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Teodoro, monaco e scrittore ecclesiastico in pieno Medioevo bizantino, nacque in una famiglia nobile e pia di Costantinopoli, nel 759. Nel 781, insieme al padre e ai fratelli, si ritirò nel monastero di Sakkudion in Bitinia, dove era abate lo zio materno Platone che lo orientò verso la vita monastica riformata, improntata ad una maggiore sobrietà secondo i principi di san Basilio e che egli abbracciò all’età di 22 anni. Viste le qualità del monaco Teodoro, lo zio Platone (740-814) volle fargli conferire l’ordinazione presbiterale   dal patriarca Tarasio di Costantinopoli (730-806), ma, per il deteriorarsi della sua salute, Platone, propose alla comunità monastica come nuovo abate il nipote Teodoro che, nel 794 all’unanimità i monaci elessero abate. La vita di Teodoro fu molto travagliata per le vicende politiche e le lotte religiose in cui si trovò implicato.

Nel 796 Teodoro venne arrestato una prima volta e deportato a Tessalonica per aver disapprovato le nozze adulterine dell’imperatore Costantino VI (771-797) con la dama di corte Teodota. L’imperatore, dopo aver ripudiato la legittima moglie Maria di Amnia la fece chiudere in un monastero. Le nozze furono celebrate nel 795 da un presbitero con l’approvazione del patriarca Tarasio; Platone e Teodoro, che non vollero riconoscere queste nozze, si staccarono dall’obbedienza al patriarca per la debolezza dimostrata nell’approvare questo secondo matrimonio imperiale. Teodoro per questo motivo fu esiliato a Tessalonica 796, quasi undici anni dopo la conclusione del II Concilio di Nicea, che nel 787 si era concluso con la condanna degli iconoclasti (S. Mangano, L’Episcopato siciliano e il diacono Epifanio di Catania  al II Concilio di Nicea * Difesa del culto delle Sacre Immagini, Catania 2008).

La discesa dello Spirito Santo

Deposto il giovane imperatore Costantino VI nel 797 per opera dell’imperatrice madre Irene Atene (752-803), schierata contro gli iconoclasti, Teodoro poté rientrare a Costantinopoli e con la sua comunità religiosa fu trasferito nel rinnovato e fiorente monastero di Studion, che divenne <<una scuola di sapienti, di santi e di martiri, che caddero vittime delle persecuzioni compiute dagli iconoclasti>>.

Ma la pace fu di breve durata perché nell’802 Teodoro si ribellò nuovamente all’imperatore Niceforo il Logoteta, in carica dall’802 all’811, che nominò patriarca di Costantinopoli un laico suo favorito, di nome Niceforo, (758-828). Teodoro nell’809 fu di nuovo bandito a causa del suo rifiuto di ricevere la comunione dal patriarca  il quale aveva reintegrato il presbitero Giuseppe nonostante quest’ultimo avesse officiato le nozze tra Costantino VI e Teodota. Niceforo venne poi deposto nell’815 sotto Leone V l’Armeno per essersi opposto all’iconoclastia di questo imperatore.

Chiesa di san Giovanni, Studion, Istanbul

Nell’811 Teodoro poté ritornare al monastero di Studion ma, dopo l’elezione dell’imperatore Leone l’Armeno nell’813, che riprese la lunga lotta iconoclasta, durante la quale Teodoro, di carattere focoso ed intransigente e capo riconosciuto del partito degli iconoduli, ebbe a subire per la terza volta il carcere e l’esilio dall’816 all’820. Soltanto nell’820, con l’avvento di Michele II  il Balbuziente, che non era un iconoclasta convinto, ma piuttosto un personaggio che adottò una politica di tolleranza nei confronti degli iconoduli,  egli poté rientrare a Costantinopoli.

Teodoro Studita, mosaico X sec. del Monastero di Ossios Loukas, Distomo, in Beozia (Grecia)

Nella sua copiosissima produzione letteraria, che troviamo in PG 99, si può distinguere un primo gruppo di scritti ascetici, ossia una Piccola catechesi, una Grande catechesi e 13 Sermoni spirituali. 

