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Nel Martirologio Romano dell’1 novembre così è scritto:

<<Solennità di tutti Santi uniti con Cristo nella gloria: oggi, in un unico giubilo di festa , la Chiesa ancora pellegrina sulla terra venera la memoria di coloro  della cui compagnia esula il cielo, per essere incitata dal loro esempio, allietata dalla loro protezione e coronata dalla loro vittoria davanti alla maestà  divina nei secoli eterni>>.

 L’invocazione dei Santi, possiamo dire, nasce con la Chiesa stessa, da subito. Già i primi cristiani invocavano per sé la grazia di mantenersi forti nella fede e coraggiosi nelle avversità, facendosi “raccomandare” al Signore da coloro che avevano testimoniato la fede, sacrificando la vita. Essi venivano onorati con il titolo di martire, μάρτυς, che in greco significa “testimone”. Si invocava il loro aiuto con espressioni

giunte fino a noi: in mente habete, teneteci presenti; orate, petite pro…, pregate, invocate per…; subvenite, correte in aiuto.

La festa di Ognissanti, che celebriamo l’1 novembre,  non è solamente destinata ad onorare i Santi ascritti nel Calendario Liturgico, ma anche quelli non canonizzati e  quanti sono al cospetto di Dio e godono della glorificazione definitiva del Paradiso.

Questa idea si trova fondamentalmente nella Sacra Scrittura, soprattutto nell’Apocalisse di Giovanni, nelle molteplici descrizioni della gloria dei Santi, cioè dei Christifideles, che hanno raggiunto la Gerusalemme celeste (Ap 7,2-12; cfr.5,8; 8,3-; 4; 11,18; 14,10-12; 18,20-24; 19,8). Con questa festa si è voluto supplire in qualche modo a tutto ciò che sarebbe potuto mancare nelle feste particolari. Infatti, papa Urbano IV (1195-1264), in un canone approvato nel Concilio di Vienne (1311-1312) e inserito poi nelle Clementine  (can. si Dominum: de reliquiis et veneratione Sanctorum, III, 16 in Clem.),  dice espressamente che in questa loro celebrazione comune si salvasse ciò che era stato omesso nelle loro feste:  <<ut  in hac ipsorum celebratione communi quoquod in propriis ipsorum festivitatibus omissum exsisteret, salveretur>>.

Tutti i Santi in cielo, da un libro d’ore fiammingo della metà del XV secolo

La festa di Ognissanti fu considerata fin dal Medioevo  di grado così elevato che nessun’altra, neppure la dedicazione della propria chiesa, la poteva sorpassare, tanto che aveva anche la Vigilia, l’Ottava e particolari liturgici.

In origine, con questa festa si son  voluti onorare tutti i martiri ed ogni Chiesa scelse all’uopo una data particolare.Le principali che abbiamo potuto riscontrare sono: Nel Martirologio Siriaco (ed. H. Lietzmann, Die drei altesten Martyrologien, 2^ ed., Bonn 1911, pag. 10), compilato nel 411 ad Edessa, appare una memoria di tutti i martiri il 6 aprile  con la specificazione <<venerdì dopo Pasqua>>: la coincidenza tra queste date e il venerdì dopo Pasqua si ebbe nella seconda metà del IV secolo, data di origine del Martirologio Siriaco negli anni  367, 389 e 400, il che fa supporre che la suddetta commemorazione abbia avuto origine in uno di quegli anni nella città di Nisibi, patria del diacono, Dottore della Chiesa, Efrem Siro. In alcuni libri liturgici irlandesi e inglesi appare nei secoli IX e X  la doppia data  del 17 e 20  aprile; alla prima data la festa è di tutti Santi martiri, alla seconda data di tutti i Santi dell’Irlanda, della Britannia e dell’Europa (Martirologio di Oengus e di Tallaght, cfr. Martirologio Romano, pag. 489). L’origine e la durata di queste celebrazioni restano completamente oscure.

