Cronaca

A quarant’anni dalla pubblicazione del volume, di notevole rilevanza storica per la Chiesa di Catania, “La parrocchia nella diocesi di Catania prima e dopo il Concilio di Trento”, dello studioso di chiara fama monsignor Adolfo Longhitano, professore emerito di Diritto Canonico allo Studio Teologico Interdiocesano “San Paolo”, aggregato alla Pontificia Facoltà di Teologia “San Giovanni Evangelista” di Sicilia, vicario giudiziale del Tribunale Ecclesiastico Diocesano e canonico maggiore del Capitolo metropolitano della Basilica Cattedrale, è stata presentata nella Sala Pinacoteca del Museo Diocesano, una nuova edizione <riveduta ed accresciuta>-dallo stesso titolo, pubblicata dalle Edizioni Grafiser Troina – Studio Teologico San Paolo (Catania aprile 2017, pp.401) elaborata dall’autore dopo accurate, meticolose e certosine ricerche che hanno ulteriormente arricchito, con quasi altre 200 pagine, il lavoro originario, rendendolo una fonte preziosa di conoscenze per quanti, studiosi e non, desiderano approfondire un argomento di grande valenza per la cui completezza sono state esplorate numerose fonti anche recondite. Quest’opera basilare ed organica si aggiunge virtualmente ai tre ampi e circostanziati volumi, completati due anni fa, su “Le relazioni ad limina della diocesi di Catania” (dal 1595 al 1890 e dal 1904 al 1937).

   Nel corso dell’incontro, coordinato e moderato da mons. Gaetano Zito, professore di Storia della Chiesa nello Studio Teologico Interdiocesano “San Paolo” e vicario episcopale per la Cultura, sia l’arcivescovo metropolita mons. Salvatore Gristina, autorevole e convinto sostenitore dell’iniziativa di grande levatura scientifica e al quale si deve la presentazione introduttiva del libro, sia gli illustri relatori, professori Lorenzo Sinisi, ordinario di Storia del Diritto Medievale e Moderno nell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro ed Orazio Condorelli, ordinario di Diritto canonico nell’Università di Catania che lo stesso autore, hanno messo in chiara evidenza come l’opera -che va dalla conquista normanna alla metà del Novecento, dal vescovo-abate-conte Angerio all’arcivescovo Patanè- è stata molto ampliata e annotata con numerosi, ulteriori ed inediti elementi raccolti con altre inesplorate ricerche di archivio, effettuate dal 1977 ad oggi per offrire al lettore, sia addetto ai lavori che profano, un quadro ancora più completo, ricco e variegato.

  Il professore Condorelli, attento lettore e cultore delle opere di mons. Adolfo Longhitano, dopo avere ripreso ed illustrato alcuni dei punti più salienti del vasto volume, in modo particolare la prima parte dell’opera storico-canonistica, ha espresso, con lusinghiere parole, vivo apprezzamento  per il lavoro presentato in una sede così significativa per l’arcidiocesi e la città di Catania e sincera ammirazione per l’illustre autore. In particolare ha voluto precisare che <il titolo del volume “La parrocchia nella diocesi di Catania prima e dopo il concilio di Trento” non rende piena giustizia dell’immensa ricerca che sta dietro quest’opera scientifica e dei contenuti stessi del libro>.

  <Sebbene la lente sia puntata -ha sottolineato- sulla organizzazione ecclesiastica e la cura pastorale, la ricerca sottesa a questa linea d’indagine e trasfusa nelle amplissime note che offrono i testi di moltissime fonti inedite, presenta un vero e proprio spaccato della storia della Chiesa di Catania dall’età normanna agli anni Cinquanta del secolo Ventesimo, in una ariosissima prospettiva che colloca Catania in un contesto di sviluppi storici, religiosi e giuridici di respiro europeo>.

   <Questo io tengo a sottolineare -ha continuato Condorelli- perché il libro di Adolfo Longhitano è tutto fuorché una storia locale. Il libro in buona sostanza può essere letto lungo molteplici linee d’interesse e offre un preziosissimo strumento di studio e di analisi per tutto ciò che riguarda l’organizzazione ecclesiastica e la cura pastorale, le relazioni della Chiesa catanese con i centri di potere civile e presenta una ricchissima documentazione> che illustra aspetti più diversi delle pratiche religiose e la loro trasposizione nelle consuetudini del diritto. Il pregio del volume -ha concluso l’illustre canonista- <non risiede solo nell’àmbito della documentatissima costruzione storiografica del tema, che l’Autore ha scelto come oggetto primario della ricerca, ma il pregio risiede anche nelle molteplici prospettive di ricerca che il suo studio schiude a tutti coloro che vogliano approfittare del preziosissimo patrimonio delle fonti, conservate negli archivi ecclesiastici, catanesi e non catanesi, i cui fondi Adolfo Longhitano ha messo ampiamente e con grande qualità appunto nella sua opera>.

