Cronaca

La chiesa degli ex carmelitani riformati “Santa Maria dell’Indirizzo” alla Pescheria, oggi assai degradata e bisognevole di un definitivo e riparatorio restauro generale per una regolare riapertura al culto dopo tanti anni di chiusura, è degna della massima attenzione per la sua storia, il monumentale impianto architettonico e le opere d’arte ivi contenute. Si tramanda che trarrebbe origine da un singolare fatto prodigioso che sarebbe accaduto nel 1610.

  Da un altarino con icona mariano-carmelitana, illuminata da una lampada votiva, sita in località “La Cortina” (oggi parte alta della Pescheria, in piazza Currò), nel quartiere allora chiamato “Santa Maria di Monserrato”, e posta, come un faro, in direzione del mare del golfo catanese, sopra la spiaggia e il porticciolo che lambivano la muraglia cinquecentesca carolina della marina della città, si sarebbe sprigionata un’improvvisa luce che avrebbe guidato verso la riva la nave spagnola di don Pietro Giron, duca di Osuna e viceré di Sicilia, mentre sarebbe stata sul punto di naufragare. Nella porta laterale di mezzogiorno un’iscrizione in latino, posta in una lapide marmorea, così recita tradotta in italiano: “Il nome dell’Indirizzo prese la SS. Vergine dal fatto che per improvvisa luce emessa di notte dalla sua icona in questa città diresse al porto la nave di Pietro Giron duca d’Ossuna e viceré di Sicilia già prossimo a naufragare circa nell’anno del Signore 1610”.

 Sulla porta di tramontana un’altra iscrizione precisa: “All’intemerata Madre di Dio dal titolo dell’Indirizzo essendo sommo pontefice Paolo V/ re Filippo III/ presule fr. Bonaventura Secusio patriarca costantinopolitano/ la pietà dei catanesi nell’anno del Signore 1612”. Tali iscrizioni, forse, sarebbero da considerare “aprocrife” ed  “encomiastiche”, dovute probabilmente alla popolarità del buon governo paternalistico del viceré in quanto il giovane, austero, rigoroso ed intrepido duca -che riuscì a migliorare le condizioni in cui il Regno si era trovato col vicereale predecessore, Giovanni Paceco marchese di Vigliena- sarebbe arrivato in Sicilia nel 1611 e a Catania qualche anno dopo.

   Alla costruzione della chiesa votiva, popolare “santuario Santa Maria Directionis” o della “Matri della Dirizioni” o “duntrizzu” e dell’attiguo convento carmelitano provvide il carismatico teologo catanese, staccatosi con altri frati dalla grande comunità del convento imperiale dell’Antica Osservanza (della “Santissima Annunziata”), fra’ Desiderio Placa che fece esporre la prodigiosa icona alla venerazione dei fedeli: ivi fu posta la sede definitiva (la prima, provvisoria, si trovava accanto alla chiesa “Santa Maria di Mano Santa”, nel quartiere Antico Corso) della nuova Provincia religiosa carmelitana che assunse il nome di “Primo Istituto”, poi di “Montesanto”. Nel 1635 la chiesa fu ingrandita ma crollò con il convento nel terremoto dell’11 gennaio 1693.

   Il secondo tempio carmelitano di Catania iniziò ad essere sontuosamente ricostruito in loco, sui ruderi delle Terme romane che avrebbero assunto il nome dal convento, nel 1727 da fra’ Cherubino Greco ad opera dell’architetto Andrea Amato come si ricava da un’iscrizione posta sulla porta della facciata centrale di pietra bianca siracusana: “A Dio Ottimo Massimo e alla Vergine Madre di Dio del Santo Monte Carmelo sotto il titolo dell’Indirizzo il sacro tempio iniziato nel 1727, completato nel 1835”.

   L’interno ad unica navata, a croce latina, ha sei altari laterali dedicati alla Titolare, a San Giuseppe, alla Madonna del Carmine, al Privilegio Sabatino, al Sacro Cuore e al Santissimo Crocifisso. L’altare maggiore sul presbiterio del cappellone si presenta ornato di marmo giallo con venature bianche. La chiesa, che ospita la cappelletta funebre juspatronale della nobile famiglia di don Consalvo Asmondo marchese di Villasmundo (San Giuliano), ha una cupola ottagonale simile a quella del santuario del Carmine alla Fiera, e dell’Ogninella, senza costoloni e coperta da tegole.

   La chiesa fu confiscata nel 1866 così pure il convento che successivamente fu trasformato in edificio scolastico. Nel 1918 la chiesa fu trasformata in deposto di zucchero e danneggiata soprattutto nei dipinti da un incendio doloso. Dopo fu rinnovato il pavimento con mattoni smaltati di cemento. In questi ultimi decenni, il bellissimo simulacro ligneo processionale della Madonna dell’Indirizzo, si trova custodito nella Galleria dei Vescovi dell’Arcivescovado, esposto in Cattedrale, ogni anno, nel mese di luglio.

   La sera di venerdì 4 novembre 1994 è stata venerata nella terrazza del palazzo arcivescovile da Papa San Giovanni Paolo II affacciatosi per benedire la folla che lo acclamava da via Beato Dusmet. Si conserva il restaurato fercolo settecentesco a base intagliata. In via Zappalà Gemelli, sul muro di tramontana della chiesa, anni fa si poteva ammirare un bellissimo dipinto della Madonna dell’Indirizzo, opera del pittore catanese Alessandro Abate.                                   

Antonino Blandini

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