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Una vera e propria serata d’onore ieri sera, alla Sala Verga di Catania, antipasto della ricca stagione 2024-2025 dello Stabile etneo che verrà inaugurata il prossimo 8 novembre con “Guerra e pace” di Lev Tolstoj, regia di Luco De Fusco. Protagonisti della serata, supervisionata dal direttore dello Stabile, Graziano Piazza, il vate di Recanati Giacomo Leopardi con le sue magnifiche liriche e una delle figure più rappresentative del teatro italiano degli ultimi cinquant’anni, l’attore e regista Gabriele Lavia, nato a Catania nel 1942 e che proprio ieri dal sindaco Enrico Trantino ha ricevuto la pergamena di cittadino onorario.

Lavia e la cittadinanza onoraria di Catania – Ph. Antonio Parrinello

Titolo della Serata d’onore, produzione Effimera Teatro in collaborazione con Teatro Stabile di Catania, con il disegno luci di Gaetano La Mela, “Gabriele Lavia dice Giacomo Leopardi” di e con Gabriele Lavia. Solo sulla scena vuota, accompagnato da una sedia sulla quale mai si siederà, Gabriele Lavia da sfoggio della sua arte, della sua professionalità, grazie alle opere del suo amato Giacomo Leopardi tanto che da giovane volle imparare a memoria le sue poesie, per averle sempre con lui e da quel momento non ha mai smesso di dirle. Lavia non recita, non interpreta, le magiche liriche di Leopardi, ma le “dice” ad pubblico in sala, incantato e in religioso silenzio, trovando mille aspetti, nuove e diverse sfumature alle poesie e che hanno reso l’ascolto davvero piacevole ed emozionante.

Per circa 70 minuti, da “Il Sabato del villaggio” con “la donzelletta vien dalla campagna”, vivisezionata, analizzata, sviscerata all’attento pubblico,  Lavia tutto d’un fiato, senza pause, con trasporto e grande personalità, arriva al finale corale col pubblico, invogliandolo ad aiutarsi con il telefonino, proponendo l’immortale “L’infinito”.

Lavia “dice Leopardi” e cattura l’attenzione del pubblico con consumata eleganza attoriale riversando, in un modo assolutamente personale nella forma e nella sostanza, le più intense liriche dei Canti e non solo, da “A Silvia” a “Passero solitario”, dal Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” a “Le ricordanze”, da “Me stesso”  a “La sera del dì di festa”.

Nel suo dialogo col pubblico fa incontrare ricordi personali inerenti ai suoi viaggi a Recanati, nella casa del poeta, al suo incontro con il mitico “Ermo colle” e con la siepe de “L’infinito” e la serata diventa un prezioso scrigno dell’arte, del pensiero del vate di Recanati, un viaggio nella profondità dell’animo umano, a quella sua nuova voglia di sondare la parola e il suono in un momento della sua esistenza che si tramutò in esaltante creatività artistica.

Rendendo omaggio al poeta, al suo soggiorno pisano, Lavia conclude lo spettacolo recitando, o meglio “dicendo”, insieme al pubblico, l’immortale poesia “L’infinito” e raccogliendo i meritati e reiterati applausi e le ovazioni di tutti i presenti in sala.

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