Mentre nella Siria orientale la celebrazione di tutti i martiri avveniva  il 6 aprile, nella Siria occidentale invece sappiamo, dal diacono Efrem,  che la festa <<di tutti i martiri della terra>> aveva luogo il 13 maggio (Cfr. G. Bichell, Carmina Nisibena, Lipsia 1886, pag. 23). In questo stesso giorno  del 609  papa Bonifacio IV, che governò la Chiesa dal 608 al 615,  procedette alla consacrazione del Pantheon di Roma, costruito intorno al 27  a.C. da Marco Vispanio Agrippa, comandante della flotta romana e genero di Augusto,   avuto in dono dall’imperatore  bizantino Foca (547 – 610), trasformandolo così da tempio di tutti gli dei del paganesimo in <<ecclesiam b. Mariae  semper virginis et omnium martyrum>>.  La scelta di questo giorno, il 13 maggio, che nel 609 cadeva di martedì, per la predetta dedicazione è stata forse influenzata dalla festa siriaca, poiché a quell’epoca la dedicazione di una chiesa avveniva sempre di domenica.

Beda il Venerabile (673 ca. – 735), monaco benedettino e storico anglosassone, nella sua Historia Anglorum (II,4: PL, 95,88) fa un confronto tra il Pantheon come <<simulacrum omnium deorum>> e chiesa  di tutti i martiri, <<ut exclusa multitudine deorum, multitudo ibi Sanctorum memoriam haberet (sì che, esclusa la moltitudine degli dei, la moltitudine dei santi ne avrebbe ivi memoria>>, idea ripetuta poi da tutti gli autori medievali, da Paolo Diacono  (720 e il 730-799 ca.),  (Historia Longobardorum, IV,37: PL 95,570),  al teologo Jean Beleth, (1135-1182), a Siccardo da Cremona (1155 ca. – 1215) a Gugliemo Durando, vescovo di Mende, in Linguadoca (1285-1296). Il Card. Cesare Baronio (1538 – 1607), nelle sue note al Martirologio romano scrive che  il Papa fece trasportare in quella occasione al Pantheon 20 carri carichi di ossa di martiri; ma tale notizia è priva di fondamento.

Come d’uso, l’anniversario della dedicazione del Pantheon fu celebrata annualmente e, se si deve prestar fede a notizie posteriori, questa celebrazione sarebbe  diventata talmente famosa che il grande afflusso dei pellegrini avrebbe creato alle volte serie difficoltà di vettovagliamento.

Un’altra data importante della complessa storia della festa di Ognissanti è quella di una solennità in onore dei martiri, da celebrarsi nella I domenica dopo Pentecoste  che può oscillare fra due date. La prima notizia sicura di una celebrazione liturgica di tutti i martiri, la si trova in Giovanni Crisostomo, il quale vi tenne la Laudatio Sanctorum omnium qui  martyrium toto terrarum orbe passi sunt (PG 50, 705-712) in cui è collegato il ricordo di tutti i martiri con la discesa dello Spirito Santo. Questa festa si trova infatti anche, in seguito, in vari calendari orientali e perfino nel Lezionario di Wurzburg del VI secolo e in quello di Murbach dell’VIII secolo, nei quali la domenica dopo Pentecoste è intitolata: Natale Sanctorum o In natali sanctorum, ciò che indica, trattandosi di libri liturgici prettamente romani, che almeno per un certo tempo anche a Roma o in qualche altra basilica romana, era invalso l’uso della celebrazione dei santi (martiri) nell’ottava di Pentecoste. D’altra parte le notizie di questi due lezionari rimasero senza seguito e l’uso sparì rapidamente.

La celebrazione dei santi martiri nell’ottava di Pentecoste più tardi passò anche a Bisanzio in una data fissa, cioè il 20 maggio, come risulta dal Sinassario della Chiesa di Costantinopoli (Sinax Eccl. Const., col. 698).

Dall’epoca carolingia in poi, l’1 novembre è diventata la data della festa di Ognissanti per la Chiesa latina ed anche per molte Chiese orientali. Ma è difficile, però, stabilire con chiarezza l’origine e gli sviluppi di questa data festiva. La varie   celebrazioni, che sono state finora recensite, erano quasi tutte dedicate alla memoria dei martiri, mentre la festa dell’1 novembre divenne subito la celebrazione di Tutti i Santi, indistintamente. Il Martirologio geronimiano, i lezionari antichi romani fino al  secolo VIII, i Sacramentari gregoriano, gelasiano e gelasiano antico del sec. VIII, portano tutti alla data dell’1 novembre la festa del diacono-martire  Cesario di Terracina (I/II sec.), festa introdotta a Roma fra gli anni 538 e 603; il liturgista Amalario di Metz, vescovo di Treviri dall’809 all’814 ai tempi di Carlo Magno (742 – 814),  nelle feste pubblicate dal Concilio di Aquisgrana dell’809 non fa alcun accenno a questa festa. Però nel sec. VIII si riscontrano le prime notizie della festa di Ognissanti alla data dell’1 novembre.