Hanno carattere dommatico-polemico gli scritti in difesa delle immagini, come i 3 Discorsi contro gli iconomachi, l’Elencos, i Capitula VII adversus iconomacos e la lunga serie di Giambi teologici, scritti per combattere analoghe composizioni di parte eretica. Ma la sua opera più nota e più importante è l’Epistolario, comprendente circa 600 lettere, fonte preziosissima per la conoscenza di quel tormentato periodo storico. Teodoro infine è uno dei più originali rappresentanti dell’epigrammatica bizantina, l’unico poeta di qualche rilievo tra il VII e il X secolo.

Desidero concludere questa breve ricerca sull’abate Teodoro Studita, riportando l’omelia per la Festa della Discesa dello Spirito Santo: <<Per grazia dello Spirito Santo, ci è stato concesso di celebrare la Santa Pentecoste, la discesa dello Spirito Santo. Gesù Cristo ha detto di questa discesa: <<Eppure, io vi dico la verità: è utile per voi che io me ne vada; perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, io ve lo manderò. Lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi>> (Gv 16,7,13). Questa è la sua promessa e suo beneficio, è così grande che non possiamo nemmeno comprenderlo: perché il Signore ha promesso di inviare non un angelo, non un uomo, ma lo stesso Spirito Santo. Così, compiuta la volontà del Padre suo, l’Unigenito ascende al cielo e discende lo Spirito Santo: non un altro Dio (mai!), ma un altro Consolatore, come è scritto. Oh, l’indicibile amore per l’umanità! Dio stesso è diventato il nostro Consolatore. Così, Egli stesso consola coloro che sono oppressi dalla sventura, impedisce loro di esaurirsi nello spirito, come testimonia il Santo Apostolo, dicendo: <<la nostra carne non ha avuto sollievo alcuno, ma da ogni parte siamo tribolati: battaglie all’esterno, timori al di dentro. Ma Dio che consola gli afflitti ci ha consolati >> (2Cor. 7,5-6). Consola il cuore spaventato dalla paura demoniaca, elevandolo a coraggio invincibile attraverso una speranza audace, come testimonia il profeta Davide: <<Poiché Tu, o Signore, mi hai aiutato e consolato>> (Sal 85,17).

Consola, incoraggia la mente turbata, poiché è stata data una festa con Dio e riposo, come testimonia l’Apostolo, dicendo: <<come se Dio vi supplicasse per mezzo nostro: vi preghiamo in vece di Cristo, riconciliatevi con Dio>> (2 Cor 5,20); cioè abbi pace con Dio. Vedi l’imperscrutabile condiscendenza? Vedi il dono incomparabile? In alto, nei Cieli, il Figlio unigenito intercede per noi presso il Padre, come sta scritto: <<Il quale è anche alla destra di Dio, ed intercede anche per noi>> (Rm 8,34). In basso, sulla terra, lo Spirito Santo ci conforta in molti modi. <<Che cosa renderò al Signore, per tutto ciò che mi ha fatto?>> (Sal 115:4). <<Se il Signore non fosse stato il mio aiuto, in breve avrei abitato nel regno dell’Ade>> (Sal 93,17).

