Cronaca

L’Associazione delle ex allieve del Collegio delle suore domenicane del “Sacro Cuore di Gesù” di via Milano, a Catania, ha voluto onorare nel 150° della nascita il grande drammaturgo, narratore e prosatore agrigentino, Luigi Pirandello, affidandone la commemorazione allo scrittore, giornalista, saggista, filosofo, storico, pedagogista e regista multimediale, Giuseppe Paradiso.

Egli con raro intuito comunicativo ha proposto e commentato nel teatro del rinomato Istituto scolastico domenicano, con inedito metodo esplorativo ed esemplificativo psicanalitico -rilevatrice spia d’intenso studio letterario, psicologico e introspettivo- un’indovinata selezione di brani-spezzoni filmici di tre delle più emblematiche commedie del celebre Premio Nobel per la letteratura e osannato Accademico d’Italia.

L’originale <conferenza> -presentata con intelligente garbo e stimolante curiosità culturale dalla prof.ssa Santuzza Quattrocchi, presidente del benemerito sodalizio cattolico cittadino- ha attirato l’attenzione del folto e qualificato pubblico per l’inaspettata e stupefacente proiezione di un articolato video-film composto da tre tematiche drammatiche relative ad altrettanti lavori teatrali tratti dalla videoteca storica della Rai con personaggi interpretati da grandi attori.

Il documentario, filmato e composto nella casa del prof. Paradiso che presenta le trame intrigate ed inverosimili e i personaggi protagonisti principali, mostra larghi squarci di immagini teatrali relative a “Così è (se vi pare)”, “Il piacere dell’onestà” e “Come prima meglio di prima”, delle quali il regista ha sottolineato il profondo significato intimo e creativo, psicologico e sociologico, richiamante in riuscita sintesi la travagliata parabola umana ed artistica del Girgentano.

Paradiso nella prima opera teatrale tratta dalla novella “La signora Frola e il signor Ponza, suo suocero” -un dramma moderno del quale ricorre il centenario della prima rappresentazione- sottolinea come l’Autore abbia mostrato quanto sia difficile avere certezze al di là dello schermo ingannevole delle convezioni borghesi. Si tratta di un tema molto caro al drammaturgo agrigentino: l’inconoscibilità della realtà, della ognuno può avanzare un’interpretazione personale che spesso non coincide con quella degli altri. Da qui il paradosso del “relativismo” delle forme e dell’estrosità, l’impossibilità pratica di arrivare a conoscere la <verità assoluta> verosimilmente rappresentata dal personaggio Lamberto Laudisi, che rappresenta se stesso e le sue idee. Il commediografo polemizza sarcasticamente con la fiducia riservata ai “dati di fatto” e rivendica apertamente uguale realtà al <fantasma> della costruzione soggettiva del reale. L’enigma pirandelliano esposto con raffinata arte della conoscenza della misteriosa psiche umana in questa commedia conduce lo spettatore di fronte a quella dimensione della <verità> che nei drammi del grande scrittore risulta sempre tragicamente soggettiva.

Con la seconda opera, anch’essa centenaria e ispirata dalla sua novella “Tirocinio”, il relatore ha invitato ad evidenziare come si può diventare una macchietta, un pupazzo, quando ci si irrigidisce in certi principi in contrapposizione con chi mostra di avere una personalità ben definita. Il drammaturgo usa l’espediente del falso matrimonio sul quale si confrontano personaggi costretti a togliersi la maschera -del resto etimologicamente maschera e persona coincidono nell’etimologia classica teatrale greco-latina- dietro la quale hanno ingannato tutti compresi se stessi. Si manifesta così il vero volto della varia umanità dei protagonisti ed è sottesa la critica implacabile al ceto borghese ben pensante e rispettabile.

Nell’ultima opera, composta nel 1919 e ispirata alla novella “Veglia”, il prof. Paradiso ha fatto evidenziare come per ipocrisia a volte può essere sovvertita, in modo sconvolgente, la verità e come sia difficile riportarla alla luce. Ha precisato, inoltre, come Pirandello, baciato dalla fama e dalla gloria, sia stato lucido nel presentare le ragioni profonde della sua visione del reale e nell’osservare le dinamiche contorte della società, molto spesso intrise di ipocrisie, luoghi comuni e falsità, e mostrando, con forte effetto icastico, come l’individuo sia costretto a vivere soprattutto di apparenze, per non essere osteggiato dalla società. La tormentosa gioventù dell’insigne commediografo lumeggia con evidenti riferimenti autobiografici le più notevoli caratteristiche dell’arte sua pervasa di dottrina filosofica specialmente nel teatro, “scoperto” grazie all’intuizione di Angelo Musco, da lui considerato lo specchio più ampio e complesso della vita.

Egli ha poi fatto un accostamento tra Pirandello e Freud. In quanto a Freud, sebbene il drammaturgo non abbia mai letto opere del celebre psichiatra viennese, ha visto l’ambiente socio-culturale del suo tempo in una veste nuova, con occhio artistico psicoanalitico e teatrabile.

  Antonino Blandini

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