   Il professore Sinisi, all’inizio della sua disamina dell’opera, vista con l’occhio dello storico del Diritto, ha espresso al professor Longhitano la gratitudine sua personale e degli studiosi con queste parole: <All’Autore dobbiamo davvero essere grati per aver regalato un volume destinato a rimanere, nel tempo, come modello e punto di riferimento per gli studi a venire, per le peculiari vicende della diocesi catanese ma anche, più in generale, per la storia delle istituzioni e del diritto della Chiesa italiana prima e dopo il concilio di Trento>.

   Il relatore, grato per essere stato invitato a Catania per la presentazione di un’opera tanto importante, si è così espresso: <Tale invito si è rivelato per me un’occasione preziosa per accostarmi ad un libro di grande valore scientifico che, altrimenti, ben difficilmente avrei conosciuto, assorbiti come siamo noi professori universitari in letture spesso obbligate per motivi concorsuali, per motivi di valutazione di lavori spesso poco attinenti ai nostri peculiari interessi di ricerca. Ritengo che l’aspetto più bello della nostra professione sia ancora, e speriamo che lo sia anche in futuro, quello della libertà di poter scegliere, per soddisfare la nostra curiosità e libertà culturale, i testi sui quali soffermarci nella nostra qualità di studiosi>. Egli ha precisato che l’opera del prof. Longhitano rientra in uno dei filoni di ricerca di temi da lui molto preferiti.

   <L’opportunità della lettura del volume di mons. Adolfo Longhitano -ha evidenziato Sinisi- si è rivelata per me davvero un’occasione fortunata e stimolante per riflettere una volta di più sulla vita della Chiesa, alla luce del grande concilio tridentino: un evento di portata eccezionale nella storia religiosa e politica dell’Occidente europeo e non solo. Emerge tutta la sua importanza nello stesso titolo del volume incentrato sulle contrastate vicende dell’assetto parrocchiale in una Chiesa particolare, quella catanese, come spartiacque da segnare in “prima” e “dopo”, che immancabilmente interessano diversi aspetti>.

   Egli ha offerto ancora un’ampia riflessione su alcuni aspetti soprattutto del “durante” e del “dopo” Trento, in linea con i suoi interessi scientifici, premettendo che dalla <lettura del testo del prof. Longhitano si avverte immediatamente tutta la solida cultura storica ed anche canonistica e quindi anche teologica -visti i legami inscindibili tra queste due scienze sacre- dell’Autore e la sua capacità di esporre, con lucida chiarezza, concetti per se stessi assai complessi che possono essere padroneggiati solo attraverso molteplici letture e uno spoglio sistematico di fondi antichi. Emerge, inoltre, quella che è una dote precipua del ricercatore: quella di vagliare con una più che evidente capacità, di leggere anche fra le righe quello che le carte antiche ci dicono>. <L’opera del prof. Longhitano -ha concluso il chiarissimo docente dell’Università catanzarese- costituisce un “affascinante affresco” che fa modello e punto di riferimento per gli studi canonistici e storici a venire, non solo per la Chiesa catanese ma anche per il diritto della Chiesa italiana prima e dopo il Concilio di Trento>.

   Il professore Zito, che nel 2009 è stato curatore dell’imponente “Storia delle Chiese di Sicilia”, edita dalla Libreria Editrice Vaticana, ha ribadito l’importanza a 360 gradi della storia della diocesi di Catania scritta dall’esimio collega, prendendo spunto dal singolare caso del “vescovo unico parroco” che lascia pensare, di conseguenza, come il termine <parrocchia>, nel passato, non sia stato correttamente usato per indicare una struttura ecclesiastica territoriale come decretata dall’epocale concilio di Trento. Mons. Zito, altresì, ha evidenziato come dalla lettura del volume di mons. Longhitano emerge un particolare molto importante e quasi inedito per la storia della Chiesa catanese: la presenza dei greci in età normanna, ossia la presenza <di una comunità greca accanto alla comunità cristiana latina nonché la presenza di un vescovo greco accanto a un vescovo latino. Non si può trascurare la singolare notizia riguardante la decisione di Ruggero II di sottoporre alla giurisdizione del vescovo Teofilatto la comunità islamica di Catania. E’ certa la presenza di vescovi  greci fino alla metà dell’XI secolo, che dipendono dal patriarca di Costantinopoli. Si tratta di un aspetto uscito fuori da quelle che erano le esigenze di ricerca e di percorso che ha fatto Adolfo Longhitano, ma che è molto interessante da seguire>.

