e bisognava scarpinare per giorni prima di portare a casa un solo servizio”; e Toni Capuozzo, firma del Tg5, autore tra l’altro di una prefazione sulla graphic novel “Almerigo Grilz. Avventure di una vita al fronte” (Ferrogallico, 2017). L’incontro, organizzato con Pensiero Radicale, sarà moderato da Francesco Rovella.
Naxoslegge 2023 è realizzato con il sostegno dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, del Parco Archeologico Naxos Taormina, dell’Università di Messina – Cospecs DAMS, dell’Ersu e del Cepell (Centro per il Libro e la Cultura, istituto del MIC). Tutto il programma su www.naxoslegge.com
Fausto Biloslavo
Girare il mondo, sbarcare il lunario scrivendo articoli e la ricerca dell’avventura hanno spinto Fausto Biloslavo a diventare giornalista di guerra. Classe 1961, il suo battesimo del fuoco è un reportage durante l’invasione israeliana del Libano nel 1982. Negli anni ottanta copre le guerre dimenticate dall’Afghanistan, all’Africa fino all’Estremo Oriente. Nel 1987 viene catturato e tenuto prigioniero a Kabul per sette mesi. Nell’ex Jugoslavia racconta tutte le guerre dalla Croazia, alla Bosnia, fino all’intervento della Nato in Kosovo. Biloslavo è il primo giornalista italiano ad entrare a Kabul liberata dai talebani dopo l’11 settembre. Nel 2003 si infila nel deserto al seguito dell’invasione alleata che abbatte Saddam Hussein. Nel 2011 è l’ultimo italiano ad intervistare il colonnello Gheddafi durante la rivolta. Negli ultimi anni ha documentato la nascita e caduta delle tre “capitali” dell’Isis: Sirte (Libia), Mosul (Iraq) e Raqqa (Siria). Dal 2017 realizza inchieste controcorrente sulle Ong e il fenomeno dei migranti. E ha affrontato il Covid 19 come una “guerra” da raccontare contro un nemico invisibile. Biloslavo lavora per Il Giornale e collabora con Panorama e Mediaset. Sui reportage di guerra Biloslavo ha pubblicato “Prigioniero in Afghanistan”, “Le lacrime di Allah”, il libro fotografico “Gli occhi della guerra”, il libro illustrato “Libia kaputt”, “Guerra, guerra guerra” oltre ai libri di inchiesta giornalistica “I nostri marò” e “Verità infoibate”. In 39 anni sui fronti più caldi del mondo ha scritto quasi 7000 articoli accompagnati da foto e video per le maggiori testate italiane e internazionali. E vissuto tante guerre da apprezzare la fortuna di vivere in pace.
Gian Micalessin
Sono giornalista di guerra dal 1983, quando fondo – con Almerigo Grilz e Fausto Biloslavo – l’Albatross Press Agency e inizio la mia carriera seguendo i mujaheddin afghani in lotta con l’Armata Rossa sovietica. Da allora ho raccontato più di 40 conflitti dall’Afghanistan all’Iraq, alla Libia e alla Siria passando per le guerre della Ex Jugoslavia, del Sud Est asiatico, dell’Africa e dell’America centrale. Oltre agli articoli per “Il Giornale” – per cui lavoro dal 1988 – ho scritto per le più importanti testate nazionali ed internazionali (Panorama, Corriere della Sera, Liberation, Der Spiegel, El Mundo, L’Express, Far Eastern Economic Review). Sono anche documentarista ed autore televisivo. I miei reportage e documentari sono stati trasmessi dai più importanti network nazionali ed internazionali (Cbs, Nbc, Channel 4, France 2, Tf1, Ndr, Tsi, Canale 5, Rai 1, Rai2, Mtv). Ho diretto i video giornalisti di “SeiMilano” la tv che ha lanciato il videogiornalismo in Italia. Ho lavorato come autore e regista alle prime puntate de “La Macchina del Tempo” di Mediaset. Ho lavorato come autore di “Pianeta7”, un programma di reportage esteri de “La 7”. Nel 2011 ho vinto il “Premio Ilaria Alpi” per il miglior documentario con un film prodotto da Mtv sulla rivolta dei giovani di Bengasi in Libia. Nel 2012 ho vinto il premio giornalistico Enzo Baldoni della Provincia di Milano.