Beda il Venerabile, nel suo Martirologio poetico (PL  94,606) dedica alla festa  un distico e ne parla nel suo Martirologio storico aggiungendo  inoltre la storia della dedicazione del Pantheon (PL 94, 1087-1089). In questo stesso tempo , cioè sotto la guida di papa Gregorio III (731-741), ebbe luogo un fatto di notevole importanza per la festa di Ognissanti, Il Papa eresse  e dedicò nella Basilica Vaticana un Oratorio, ”in cui custodì, in onore del Salvatore e della sua Santa Madre, le reliquie dei santi apostoli, o la memoria dei santi martiri e confessori, perfetti e giusti, che riposano in tutto il mondo”, <<in quo recondidit in honore Salvatoris Sanctaeque eius Genitricis reliquias Sanctorum  apostolorum vel omium sanctorum  martyrum ac confessorum, perfectorum, iustorum  toto in orbe terrrum requiescientium>> istituendo anche speciali servizi liturgici da farsi dai monaci di tre monasteri esistenti intorno alla Basilica  Vaticana (Lib. Pont. ,I, pag. 421-422).

Invocazione si Martiri del IV secolo, composta con tessere da mosaico – Catacombe di San Panfilo – Roma

Sfortunatamente non si conoscono  l’anno e il giorno  di questa dedicazione, che se fosse avvenuta l’1 novembre, costituirebbe il fondamento  dell’odierna solennità. Comunque l’arcivescovo Arnone di Salisburgo , nel celebrare il Sinodo di Riesbach, nell’agosto del 708, prescrisse come festa di precetto la solennità di Ognissanti all’1 novembre, per tutta la Germania sud orientale. Nei Martirologi storici del vescovo  Adone di Vienne (800-875),  del monaco benedettino dell’abbazia di Saint Germain des Prés, Usualdo (+877 ca.).  e nelle aggiunte a quello di Beda il Venerabile, si trova la notizia, ricordata anche da Sigilberto di Gembloux (+1112) nel suo Chronicon (PL 160,159), che cioè Gregorio IV (827-844) chiese e ottenne dall’imperatore Ludovico il Pio (814-840), figlio di Carlo Magno re dei Franchi e imperatore del Sacro Romano Impero, nell’anno 835, due anni dopo il memorabile incontro fra le due autorità nella città di Colmar nell’Alsazia, l’introduzione universale della festa di Ognissanti alla data stabilita dallo stesso Gregorio IV, cioè l’1 novembre.

Jean Beleth, riferisce un fatto che non è possibile controllare da altre fonti, cioè che  lo stesso Gregorio IV, viste le difficoltà di vettovagliamento ai pellegrini che convenivano a Roma per la celebrazione del 13 maggio, avrebbe trasferito la festività di Ognissanti a dopo il raccolto, e precisamente a l’1 novembre.  Ma tale data era già conosciuta  da più di un secolo. Comunque sia, dal IX secolo in poi la festa di Ognissanti diventa comune ed entra profondamente nel cuore della pietà cristiana.

La Gloria del Paradiso
da un manoscritto del XV secolo dello Specchio dell’Umiltà del teologo francese Jean de Charlier de Gerson (1363-1429).
Biblioteca Municipale di Valenciennes – Francia

Desidero concludere questa ricerca sulla solennità  di Ognissanti, che ha avuto  origine sin dai primissimi secoli del cristianesimo e dall’usanza dei fedeli di commemorare la morte dei martiri nei luoghi del martirio, con quanto ha detto il grande abate Bernardo di Chiaravalle (1090 – 1153) in questa famosa omelia: <<Ma a che serve dunque la nostra lode ai santi, a che il nostro tributo di gloria, a che questa stessa nostra solennità? Perché ad essi gli onori di questa stessa terra quando, secondo la promessa del Figlio, il Padre celeste li onora? A che dunque i nostri encomi per essi? I nostri santi non hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene a loro dal nostro culto… ma  per parte mia, – continua san Bernardo – devo confessare che, quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri>> (Disc. 2; Opera Omnia Cisterc. 5,364ss).

 La Chiesa Cattolica celebra la solennità di Tutti i Santi l’1 novembre, mentre la Chiesa d’Orientale la prima domenica dopo la Pentecoste.

Diac. Dott. Sebastiano Mangano  

già Cultore di Letteratura Cristiana Antica nell’Università di Catania

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