Un quadro delicato, ironico, paradossale, poetico ed in pieno stile beckettiano. E’ quello che offre al pubblico, con grande sensibilità e sentimento, la favola teatrale “Due passi sono” scritta, diretta e interpretata da Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi, proposta a Zo Centro culture contemporanee di Catania, sabato 18 gennaio, all’interno della rassegna di arti performative dedicata alla drammaturgia contemporanea “AltreScene”. Si tratta di uno spettacolo estremamente delicato e profondo che, in circa sessanta minuti, coinvolge, cattura l’attenzione degli spettatori per il linguaggio e la grazia dei due autori ed interpreti. La pièce ricordiamo che ha vinto il Premio Scenario per Ustica 2011, il Premio In-Box 2012 ed il Premio Internazionale T. Pomodoro 2013. La scena ed i costumi sono di Cinzia Muscolino, light designer di Roberto Bonaventura, aiuto regia Roberto Bitto, la produzione è di Carullo-Minasi e dell’associazione culturale “Il Castello di Sancio Panza” di Messina.
Lo spettatore, appena entrato in sala, trova due piccole figure nella penombra, di spalle, su due sedie colorate, con una scena essenziale, con alcuni oggetti di quotidiano uso, come una lampada snodabile, un cuscino, una bottiglia di plastica, dei giornali, delle pillole ed una piantina con un delicato fiore finto allungabile. Protagonisti della pièce, che strizza l’occhio al teatro dell’assurdo non sottraendosi però ad un realismo paradossale, due piccoli interpreti, Cri (Cristina Minasi) e Pe (Giuseppe Carullo), che si agitano come su una scacchiera, si interrogano, litigano, vorrebbero accarezzarsi, ma non possono, leggono i giornali, sognano. Lui, Pe, è malaticcio, vorrebbe alzarsi dalla sua sedia e uscire, ma ha le gambe molli, lei, Cri invece, energica, apprensiva e con un notevole spirito analitico, lo accudisce, sia pur con le sue fobie, contandogli le pillole che dovrà ingurgitare e muovendosi in tutte le direzioni. Entrambi hanno paura della vita che c’è fuori dal loro claustrofobico spazio, si toccano con guanti di lattice e selezionano i cibi che possono mangiare o rifiutare. In un ambiente asettico si fanno compagnia, commentano le notizie sui giornali e disquisiscono sulle stelle e sul mare, affrontando la vita con ironia, fantasia e con ilarità. Alla fine Cri farà i fatidici due passi e uscirà fuori ed anche Pe troverà il coraggio per abbandonare la sua sedia per scoprire il mondo, per abbattere pregiudizi, paure ed oppressioni.
Nel finale Pe tirerà fuori da un cuscino un tulle bianco e un abito da sposa che adornerà il corpo di Cri ed i due si ritroveranno insieme a sorridere, legati in un abbraccio e pronti ad iniziare una nuova vita. Favola surreale ed a lieto fine che riscuote i meritati e scroscianti applausi del pubblico. Un lavoro pluripremiato per la sua semplicità e delicatezza e per una interpretazione intensa e vissuta di Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi che, con un linguaggio surreale, stralunato, ben raffigurano le ansie, le paure, la voglia di oltrepassare le barriere quotidiane e di affrontare la vita da parte di una coppia ben assortita e condizionata da varie problematiche. Una coppia di piccoli-grandi esseri che combattono, con caparbietà, la loro grottesca e buffa battaglia con le armi della poesia e dell’autoironia per non fuggire dalla vita e per conquistare la propria libertà come quella cercata oggi da tanti giovani spesso soffocati da fobie, promesse e false verità, incatenati nella gabbia della paura, della routine e dell’assoggettamento.