Musica

All’inizio della Grande e Santa Settimana in preparazione al Triduo Pasquale, nel salone-teatro dell’Istituto scolastico delle suore domenicane del “Sacro Cuore di Gesù”, a cura dell’Associazione Ex allieve presieduta dall’instancabile e dinamica professoressa Santuzza Quattrocchi Paradiso, che ha presentato, con espressioni emozionate e appropriate al clima doloroso della tragedia gerosolimitana del Golgota, l’eccezionale evento artistico-cultural-teatrale di profonda spiritualità cristiana, in sintonia con il tempo liturgico di fine quaresima, il quartetto “Soli Bassi e Ti Cuntu” -composto da Lucia Inguscio, Loredana Midolo, Tiziana Cavalieri violoncello e da Patrizia Privitera contrabbasso provenienti dal conservatorio catanese, con presentazione e voce narrante del professore Davide A. S. Gullotta autore, regista ed attore- ha eseguito con delicato e umanissimo pathos devozionale ispirato alla genuina religiosità popolare delle genti di Sicilia, il concerto “Viaggio Musicale, tra note e parole, nella Passione di Nostro Signore Gesù Cristo”.

L’ensemble, che tutta al femminile spazia nel repertorio dal classico al moderno interpretandone stili e generi, ha eseguito uno splendido ed indimenticabile “Concerto di Pasqua” presentando in musica e versi l’antica ritualità della Pasqua cristiana in Sicilia, molto ricca di suggestioni e di tradizioni, molte delle quali “vivono ormai solo nei ricordi e si sono smarrite nei corridori del tempo” come riconosce con nostalgia il presentatore.

Le quattro eccellenti musiciste catanesi hanno accompagnato, con magistrale sensibilità acustica e sonora, una meditazione orante in preparazione alla Santa Pasqua di Passione, Morte e  Risurrezione del Figlio di Dio, la narrazione quasi “fiabesca” -ma verosimile nella profonda realtà storica dell’antica e sofferta pietas popolare socula- dei riti, delle credenze, delle tradizioni del nostro popolo devoto anelante al riscatto e alla redenzione da tante forme di schiavitù. Ecco alcuni dei brani eseguiti durante la serata vigiliare: Haydn Sant’Antony corale, Bach aria sulla quarta corda e Canzona, Vivaldi largo, Mozart Ave Verum, Pergolesi Stabat Mater, Albinoni Adagio, Williams Schindler list, Ave Maria di Guarini, Mascagni Intermezzo, Frisina Magnificat.

Dopo aver chiarito il significato storico-religioso della Pasqua cristiana, dalle antichissime origini biblico-pastorali ad oggi, il prof. Gullotta ha ricordato quanto scritto da Leonardo Sciascia a proposito delle <lamentazioni> (“…non c’è paese in Sicilia, in cui la passione di Cristo non riviva attraverso una vera e propria rappresentazione, in cui persone vive o gruppi statuari non facciano delle strade e delle piazze il teatro di quel grande dramma…”) e ha recitato alcuni testi in lingua italiana e siciliana ricchi di fede e di umanità che hanno suscitato sentimenti di profonda commozione in tutti i presenti, come il “Lamentu di Maria” di Lionardo Vigo (“tutti vui considerati,/ Chi passati per la via./ Si mai pena arritrovati/ Similialla pena mia…”), le “Lamentazioni XVII secolo” (O Diu, chi lustru ri luna! Quantu viu a caminari; Ci passai ri la porta nova…”), “Lamentu d’n servu a un santo Crocifisso” (“Un servu tempu fa, di chista piazza, cussì priava a Cristu e ci dicia…”), “Orazioni o Signuri ‘nta Cruci XVI sec.” (“Sti piriuzzi su sacrati/Ca a la cruci su ‘nchiuvati/ Gesù Cristu ridnturi/ Murivi ‘ncruci pi nostru amuri…”).

E poi una <riscoperta> impensata: la deliziosa descrizione dell’aria di festa per Pasqua tratta da “I Malavoglia” di Giovanni Verga: “La Pasqua era vicina. Le colline erano tornate a vestirsi di verde, e i fichidindia erano di nuovo in fiore. Le ragazze avevano seminato il basilico alla finestra, e ci venivano a posare le farfalle bianche. La mattina, sui tetti, fumavano le tegole verdi e gialle, e i passeri vi facevano gazzarra sino al tramonto. Anche la casa del nespolo sembrava avesse un’aria di festa, il cortile era spazzato, gli arnesi in bell’ordine lungo il muricciolo e appesi ai piuoli, l’orto tutto verde di cavoli e di lattughe, e l camera aperta e piena di sole che sembrava contenta anch’essa, e ogni cosa diceva che la Pasqua si avvicinava…”.

A conclusione della toccante e nostalgica rievocazione della Pasqua a Catania dei nostri avi, anche un tempo non troppo lontano allorché il campanone di S. Agata e le campane delle altre chiese si “scioglievano” poco prima di mezzogiorno, “Soli Bassi e Ti Cuntu” hanno augurato una santa Pasqua a tutti suscitando un’ovazione di applausi meritatissimi.

 Antonino Blandini

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