Cronaca

Nei giorni scorsi, personale della Sezione Investigativa del Commissariato Librino, a seguito di complessa attività info-investigativa, individuava in un casolare rurale sito nell’agro della Piana di Catania, materiale di provenienza furtiva consistente in pannelli coibentanti utilizzati per l’impermealizzazione dei tetti di magazzini o depositi di tipo industriale, cancelli in ferro e materiale edile vario, rinvenuto, parte accatastato in attesa di essere riutilizzato, parte già riciclato mediante il suo riutilizzo come tetto di un immobile, in corso di rifacimento.

La proprietaria dell’immobile, tale D.A.G., classe 1961, pluripregiudicata per reati contro il patrimonio, nonché appartenente ad una nota famiglia mafiosa riconducibile al clan “Cappello”, veniva, pertanto, deferita alla locale Autorità giudiziaria per riciclaggio di beni di provenienza illecita.

L’individuazione della merce oggetto di furto è stata effettuata dagli operanti, restringendo il campo di ricerca alla zona d’intervento ed utilizzando le fotografie della merce rubata. In particolare dalle immagini è emersa la presenza di numerosi particolari (dimensioni, colore, forma delle maniglie, ed altro) che confermavano, senza ombra di dubbio, la coincidenza del materiale rinvenuto con quello oggetto di furto.

Gli animale dell’Azienda

Il materiale, nell’immediatezza, veniva sottoposto a sequestro e, stante l’impossibilità di riconsegnarlo all’avente diritto, sia in ragione del peso e dell’ingombro, sia in ragione del loro parziale riutilizzo e, quindi, della necessità di un preventivo smembramento della copertura del casolare medesimo, veniva affidato in giudiziale custodia all’indagata, in attesa di effettuare un formale riconoscimento da parte dell’avente diritto e, previa disposizione dell’Autorità giudiziaria, concordare le modalità e i tempi di restituzione.

Inoltre, all’interno del  podere, veniva riscontrata la presenza di una piccola azienda zootecnica abusiva, con pollame vario e capi di suino non regolarmente censiti. Per tale ragione, veniva richiesta la collaborazione dei veterinari della locale A.S.P. i quali provvedevano a sanzionare  D.A.G. per abusi inerenti la tenuta di animali di allevamento, in quanto sprovvista di regolare codice d’azienda, esperendo, nel contempo, gli accertamenti sanitari di rito sul bestiame. Ed ancora, stante la presenza sul posto di un cane di razza “Pitbull”, venivano svolti gli accertamenti da parte di una pattuglia della Polizia Ambientale, fatta convergere sul posto, che, nella circostanza, riscontrava la mancanza del prescritto microchip sull’animale domestico, sanzionando per tale ragione, amministrativamente, l’indagata.

Infine, la riscontrata presenza all’interno del podere di materiale di risulta, dava luogo a separata denuncia per il corrispondente reato di tipo ambientale.

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