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Fabio Aru si aggiudica per distacco il titolo di campione italiano 2017 di ciclismo su strada, disputatosi ad Ivrea, anticipando Ulissi, Nocentini, Caruso e Moscon, classificatisi nell’ordine.

Il campionato Italiano, sulla distanza di 236 km, ruotava attorno a La Serra di Ivrea, salita dai due chilometri finali molto impegnativi, perno delle quattro tornate del circuito conclusivo. In ogni caso ben disegnato l’anello finale, i quattordici chilometri che restavano da affrontare dallo scollinamento della Serra alla linea d’arrivo lasciavano un discreto margine di recupero per chi avesse digerito bene le pesanti rampe verso il culmine dello strappo. Lo sapevano bene i cacciatori solitari, lo sapevano bene tutte le ruote veloci capaci di stringere i denti.

Il bel lavoro della Federazione, con l’instancabile Cassani in testa, aveva portato ai piedi dell’ultimo passaggio sulla Serra la crema del ciclismo italiano. Diciotto corridori con quasi tutta la qualità che al momento possediamo. Soprattutto chi ha il Tour nel mirino, Aru, Ulissi, Caruso, Trentin, Colbrelli, Brambilla, Felline, ma anche chi chiudeva qui la prima importante parte della stagione come Nibali e Moscon. Poi anche gente irriducibile dalle sette vite come Rebellin e Nocentini e fra i pochi altri Dario Cataldo dell’Astana. Il grimaldello che Aru userà magistralmente per aprire la corazza difensiva delle tante ruote veloci. Volendo tornare un attimo indietro, le prove di ko si erano viste sulla salita nella precedente tornata. Mentre si spegneva la splendida corsa di Battaglin, Sterbini e Carlini, Cataldo riduceva la fila dei migliori in modo consistente, dando un’idea di quel sarebbe successo nel prossimo passaggio. Infatti, puntuale come un orologio svizzero, Cataldo, con a ruota Aru, attaccava in testa l’ultima Serra imponendo la stretta decisiva. Esauritosi l’urto iniziale operato dal luogotenente, Fabio Aru non aspettava neanche le rampe più dure per sferrare l’assalto. Lo faceva scattando in faccia ai rivali, senza alcun effetto sorpresa, quasi come se fosse tutto prestabilito. I dieci metri guadagnati su Moscon e Caruso resteranno tali per circa tre, quattrocento metri, poi un’altra rasoiata ed ecco che quei metri diventavano insormontabili. Servivano almeno una trentina di secondi per planare con relativa tranquillità su Ivrea.

Aru andrà a prenderseli sul tratto più impegnativo della salita, affrontata decisamente con una marcia in più sui primi inseguitori Ulissi, Caruso, Nocentini e Moscon. Quartetto che in prossimità del culmine aveva perso prima Nibali e poi Brambilla. Nel tratto finale che conduceva all’arrivo c’era lo spazio per riequilibrare la partita, i tanti lunghi rettilinei privilegiavano non poco chi inseguiva. E’ rimasto un privilegio di carta perché sulla strada era sempre Aru ad averne di più. Il sardo ha trovato anche il tempo per festeggiare davanti alle telecamere la strameritata vittoria. All’arrivo in tanti ad aspettarlo. Un’intera regione, la compagna, un felicissimo Paolo Tiralongo e anche l’immancabile Michele Scarponi a cui va il ricordo commosso del nuovo campione italiano.

Serviva un’impresa per arrivare da soli oggi ad Ivrea. Va detto che le imprese non sono mai facili da realizzare, soprattutto se congeniate così come questa. Partendo davanti a tutti i migliori ed incrementando il vantaggio dove il terreno non è dalla tua. Un Aru, tirato a lucido per il Tour de France, l’ha centrata in modo direi matematico.

Se tanto mi da tanto il resto dei conti lo faremo al Tour de France. Un Tour che Aru correrà bardato da un tricolore che speriamo sia bello, visibile da lontano e non al microscopio.

Ajo, Fabio Aru. Ajo!!

Turi Barbagallo (Il salotto del Ciclismo)

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