   Il metropolita mons. Gristina, nella presentazione al volume, ha sottolineato che “la seconda edizione non è una semplice ristampa del precedente (pubblicato nel 1977 dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Palermo), ma un suo totale rifacimento, visto che l’Autore ha deciso di considerarlo come un quadro generale nel quale far confluire gli studi e le ricerche compiute nel corso dei successivi decenni. Data la natura dell’argomento e l’ampiezza del suo sviluppo è stata scritta una storia della diocesi”.

   “Leggendo le pagine di questo volume -scrive l’arcivescovo- è possibile comprendere alcuni snodi storici che hanno contrassegnato l’azione pastorale dei vescovi e la presenza della Chiesa nella società catanese. Se la comunità cristiana di oggi si pone in continuità con quella dei secoli passati, la sua storia diventa una grande maestra in grado di dare preziosi insegnamenti per il presente e per il futuro….Le decennali ricerche dell’autore mettono a disposizione degli studiosi una ricca miniera di contributi che si rivelano utili già nel presente. Lo saranno certamente anche nel futuro, perché potranno fornire stimolo e suggerimenti per ulteriori approfondimenti circa la storia e la vita della comunità ecclesiale, ed anche civile, catanese”.

Monsignor Adolfo Longhitano

Mons. Longhitano, nel suo breve intervento conclusivo, dopo aver ringraziato l’arcivescovo mons. Gristina per il determinante appoggio e i relatori per i prestigiosi interventi, ha richiamato i motivi che lo hanno indotto alla pubblicazione di una nuova edizione dell’opera, nella cui prefazione tra l’altro afferma: “Nella prima edizione mi ero proposto di delineare la storia della parrocchia nella diocesi di Catania, ma in realtà descrivevo a grandi linee l’ordinamento di una diocesi dalla sua rifondazione, in epoca normanna, sino alla prima metà del secolo scorso. Nella ricerca avevo privilegiato alcuni punti nodali della storia ecclesiastica di Catania: il periodo normanno, il concilio di Trento, le difficoltà incontrate per attuare le sue norme e quelle del Codice di diritto canonico promulgato nel 1917. Nei decenni successivi ho avuto la possibilità di integrare la mia indagine estendendo la ricerca ad altri fondi documentari, ad alcuni periodi intermedi dell’arco di tempo preso in esame e ad altri personaggi, che nella prima edizione di quest’opera apparivano solamente abbozzati. Inoltre ho avuto l’opportunità di mettere a confronto la situazione della diocesi di Catania con quella di altre diocesi della Sicilia”

   “Nel progettare questa seconda edizione -prosegue l’autore- mi sono prefisso di riportare all’interno dello schema d’origine gli studi e gli approfondimenti fatti nel corso di questi decenni, per dare una visione più ricca della storia diocesana e per facilitare il reperimento di saggi fatti in circostanze diverse e pubblicati in monografie, riviste, atti di convegni, scritti in onore o in memoria, ecc….A buon diritto posso considerare questo volume come il punto di arrivo di un lungo cammino iniziato quasi per caso negli anni giovanili e portato avanti con passione per il resto della mia vita”.

   Nella “Conclusione”, posta prima delle appendici documentarie, l’autore chiaramente afferma “L’organizzazione pastorale della diocesi di Catania, così come risulta dai documenti esaminati in questo studio, non è il frutto di un’evoluzione, che parte dalle origini cristiane per adeguarsi man mano alle condizioni storico-sociali dei secoli seguenti. In Sicilia, contrariamente a quanto avvenne nelle diocesi dell’Italia settentrionale, l’invasione musulmana provocò una frattura col passato. I normanni, nel rifondare le diocesi e nel riorganizzare le Chiese di Sicilia, fecero esplicito riferimento alla situazione esistente prima della dominazione islamica; ma si trattava di un richiamo puramente ideale. In realtà l’organizzazione ecclesiastica fu ristabilita quasi ex novo con delle caratteristiche proprie….Nonostante le varie dominazioni succedutesi nei secoli seguenti, l’organizzazione stabilita dai normanni non subì mutamenti di rilievo, perché né l’autorità politica né l’autorità ecclesiastica volevano perdere i diritti e i privilegi conseguiti”.

