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Si è concluso il progetto “Riequilibriamo”, un’iniziativa biennale avviata nel 2022 dall’Istituto Don Calabria e finanziata dal Dipartimento delle politiche per la famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il progetto, finanziato con circa 1,1 milioni di euro, si è proposto di migliorare la qualità della vita dei lavoratori e delle lavoratrici operanti in ambito sociosanitario e sociale, coinvolgendo 11 sedi operative in sette regioni italiane, tra cui Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia. Gli enti coinvolti sono stati l’Associazione Centro Studi Opera don Calabria, la Cooperativa Sociale Rigenerazioni Onlus e la Fondazione Don Calabria per il Sociale ETS.

Le misure adottate, servizi e benefit per i dipendenti e loro famiglie, hanno avuto un impatto significativo su oltre 3.000 lavoratori e lavoratrici, di cui oltre 300 in Sicilia, con particolare attenzione alla conciliazione tra vita lavorativa e familiare. Tra le principali azioni figurano i progetti di flessibilità oraria e organizzativa: turni personalizzati (beneficiari 1.550), turni familiari per 450 lavoratori/trici partner che operano nella stessa area, esenzioni temporanee dai turni notturni per 900 persone, e programmi di smart working e telelavoro che hanno coinvolto 72 dipendenti. Inoltre, sono stati realizzati interventi specifici per tutelare le lavoratrici in allattamento, raggiungendo 43 donne.

“I risultati delle rilevazioni e dei focus group condotti con gli stessi dipendenti – spiega Don Ivo Pasa, coordinatore generale della Fondazione don Calabria – hanno evidenziato una riduzione dello stress lavorativo, un miglioramento della soddisfazione personale e un aumento della motivazione.”

L’85% del personale ha riferito che le politiche adottate hanno reso più semplice la gestione dei tempi di lavoro, con effetti positivi anche sulla comunicazione interna e sulla collaborazione tra colleghi. La percezione del clima aziendale è migliorata, con un incremento del senso di appartenenza e una riduzione di fenomeni di ansia e disagio.

L’azione di reinserimento lavorativo dopo periodi di assenza ha rappresentato un altro pilastro del progetto. Per 45 dipendenti, sono stati organizzati programmi di formazione e aggiornamento, affiancamenti al rientro, e tutoraggi per il lavoro agile. In parallelo, 56 persone hanno ricevuto supporto psicologico per eventi traumatici, e 10 padri lavoratori hanno potuto usufruire di sostegno per la paternità. L’attenzione al benessere psicologico si è tradotta anche in percorsi di auto/mutuo aiuto e sessioni di counseling individuale e di gruppo.

Un aspetto rilevante è stato l’ampliamento delle agevolazioni familiari: il progetto ha erogato servizi di babysitting a 97 dipendenti, coprendo le esigenze di 145 minori figli dei dipendenti, e ha garantito tariffe sanitarie agevolate per un totale di 16.446 prestazioni. Questi interventi hanno mirato a ridurre ulteriormente il carico di responsabilità familiare, favorendo l’equilibrio tra vita privata e professionale.

Il progetto ha coinvolto lavoratrici e lavoratori di Verona, Mantova, Ferrara, Roma, Catanzaro, Palermo e Termini Imerese, nelle quali sono operativi i soggetti che hanno composto il partenariato.

“Questo progetto – prosegue don Ivo – ha apportato cambiamenti tangibili anche all’interno delle organizzazioni coinvolte, perché le misure di conciliazione hanno influenzato positivamente l’organizzazione del lavoro, migliorando la gestione operativa e aumentando la produttività.”

Risultati che fanno ipotizzare di poter proporre il metodo del progetto come un modello di riferimento per future strategie di welfare aziendale, offrendo un modello replicabile anche in altre realtà del non solo del settore sociale ma più in generale all’interno di strutture organizzative complesse nel mondo del lavoro.

“I risultati ottenuti – afferma don Ivo Pasa – dimostrano che investire in politiche innovative per il benessere lavorativo genera effetti duraturi, migliorando sia le condizioni del personale sia la qualità dei servizi offerti ai cittadini. Questo invita a riflettere su come potenziare le strategie di conciliazione, mettendo le persone al centro e, allo stesso tempo, accrescendo l’impatto sociale e l’efficacia degli interventi nel settore del privato sociale.”

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