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Miguel Angel Lopez raddoppia e si conferma l’uomo nuovo sui palcoscenici dei GT. Vittoria di peso sulla Sierra Nevada. Froome mette un altro importante tassello nel suo puzzle.

Si attendeva uno sviluppo frenetico con tanti capovolgimenti di fronte per una tappa breve zeppa di salite nel finale. Sull’alto di Hazallanas cominciano a muoversi le seconde schiere cercando di anticipare chi nel finale non darebbe loro scampo. Kruijswijk, Bardet e d Adam Yates vanno in caccia dei fuggitivi della prima ora ed in pochi chilometri hanno facilmente ragione di loro. Sulle rampe molto impegnative di questa salita è l’Astana a tenere il gruppo ad un distacco ragionevole. Gli sviluppi della frazione ci diranno quanto fossero chiare le loro le idee. La Sky lascia fare.

Ai meno trenta comincia l’erta finale. La prima parte, l’Alto del Purche, è impegnativa, la restante, che porta verso il cielo, è molto pedalabile. Chi vuol pensare ad un numero importante deve muoversi subito, poi si corre il rischio di restare intrappolati nella ragnatela di Froome. Contador non si fa pregare e gioca le carte che gli sono rimaste per tentare di rientrare in classifica. L’invito è raccolto dal solo Lopez, gli altri preferiscono osservare il lungo braccio di ferro fra gli uomini dell’inglese e l’insolita coppia formata fra il vecchio ed il nuovo. Nel contempo davanti Adam Yates si è liberato della compagnia, evidentemente ritenuta scomoda, di Bardet e Kruijswijk, per lanciarsi solitario in un salto nel buio. Contador e Lopez, pur non guadagnando un vantaggio importante, proseguono il loro inseguimento alla testa della corsa, mentre dietro è il solito Nibali a tentare l’impossibile ai meno tredici. Per tenerlo a bada basterà uno splendido Nieve e a Vincenzo non resterà che rialzarsi per togliersi da una esposizione dannosa. Ai meno cinque Lopez cambia marcia, si libera di Contador e di Bardet, ed in un amen piomba su Adam Yates ormai con le gambe in croce. Per il colombiano i tre chilometri finali sono una prestigiosa passerella prima di assaporare il secondo successo di questa Vuelta. Per lui anche il sesto posto in classifica, i galloni di capitano in casa Astana e prospettive più che ottime per il proseguo della corsa. Fra gli inseguitori, allungo di Zakarin in zona cesarini che consente al russo di guadagnare la seconda piazza e spiccioli di tempo. Gli altri arrivano sgranati con il parsimonioso Kelderman al terzo posto davanti a Chaves e Froome. Nibali cede qualcosina, Aru un po’ di più. In classifica fra i primi, in termini di tempo cambia poco, con Froome al comando, Nibali a 1’01’’, terzo ora è Zakarin a 2’08’’. Lo spauracchio Lopez è sesto a 2’51’’ davanti ad Aru a 3’24’’.

Il fine settimana trascorso in montagna non ha mosso la classifica e ciò non può che far piacere a Froome, che vede Madrid più vicina. Martedì, alla ripresa, avrà dalla sua i 40 km contro il tempo per dilatare un distacco che al momento non po’ lasciarlo del tutto tranquillo. Nibali probabilmente sperava di ricavare qualcosa dalla Pandera e dalla Sierra Nevada. Non accettato l’invito di Contador all’inizio del Purche, che poteva portarlo o in paradiso o all’inferno, il temperamento di Vincenzo, rimasto presto senza compagni, ha finito per esporlo a rischi enormi in una parte della salita finale nella quale Froome stava gratis a ruota dei suoi. E’ evidente quanto in questi due giorni sia pesato nell’economia della sua corsa il pericoloso isolamento nel quale è ripiombato dopo una fase centrale della Vuelta nella quale i Bahrain sono stati più presenti.
Il paragone fra le formazioni dei due rivali è ancora più impietoso soprattutto perché queste due settimane di corsa ci hanno detto chiaramente che se Froome non fa harakiri è impossibile attaccarlo facendo affidamento solo sulle proprie forze. Non si scappa.

Dopo il riposo necessario per tutti, ci attende la prova della verità. Tutti i sostenitori di Nibali temono che sarà una verità sgradevole, forse farebbero a meno di saperla, ma tant’è. Quaranta chilometri pianeggianti dal circuito automobilistico di Navarra a Logrono, adattissimi agli specialisti della materia, indicano un solo favorito: Chris Froome.

Togliamoci ‘sto dente, poi si vedrà!

Turi Barbagallo (Il salotto del Ciclismo)

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