MusicaSpettacolo

Si è svolto al Katane Palace Hotel, nella Sala Archi, un altro concerto promosso dalla Società Catanese Amici della Musica per la stagione concertistica 2017-2018, affidata alla direzione artistica di Daniele Petralia. Questa volta si è trattato di un duo pianistico a quattro mani che ha visto esibirsi le giovani siciliane di Santa Venerina, Simona Cavaliere e Giusi Sapienza, entrambe impegnate nel perfezionamento pianistico  e  nella didattica, dopo aver conseguito a pieni voti la Laurea di secondo livello all’istituto Musicale “Vincenzo Bellini” di Catania, l’una col maestro Petralia, l’altra sotto la guida di Giovanni Cultrera.

Accattivante la scelta del programma, molto apprezzato dall’uditorio grazie a  una solida intesa delle giovani pianiste, pronte a trasfondere grinta e sensibilità melodica  attraverso un tocco duttile  e ampiamente scorrevole, che non ha lesinato cure stilistiche e interpretative: ne abbiamo avuto prova sin dalla solarità della Sonata k.381 in re maggiore per clavicembalo a quattro mani, composta nel 1772 a Salisburgo da Wolfgang Amadeus Mozart. A seguire,  la Petite Suite  di Claude Debussy, dove le pianiste ben si destreggiavano tra andamenti cullanti e deliziosi, alternati ad accenti frizzanti ed energici lungo i quattro movimenti d’atmosfera, tipici del lirismo rievocativo debussysta che ha fruito di attenti dosaggi dinamici: En bateau, Cortège, Minuetto e Ballet, dall’ondeggiare di una barca a una parata festosa, alle movenze danzanti finali,  ben rimarcate dal duo. Un  clima  trascinante poi si instaurava, per il tratto estroverso che le connota, nelle Danze ungheresi di Johannes Brahms, dal cui corpus le pianiste hanno eseguito le n. 1, 2 e 5, coi ritmi pulsanti dell’anima popolare ungherese e del folclore tzigano, trasponendone sulla tastiera le variazioni agogiche,  con effetti di immediatezza espressiva che hanno catturato gli applausi e l’entusiasmo del pubblico sino al bis  finale della danza  n. 5. Un’impronta del tutto differente connotava poi la Sonata di Francis Poulenc in tre movimenti ( Prelude, Rustique e Final), del 1918, all’insegna di un’eclatante modernità, che le pianiste rivisitavano con disinvoltura e impeto, congeniali a un avveniristico linguaggio novecentesco.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post