Il Centro culturale e teatrale Magma, diretto da Salvo Nicotra, ha sempre riservato una attenzione particolare alla vita, ai versi, alla poetica dello scrittore, poeta, narratore e saggista linguaglossese Santo Calì, scomparso nel dicembre del 1972. Di Santo Calì, insegnante, enigmista e uomo di cultura italiano che con le sue liriche aspre e sublimi, in un dialetto siciliano autentico, è stato autore tagliente, di spiazzante attualità e schiettezza, il regista catanese Salvo Nicotra ha proposto negli anni i fortunati lavori “Nel silenzio lungo della notte”,“’A Muntagna” e “Répitu d’amuri” e periodicamente ritorna ad aprire una finestra sul mondo poetico, sulla scrittura, sulle parole taglienti, ricche di significati antichi di Santo Calì che seppe regalare ai contadini etnei, agli intellettuali ed a tutti gli uomini del mondo, la possibilità di aprire gli occhi e l’animo, di innalzare grida di rivolta, di abbandonare l’apatia davanti alle ingiustizie, alla violenza, alla guerra e alla fame.
E nel 51° anniversario dalla scomparsa dello scrittore linguaglossese martedì 12 dicembre, alle ore 21.00, alla Sala Magma, in via Adua 3, a Catania, verrà proposta la performance “Nel silenzio lungo della notte” (Santo Calì secondo Salvo Nicotra), con Antonio Caruso, Donatella Marù, Marilena Spartà e Antonio Starrantino. Lo spettacolo verrà replicato il 13, 14 e 15 dicembre ed è in collaborazione con le associazioni “Terre forti” e “Darshan”. La direzione della performance è di Antonio Caruso, il coordinamento registico di Salvo Nicotra e le musiche originali sono di Francesco Prinzivalli. Ingresso 5,00 Euro, per informazioni: 095.444312 – 3333337848 – mail@centromagma.it – Facebook (Sala Magma).
Santo Calì, noto col nome di Santino Calì (Linguaglossa, 21 ottobre 1918 – 16 dicembre 1972), è stato un poeta, insegnante, enigmista e uomo di cultura italiano. Dopo aver frequentato l’università di Roma, sotto la guida dei maggiori studiosi del tempo, si laureò a Catania con una tesi dal titolo Il Folklore nella zona Nord-orientale dell’Etna rivelando già da allora il suo vivo interesse per le tradizioni della sua terra. Fu un uomo poliedrico, dagli interessi vastissimi, che si impegnava con passione in tutto ciò in cui credeva.
Dedicò la sua vita all’impegno politico, all’insegnamento e alla cultura. Da giovane militò nel movimento separatista e in seguito si iscrisse al Partito Comunista, all’interno del quale partecipò attivamente alla vita politica di Linguaglossa. Come insegnante egli fu tra i primi ad utilizzare un nuovo modo di fare scuola, più democratico e più aperto alle novità. In tempi in cui non si parlava d’attualità a scuola, egli collegava spesso la sua didattica ai fatti del presente e a tale scopo, ad esempio, portava il giornale a scuola e lo commentava insieme ai suoi alunni.
Calì fu un fine letterario ed erudito. Tradusse in siciliano e reinterpretò diversi poeti del passato, come i poeti dell’Antologia palatina (1967) in Mara Sgamirria, Marziale in Epigrammi di Marziali, Giovenale in Fimmina, scrisse saggi di folklore, di etnologia, di sociologia, di storia e di storia dell’arte. Per gli studenti di Linguaglossa, scrisse il testo Il mio paese (1959), ricco di notizie sulle leggende, sui canti, sugli uomini illustri, sulla storia di Linguaglossa. Nel testo ci sono anche dati statistici sul territorio, sulla popolazione, sulla geografia e sull’economia del paese. Egli inoltre raccolse e commentò le poesie degli alunni del liceo in cui insegnava e provvide a farli pubblicare nei due testi Giacinti per il tuo spirito (1966) e Tulipano rosso (1971).
Nel libro Leggendario dell’Etna furono raccolte invece otto leggende, apprese dal poeta dalla voce dei contadini e dei pastori che abitavano sulle pendici del vulcano e riscrisse utilizzando un linguaggio dove coesistono il registro letterario e il registro popolare, creando un mirabile gioco linguistico, in base al quale si alternano i toni idilliaci delle descrizioni dei paesaggi etnei ai toni popolari del colorito lessico linguaglossese. Ha insegnato al liceo ginnasio “Michele Amari” di Giarre. (Fonte Wikipedia)
“Convinto dell’esistenza di una luce – spiega il regista Salvo Nicotra – oltre il silenzio lungo della notte, metafora della storia come asservimento individuale e collettivo alle tenebre, metafora della morte come episodio biologico e come crocevia spirituale. Ti accorgi, insomma, che il tuo rapporto spirituale con Cali persiste ed in questo spettacolo si vogliono usare le sue parole per un grande recupero della speranza, dell’amore e degli altri valori attivi, come provocazione, come sfida davanti al generale torpore, all’abulia, all’apatia”.
“Ho conosciuto Santo Calì – racconta Antonio Caruso –attraverso i suoi scritti quarant’anni fa a Riposto e l’ho ritrovato poi qualche anno dopo grazie al Centro Magma e Salvo Nicotra che nei primi anni Ottanta aveva avuto la felicissima intuizione di creare su quegli scritti un momento di teatro di grandissima forza. Da allora, puntualmente, ho avuto il privilegio negli anni di masticare quei suoni, di bere quelle emozioni, di abbracciare con forza quelle suggestioni. Privilegio che continua oggi con la performance che da martedì 12 a venerdì 15 dicembre presenteremo alla Sala Magma con Donatella Marù, Antonio Starrantino e Marilena Spartà. Abbiamo mantenuto per larghe linee l’ordine dei brani presenti nel copione della messinscena realizzata da Salvo Nicotra, così come faremo ascoltare le musiche che per lo spettacolo del 1986 aveva scritto quell’artista geniale che risponde al nome di Francesco Prinzivalli. Santo Calì andrebbe ascoltato sempre e a maggior ragione in tempi di magra come quelli di oggi”.