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Un titolo accattivante, che mi ha incuriosito e che mi ha fatto pensare alla speranza, alle possibilità di acciuffare per i capelli una umanità, un mondo sempre più sull’orlo dell’abisso. Il titolo in questione è quello dello spettacolo in due atti “Salveremo il mondo prima dell’alba” della Carrozzeria Orfeo, drammaturgia di Gabriele Di Luca, regia di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi ed andato in scena alla Sala Verga di Catania,  dal 21 al 24 marzo, nell’ambito della stagione di prosa 2023/2024 dello “Stabile” etneo. E’ una coproduzione Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Teatro Nazionale di Genova, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, in collaborazione con Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto – Teatro Dimora| La Corte Ospitale.

Una scena di “Salveremo il mondo prima dell’alba” – Foto di Manuela Giusto

Attirato dal percorso crudo e poetico della Carrozzeria Orfeo, compagnia indipendente ed irriverente nata nel 2007 da Massimiliano Setti, Gabriele Di Luca e Luisa Supino (e che negli anni ha vinto Premio Hystrio per la drammaturgia nel 2011, Premio Nazionale della Critica nel 2012 come migliore compagnia, Premio SIAE alla Creatività nel 2013, Premio Hystrio nel 2015, Premio le Maschere del Teatro Italiano nel 2019), stimolato – come detto – dall’intrigante titolo della pièce e da un elegante e ben studiato allestimento, oltre che da un cast affiatato, ho assistito ad uno spettacolo che, nelle sue quasi tre ore di durata, ha affrontato una serie infinita di problematiche che affliggono la nostra realtà, figlie del consumismo e del capitalismo (femminismo, condizione delle donne, omosessualità repressa e non, omofobia, razzismo, sessismo, patriarcato, dittatura dell’industria pop, pericolo del ruolo dell’influencer e del mondo dei social media, atarassia funzionale, apatia relazionale, genitorialità tossica, disinformazione, intelligenza artificiale, big data, estinzione di specie protette, competizione aerospaziale, morti sul lavoro, consumismo, geopolitica, scacchiere dei conflitti tra grandi potenze, minaccia nucleare, corsa alle risorse, cambiamento climatico, progresso feroce, speculazione edilizia, economia predatoria), fotografando, in modo schietto, un’umanità instabile, aggressiva, nevrotica e carica di debolezze, davvero difficile da salvare o portare sulla via dell’umanità e del quieto e sano vivere.

La piecè, con la consulenza filosofica di Andrea Calamedici, con l’impianto scenografico (uno spazio unico con due cabine – una per le scene intime ed una adibita a palestra dell’io -, poste ai due lati di una circonferenza di porte aperta sulla sala comune di una capsula spaziale orbitante) articolato e complesso di Lucio Diana che cura anche le luci, le musiche originali di Massimiliano Setti, trasporta il pubblico in una clinica di riabilitazione di lusso situata su un satellite nello spazio, specializzata nella cura delle dipendenze contemporanee (sessuali, affettive, da lavoro, da psicofarmaci) e quindi nuova meta turistica dei super ricchi, ospiti vittime di queste dipendenze e del proprio egoismo. Protagonisti della storia una pop star finita in disgrazia che cerca di liberarsi dalla dipendenza da antidepressivi (Alice Giroldini), un imprenditore milionario di farine animali (Sergio Romano) e il suo compagno (Roberto Serpi), un riccone e ideatore di fake news (Ivan Zerbinati) col servitore bangladese (Sebastiano Bronzato), sotto l’occhio di un coinvolto coach motivazionale (Massimiliano Setti), psicologo approssimativo.

Una scena – Ph. Manuela Giusto

Sia la prima parte (quella più lunga) che la seconda, mettono a nudo, nonostante le brillanti interpretazioni dei sei protagonisti, tutti ben strutturati nei loro ruoli, un impianto drammaturgico poco coeso ed eccessivamente imbottito di tematiche più che attuali e che porta solo ad un finale  caratterizzato da una disorientata fragilità che si traduce in inesorabile vocazione all’auto-distruzione di una umanità caduta sempre più nel baratro della dissolutezza.

Investiti da una serie di gravi problematiche si assiste ad un lavoro sicuramente corale, che mette in luce le dote attoriali della compagnia che utilizza nei dialoghi una prosa politicamente scorretta e un linguaggio schietto e colorito, alternando filosofia e sberleffo. Emerge quindi una visione grottesca e cinica di un mondo che si avvia verso l’autodistruzione, si delineano personaggi, situazioni, stati d’animo e caratteri facenti parte di una realtà egoista, misera e allo sbando più totale.

Il finale, comunque, lascia aperto un piccolo spiraglio alla speranza, con dei sopravvissuti e delle piccole mele rosse che affiorano da un albero bonsai in una illusoria arca di Noé nello spazio, ma, visto l’attuale andazzo e l’assoluta mancanza di condivisione ed umanità, ci pare davvero difficile che si possa – come recita il titolo – “salvare il mondo prima dell’alba”.

Ancora un momento dello spettacolo- Foto di Manuela Giusto

Lavoro indubbiamente interessante, che regala anche qualche risata, ma che accusa a tratti delle pause, dei rallentamenti, dando anche l’impressione di essere ancora incompiuto. La drammaturgia di Gabriele Di Luca, pur prodiga di riferimenti e suggestioni importanti, andrebbe forse maggiormente amalgamata, eliminando le  ridondanze tematiche per poter arrivare, ancora di più e con maggior intensità, al cuore dello spettatore. In definitiva uno spettacolo che, nonostante una regia dinamica, pare spezzettarsi in tante storie, quelle dei protagonisti che presentano ognuno il loro percorso, il loro problema, tutto a discapito della storia generale, della coesione della drammaturgia che viene così a indebolirsi. Pubblico in sala a tratti perplesso e confuso da qualche eccesso di gridato e di turpiloquio nella recitazione, ma che, comunque, alla fine ha applaudito l’impegno ed il coraggio graffiante ed irriverente della compagnia Carrozzeria Orfeo.

Scheda spettacoloSALVEREMO IL MONDO PRIMA DELL’ALBA

uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo

Regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi

Consulenza filosofica Andrea Colamedici – TLON

Musiche originali Massimiliano Setti

Scenografia e luci Lucio Diana

Costumi Stefania Cempini

Illustrazione locandina Federico Bassi e Giacomo Trivellini

Una coproduzione Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Teatro Nazionale di Genova, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini

In collaborazione con Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto – Teatro Dimora| La Corte Ospitale

Sala Verga di Catania – Stagione Teatro Stabile 2023/2024 – 21-24 marzo 2024

 

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