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Un affascinante viaggio nel repertorio operistico e corale del Novecento italiano: è l’evento musicale proposto dal Teatro Massimo Bellini a conclusione della trionfale Stagione concertistica, che ha registrato reiterati sold out e l’entusiasmo costante del pubblico.

La locandina, densa di suggestioni, intreccia  pagine rare e preziose con celebri composizioni del Secolo breve. Il  percorso trascorre dalle atmosfere leggere e brillanti dell’opera comica “Il telefono, o l’amore a tre” di Menotti alla forza evocativa dei grandi cori tratti da opere di Puccini, Giordano, Mascagni, Pizzetti, Respighi e Refice.

Sabato 7 giugno alle ore 20:30 (Turno A) e domenica 8 giugno alle ore 17:30 (Turno B) l’Orchestra e il Coro del Bellini saliranno  sul palcoscenico guidati da Fabrizio Maria Carminati, bacchetta di fama internazionale e direttore artistico dell’ente lirico catanese. La preparazione del coro è affidata al maestro Luigi Petrozziello. Nel cast vocale dell’atto unico di Menotti  due rinomati solisti: il soprano Alina Tkachuk e il baritono Italo Proferisce.  Ritorna il Coro di voci bianche dell’Associazione “I Filarmonici siciliani”, diretto da Daniela Giambra.

“Questo concerto rappresenta una riflessione consapevole e necessaria sulla straordinaria varietà espressiva del Novecento musicale italiano”, afferma il Sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano. “È un secolo che ha saputo coniugare innovazione e radici, raccontando attraverso la musica le tensioni, le contraddizioni e le speranze di un’epoca in continua trasformazione”.

Il programma si apre con Il telefono, o l’amore a tre di Gian Carlo Menotti (1947), opera da camera in un atto, che unisce comicità brillante e sottile critica sociale. Ambientata in un salotto borghese, racconta il tentativo frustrato di Ben di dichiarare il proprio amore a Lucy, continuamente interrotta dalle telefonate che riceve. La partitura, fresca e spiritosa, mescola accenti jazzistici con l’immediatezza del teatro musicale americano, offrendo una prima parte leggera ma arguta.

La seconda prevede una selezione di cori d’opera che mette in luce le diverse declinazioni del linguaggio lirico novecentesco. “Evviva i fidanzati!” introduce Le Villi di Giacomo Puccini (1884), un’opera giovanile dal forte impatto drammatico, dove la coralità esprime entusiasmo popolare e tensione narrativa.

Da Cecilia di Licinio Refice (1934), oratorio lirico che fonde spiritualità e pathos, è tratto il finale “Alleluia!” intonato  delle Creature celesti: un’esplosione mistica di luce sonora, simbolo della trascendenza della protagonista martire.

“Noi ti lodiamo, Dio, per la tua gloria”  è il suggello di Assassinio nella cattedrale di Ildebrando Pizzetti (1958), ispirato al dramma di T. S. Eliot. Questo coro, denso di gravitas liturgica, chiude l’opera con una solennità che richiama l’antico canto gregoriano, ma filtrato attraverso la sensibilità moderna.

Di grande impatto anche i brani sinfonico-corali di titoli operistici meno frequentati. Da La fiamma di Ottorino Respighi (1934), tragedia lirica su libretto di Claudio Guastalla, si ascolterà «L’Esarca! Accorri, accorri!», episodio corale dalla grande tensione emotiva e orchestrazione raffinata, con reminiscenze bizantine e mediorientali, a dispetto della fonte scandinava del soggetto.  La trama si basa infatti sulla vita della norvegese  Anne Pedersdotter, condannata al rogo nel 1590 con l’accusa di stregoneria. La  vicenda aveva già ispirato  il dramma di Hans Wiers-Jenssen, ma nell’opera respighiana l’ambientazione viene anticipata ai tempi della Ravenna bizantina.

Seguiranno tre pagine dedicate alla freschezza delle voci infantili. Il coro di Umberto Giordano “Come il zeffiro d’aprile bacia tutti i fior” dall’opera Il re (1929) – è un inno alla dolcezza e alla rinascita primaverile. Paragona l’amore del sovrano alla carezza del vento d’aprile, che accarezza ogni fiore: simbolo di un potere gentile, capace di dare vita e armonia. Da Lodoletta (1917) di Mascagni  è tratto il Coro «Cercalo, cercalo, prendilo, prendilo» in cui si respira un’atmosfera giocosa e vivace, con i bambini che rincorrono un momento di spensieratezza. Contrasta con la più eterea Serenata delle fate, un brano sognante e delicato, dove il canto si fa lieve e incantato, evocando un mondo fiabesco.

La locandina si conclude con una selezione di cori dalla Turandot di Giacomo Puccini (1926), vero e proprio testamento artistico del compositore. Tra i brani: “Gira la cote!”, di misteriosa e affascinante ritualità, accompagnato da ritmi ipnotici; “Perché tarda la luna?”, carico di aspettativa e suspense, in cui le voci femminili ricreano l’atmosfera notturna e fiabesca della Pechino immaginaria di Puccini; e infine “Diecimila anni” è un inno di giubilo e reverenza, di grande effetto scenico e simbolico, che chiude idealmente il concerto  in un crescendo di potenza corale.

La ricca impaginazione valorizza, al contempo, le formazioni artistiche interne e le collaborazioni esterne con realtà del territorio, come il coro di voci bianche “I Filarmonici siciliani”. L’evento si inserisce nella visione lungimirante che ha rilanciato  il Teatro Massimo Bellini in ambito nazionale e internazionale,  grazie ad un indirizzo culturale mirato a promuovere un dialogo vivo tra passato e presente, fra tradizione e contemporaneità. Una coerenza di scelte che caratterizzerà anche il vasto orizzonte del cartellone a venire.

 Info e biglietti www.teatromassimobellini.it

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