Cronaca

Pubblichiamo una significativa e toccante testimonianza della psichiatra infantile dott.ssa Tania Baglìo Bellina, mamma di Matteo un bambino disabile di 9 anni, che svolge assieme ad altri volontari una preziosa attività di assistenza e di collaborazione a favore di tanti migranti minori non accompagnati accolti temporaneamente dai Salesiani della “Comunità Alloggio” dell’istituto Salesiano “Sacro Cuore di Gesù” in San Gregorio di Catania, legato alla Casa Ispettoriale dei Salesiani di Sicilia che ha sede a Catania.

Don Bosco diceva <Non mandare al domani il bene che potete fare oggi, perché forse domani non avrete più tempo>. Se tenessimo in mente tutto ciò, non perderemmo tempo perché c’è veramente tanto bisogno intorno a noi.

Tante volte proprio i più piccoli e apparentemente i più bisognosi sono i più sensibili e grandi di cuore e, a tal proposito, Gesù lo predicava “Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Matteo 18, 1-5) e un bambino che porta lo stesso nome dell’apostolo ed evangelista lo dimostra.

Matteo con il sacerdote salesiano don Cristian

Matteo ha solo 9 anni, ha una disabilità che lo costringe in carrozzina perché ha una malattia genetica che compromette soprattutto la sua possibilità di autonomia motoria. Per questo dipende in tutto e per tutto dagli altri, ma ciononostante il piccolo vuole aiutare il prossimo. Per questo vuole recarsi sempre a San Gregorio presso l’Istituto Salesiano ‘S. Cuore’, dove sono accolti tanti ragazzi bisognosi, arrivati da terre lontane, fuggiti alla miseria e alla guerra, minori stranieri non accompagnati.

Questi ragazzi, presenti in più di 60 nella casa salesiana di San Gregorio, arrivano per lo più da vari paesi dell’Africa come Guinea, Senegal, Gambia, Malì; altri, in minor numero provengono dal Bangladesh. Ovviamente, anche a distanza di mesi dallo sbarco, non parlano l’italiano, ma con Matteo, che ha pure la sua difficoltà linguistica per la disabilità, c’è un’intesa fatta di sguardi, abbracci e bene reciproco.

Matteo vuol andare sempre a trovarli, sente di aiutarli ma ne riceve lui aiuto ed attenzione. E’ incredibile come questi ragazzi si prestino subito verso di lui e le sue necessità, lo sappiano prendere dalla carrozzina per tenerlo in piedi, poiché da solo non riesce, come se lo avessero sempre fatto. Da ambo i lati c’è la sofferenza per motivi diversi, sofferenza che diventa risorsa, opportunità di bene e amore reciproco.

“In quest’Istituto salesiano” prosegue la dott.ssa Baglio “nel carisma di Don Bosco s’avverte ciò che il santo affermava <La prima felicità di un fanciullo è sapersi amato>, s’avverte nei ragazzi stranieri e in Matteo che è doppiamente felice per la presenza di don Cristian Scuderi, sacerdote salesiano che lo conosce già da un anno e ha saputo vedere in lui un dono prezioso, speciale. Tutto ciò ha creato un legame profondo tra loro, benedetto da Dio.

Il bene, che Matteo esprime in un luogo così caro a Don Bosco perché pieno di giovani, è contagioso e ha fatto sì che, attraverso il bambino, la sua mamma e, a catena, tanti amici e conoscenti in qualità di volontari si avvicinassero per cercare di dare un aiuto ai sacerdoti salesiani che se ne occupano.

E così è sorto un gruppo di persone che ogni domenica si reca a San Gregorio per preparare il pranzo e la cena, condividendo insieme il pasto a tavola. E’ un momento di grande emozione poter ogni volta vedere questi ragazzi, a cui basta un sorriso, una parola, un gesto di accudimento per esprimere gratitudine. Ma il grazie va detto da chi attraverso loro ha l’opportunità di fare del bene e mettere in pratica ciò che nel Vangelo delle Beatitudini proclama il Signore (Matteo 5, 1-12)”.

“Ciò che rende eccezionale questo gruppo” afferma la mamma “è Matteo, sempre presente, che si adopera al momento di apparecchiare la tavola proprio per mettersi a servizio, intrattiene i ragazzi con la musica, gioca con loro in una perfetta integrazione reciproca. Ha capito che può servire anch’egli coloro che hanno bisogno e non è solo Matteo che ha bisogno di aiuto per la sua disabilità. Servire lo aiuta, così come fare del bene lo rende felice…Forse tutti dovremmo ricevere esempio ed insegnamento”.

La mamma di Matteo, a tal proposito, vuole spiegarci il perché.

“Dobbiamo a don Cristian” afferma “l’aver saputo vedere in Matteo un dono ancora più speciale, l’avergli aperto le braccia accogliendolo in oratorio lo sorso anno nell’Istituto Salesiano di Cibali, averlo messo nelle condizioni di servire all’altare. E Matteo sentendosi amato, ha provato a fare ciò che altrimenti non avrebbe provato.

Don Cristian è per noi espressione della bontà divina, della misericordia di Dio. Egli gli ha fatto conoscere Gesù ancor di più, il doversi affidare al Signore sempre e comunque. E’ nato un rapporto profondo intriso di Dio, fatto di affetto, speranza e fede. Matteo si affida a lui e alla sua preghiera e così hanno intrapreso un cammino verso Dio.

Don Cristian è un sacerdote semplice, per me esempio nella sua povertà, nel suo costante pensiero per gli ultimi. E a San Gregorio con la sua amorevolezza ha saputo conquistare i ragazzi stranieri, minori bisognosi di tutto e che arrivano in Sicilia senza nulla. Davvero non hanno nulla.

E don Cristian mi fa ogni volta tenerezza con la sua preoccupazione per loro, nell’assicurare qualcosa da mangiare e dare il minimo dignitoso per ogni essere umano. E’ un esempio la sua infinita fiducia nella Provvidenza divina, nella Madonna che tutto può con la sua intercessione.

Preghiamo sempre per lui, che Dio lo accompagni e sostenga sempre”.

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