Urna con il corpo di san Teodoro Studita, Chiesa di San Salvator, Venezia

E ancora: <<Il Signore è il mio aiuto e non temerò ciò che l’uomo mi farà>> (Sal 117,6). Avendo un tale Consolatore, lo Spirito Santo, Potere Invincibile, Grande Difensore, Dio e Combattente, non avremo paura del nemico e non saremo spaventati da potenze opposte, ma ci affretteremo con coraggio e fermezza alla lotta e all’impresa ascetica, vivendole giorno dopo giorno, non lasciandosi ingannare dagli inganni del serpente, e non stancandosi dei suoi incessanti attacchi. Il desiderio peccaminoso non è piacere e gioia, e una malattia pericolosa e temibile non è dolcezza, ma piuttosto delirio e malvagio oscuramento della mente. Lo sanno coloro che hanno domato la furia della carne, hanno mondato la sua contaminazione e si sono uniti con tutto il loro cuore all’Unico Dio. Questo modo di vivere è il più piacevole e felice; poiché in esso, sebbene l’uomo sia incarnato nel mondo, dimora in spirito nell’invisibile. Perché lasciamo che l’amore del piacere ci vinca, ci avvilisca così, e con tali deviazioni faccia sì che noi, umiliati sulla terra, in carne e ossa, siamo completamente alienati dal nostro Dio buonissimo? Fuggiamo, fratelli, da tutte le passioni. Fuggiamo l’amore del denaro, che è la radice di tutti i mali; fuggiamo ogni altra passione che rende schiava la nostra anima: ira, invidia, odio, vanità, ostinazione; perché la morte non ci trovi impreparati e non ci allontani da Dio. L’alienazione da Dio è alienazione anche dal Regno dei Cieli. La condanna e la punizione verranno per coloro che non compiono opere gradite a Dio. Non c’è carne che possa sopportare questa condanna, perché il solo pensiero, prima ancora della consegna ai tormenti, è già un tormento. Per sfuggire all’ira di Dio, che viene sui <<figli della disubbidienza>> (Ef 5,6), compiamo opere buone, affinché il Signore si rallegri delle sue opere (cfr. Sal 103,33). Cominciamo immancabilmente a compiacere Dio, a purificarci ea rinnovare le nostre anime. Coraggio: il Signore è vicino a tutti coloro che Lo invocano, a tutti coloro che Lo invocano in verità (Sal 144,19). Pentiamoci ogni giorno e Dio ci perdonerà i nostri peccati, ci consolerà e ci concederà la Vita Eterna, che possiamo ricevere in Cristo il Signore stesso; a Lui è dovuta la gloria e la sovranità, con il Padre e lo Spirito Santo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen>>.

Teodoro Studita, mosaico dell’XI secolo, Monastero di Nea Moni, isola di Chio

Teodoro Studita, che morì nel monastero di Colkite in Bitinia l’11 novembre 826, è venerato dalla Chiesa Cattolica e dalle Chiese ortodosse. Le sue reliquie sono custodite principalmente a Venezia, nella Scuola Grande di san Teodoro, dove nel 1261, dopo la riconquista bizantina di Costantinopoli, vennero traslate nella città lagunare. Le Reliquie del santo abate sono state poste in un’urna sull’altare della Scuola nella chiesa di San Salvator.

Il Martirologio Romano così ricorda il santo abate a <<Costantinopoli, san Teodoro Studita, abate, che fece del suo monastero una scuola di sapienti, di santi e di martiri vittime delle persecuzioni degli iconoclasti; mandato per tre volte in esilio, ebbe in grande onore le tradizioni dei Padri della Chiesa e per esporre la fede cattolica scrisse alcune celebri opere su temi fondamentali della dottrina cristiana>>.

Benedetto XVI, concludendo la catechesi dell’Udienza Generale in piazza San Pietro mercoledì 27 maggio 2009, dedicata a san Teodoro Studita, invitò i presenti dicendo: <<E’ forse utile riprendere alla fine alcuni degli elementi principali della dottrina spirituale di Teodoro. Amore per il Signore incarnato e per la sua visibilità nella Liturgia e nelle icone. Fedeltà al battesimo e impegno a vivere nella comunione del Corpo di Cristo, intesa anche come comunione dei cristiani fra di loro. Spirito di povertà, di sobrietà, di rinuncia; castità, dominio di sé stessi, umiltà ed obbedienza contro il primato della propria volontà, che distrugge il tessuto sociale e la pace delle anime. Amore per il lavoro materiale e spirituale. Amicizia spirituale nata dalla purificazione della propria coscienza, della propria anima, della propria vita. Cerchiamo di seguire questi insegnamenti che realmente ci mostrano la strada della vera vita>>.

Diac. Dott. Sebastiano Mangano

già Cultore di Letteratura Cristiana Antica

nella Facoltà di Lettere dell’Università di Catania

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