  “Il problema dell’organizzazione parrocchiale -prosegue il prof. Longhitano- è un aspetto particolare del tema più vasto delle strutture giuridiche della Chiesa…Il concilio di Trento…aveva avvertito la necessità di riorganizzare la cura delle anime. Istituire le parrocchie, cambiare le chiese sacramentali filiali in parrocchie autonome e i cappellani curati amovibili in parroci perpetui non doveva essere considerata una semplice questione formale….Le difficoltà che in Sicilia -e particolarmente a Catania- resero difficile la riforma della cura d’anime voluta dal concilio furono diverse; ma avevano tutte una matrice comune: il condizionamento della Chiesa da parte di una struttura socio-politica che rendeva difficili i cambiamenti….Le difficoltà ritardarono, ma non impedirono che la struttura creata dai normanni si sfaldasse man mano fino a crollare del tutto. Con notevole ritardo…i vescovi riuscirono ad attuare l’organizzazione della cura delle anime voluta dalle norme canoniche”. “I numerosi documenti presi in esame -conclude l’autore- se costituiscono una garanzia sulla fondatezza delle conclusioni alle quali siamo pervenuti, offrono al lettore la possibilità di una continua verifica. Con lo stesso spirito con cui ho iniziato questa ricerca…oggi la porto a termine, ampliando il mio contributo alla comprensione di una realtà così ricca e complessa come quella della Chiesa di Catania”.

   Nel verso di copertina del volume, tra l’altro, si legge una precisa chiave di lettura dello studio di mons. Longhitano: “Anche se a prima vista può dare l’impressione di interessare un ambito territoriale limitato, in realtà approfondisce un modello non raro nell’Italia meridionale e in Spagna: la circoscrizione diocesana coincide con quella della parrocchia e il vescovo è considerato unico parroco della diocesi. Trattandosi di un’indagine di longue durée, che prende il via dalla rifondazione normanna della diocesi (sec. XI) e attraverso l’analisi di una documentazione di prima mano si conclude con l’attuazione del primo Codice di diritto canonico (1917), è in grado non solo di individuare le cause che hanno determinato l’origine di questo modello, ma anche di indicare i nodi più rilevanti che hanno permesso il suo permanere nel tempo, nonostante le molteplici iniziative di riforma prese a diversi livelli”.

   La monografia, la cui matrice risale alla tesi di laurea di dottorato in Diritto canonico alla Pontificia Università del Laterano, ha conservato l’impianto originale, la trattazione dei diversi temi è stata rivista e rielaborata con l’ampliamento dell’introduzione e l’aggiunta di due capitoli, la bibliografia è stata aggiornata. L’opera si presenta articolata in 7 vasti e densi capitoli: chiese e cappellani sacramentali nella diocesi prima del Concilio di Trento, il vescovo Nicola Maria Caracciolo e il suo piano di riforma, istituzione delle chiese sacramentali con territorio proprio nella città e opposizione delle autorità civili, la riforma parrocchiale negli altri centri della diocesi, la riforma della cura delle anime e i successori del Caracciolo, il progressivo esaurimento della spinta riformatrice tridentina, erezione delle parrocchie nei comuni e nella città.

   Arricchiscono ulteriormente il volume una prima appendice contenente 4 documenti in latino che vanno dal 1091 del Conte Ruggero al 1556 del vescovo Caracciolo e una seconda appendice riguardante i confini delle chiese sacramentali di Catania nella costituzione del 1556, nonché due comodi indici alfabetici di luoghi e cose notevoli e dei nomi degli autori e, infine, la ristampa dell’ampia ed analitica cartina di Catania nel 1556 dalla pianta prospettica di Pierre Mortier con descrizione storico-monumentale di Adolfo Longhitano e sviluppo planimetrico del geometra Armando Di Leo.

  Sicuramente un’opera storico-letteraria, già di grande spessore scientifico, resa ancora più pregevole dalle numerose ed inedite integrazioni, frutto di ulteriori ed accurate ricerche: un prezioso contributo, unico e fondamentale, per la complessa storia della nostra antica arcidiocesi.

 Antonino Blandini

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