Catania News

Sullo stop al bando Periferie a seguito del decreto Millleproroghe, la Cgil e il SUNIA (sindacato inquilini) di Catania chiedono al sindaco Pogliese, “di unirsi alle proteste ed al ricorso al TAR che altri sindaci hanno deciso di fare contro l’emendamento al decreto”.

Per i due sindacati catanesi, sul tema delle Periferie c’è stato un generale disinteresse  da parte dei governi ed un approccio tardivo, ma il Piano periferie “pur avendo avuto, fin dall’inizio, una  visione carente di prospettive rispetto alla complessità dei problemi che determinano il disagio in luoghi oggetto di interventi solitamente episodici e frammentati, aveva previsto uno stanziamento di fondi rilevante, per questo non è accettabile che vengano congelati al 2020”.

A Catania, come in molti altri comuni, i progetti erano stati approvati e le somme stanziate, “mentre in alcune città addirittura era già avviata la messa in opera dei progetti  – si legge in una nota firmata dalle due sigle- e l’emendamento approvato non solo impedirà il raggiungimento degli obiettivi previsti ma produrrà una dispersione economica importante, determinando un passaggio senza senso che va dall’investimento per lo sviluppo locale ad una vera e propria diseconomia per la perdita di risorse”.

Il blocco dei fondi per il bando periferie rappresenta un vero e proprio scippo,  “perché se è vero che questi fondi sono stati spostati verso un’altra voce di bilancio, con cui il governo intende finanziare un intervento che consentirà ai comuni di utilizzare gli avanzi di bilancio bloccati dal “patto di stabilità”, riteniamo non ammissibile  che alcune voci siano finanziate, sottraendo fondi ad altri interventi importanti quali quelle delle aree periferiche.

E’ un atto che oltre ad avere il sapore dell’ incostituzionalità, fa  si che le periferie non possano più fare affidamento  su risorse per le quali i sindaci dei comuni hanno già sottoscritto anni fa convenzioni con il governo”.

Ricordiamo che a beneficiare del bando periferie erano 96 tra comuni e città metropolitane , per 1625 interventi  da realizzare sul territori di 326 comuni, nei quali risiedono quasi venti milioni di italiani.

Fra queste anche il Comune di Catania per il quale era stato già approvato un progetto per S.Giovanni Galermo e Trappeto Nord per un importo complessivo di oltre 17 milioni di euro , mentre per Catania città  metropolitana,  vi era lo stanziamento di ulteriori 40 milioni di euro. In totale lo “scippo” ai danni di Catania è di 58 milioni di euro.

L’ANCI che ha già dichiarato guerra all’emendamento, ha analizzato dati che evidenziano come “i comuni e le città metropolitane hanno già sottoscritto convenzioni, spese, oneri amministrativi e gestionali, inserito nelle programmazioni triennali delle opere pubbliche tali investimenti, nei  bilanci triennali le previsioni di spesa, insomma hanno avviato una serie di procedure ad evidenza pubblica  che li hanno portati ad una fase avanzata della misura in atto”. Resta dunque da chiedersi davvero cosa accadrà adesso.

Nel frattempo, nelle periferie catanesi,  associazioni, scuole e sindacati lavorano affinché gli abitanti possano prendere coscienza e sentirsi protagonisti. Ma tutto ciò  rischia di trasmettere un senso di impotenza e ancor più di abbandono da parte dello Stato.

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