Catania News

Quella scattata dalla Flc Cgil Catania, nel corso del suo quarto Congresso provinciale, è una fotografia assai sfocata, dove ad essere nitidi ed inequivocabili sono solo i dati riportati nella relazione della segretaria generale Antonella Distefano, il cui incarico è stato prorogato dall’assemblea composta dagli 84 delegati, i quali hanno anche votato il documento programmatico e politico. Cita Giuseppe Di Vittorio, uno dei più ricordati e amati sindacalisti, la segretaria Distefano, per paventare un ritorno “all’oscurantismo nella società di oggi, consumistica e superficiale che non ha compreso la necessaria evoluzione culturale osteggiata con continui attacchi alla scuola pubblica”. E da qui, i numeri, snocciolati punto per punto di tutti i comparti della scuola, università, ricerca, formazione professionale e alta formazione artistica e musicale (AFAM).

Lo studio “Education at a glance” relega l’Italia al penultimo posto tra i paesi dell’OCSE per investimento in istruzione: rispetto alla spesa pubblica, quella riservata all’istruzione è costantemente scivolata dal 2000 ad oggi fino al 9%, che in percentuale al Pil corrisponde al 4,9%, mentre la media OCSE è del 6,2%. Altro trend negativo, a livello nazionale, è Il numero degli alunni: tra le quattro regioni in cui il decremento è più consistente, la terza, però, è la Sicilia con -12.487.  Ma a questa diminuzione non corrisponde un alleggerimento delle classi che al contrario restano sovraffollate e difronte alle quali gli organici rimangono insufficienti.

Il tempo pieno è quasi inesistente, ciò comporta che gli studenti siciliani, rispetto a quelli del Nord hanno 2145 ore di lezioni in meno. “Investire sul tempo pieno – ha sostenuto Antonella Distefanosignificherebbe non solo alzare i livelli occupazionali, ma anche garantire un diritto allo studio equo, che sia strumento a sostegno di politiche sociali, soprattutto nei quartieri ad alto rischio di dispersione scolastica e di disagio sociale, per un’azione seria e vera di prevenzione contro la sempre più crescente microcriminalità tra i giovanissimi”. Questione che va di pari passo con la necessità di adeguare le strutture scolastiche catanesi, assai precarie.

Discorso a sé, la tanto contrastata Legge 107 sulla Buona scuola, per la quale la Flc Cgil auspica la totale abolizione, per quanto molte storture siano state eliminate dal contratto nazionale firmato qualche mese fa, che ha migliorato le condizioni di lavoro del personale ATA e smontato la chiamata diretta, il bonus premiale, l’utilizzo dell’organico di potenziamento, le risorse dell’alternanza scuola-lavoro.

“Anche l’università, non se la passa meglio”, ha proseguito la segretaria davanti alla folta platea di iscritti e relatori, tra cui Francesca Ruocco, segretaria di organizzazione Flc Cgil, Graziamaria Pistorino, segretaria regionale Flc Cgil Sicilia, Saverio Piccione, segretario di Organizzazione Cgil Sicilia, Giacomo Rota, segretario generale Cgil.

 “Il costante taglio dei fondi ha portato l’università pubblica a dipendere per il 30% da finanziamenti privati – ha affermato – con una pericolosa concentrazione degli atenei sbilanciata verso il Centro-Nord”.

A Catania, il numero dei corsi attivati è in costante calo: dai 182 del 2009 è passata ai 100 attuali, così come le iscrizioni sono oggi 41.066 a fronte dei 58.225 dello stesso 2009. Quanto alle vertenze sindacali, rispetto al piano di stabilizzazioni, mancano all’appello ancora 121 precari storici. Stesso limbo nel quale si trovano anche 200 lavoratori universitari del Policlinico catanese ma per motivi diversi “esautorati dei propri diritti di appartenenza ai ruoli universitari”, ricorda la segretaria.

Nemmeno la Ricerca si è salvata dal sacro fuoco del risparmio a tutti i costi: la spesa italiana in ricerca e sviluppo resta al di sotto della media UE: l’1,29% del Pil contro i 2,03%. L’equivalente di 21,6 miliardi contro i 92 miliardi della Germania. “Su Catania bisogna ripensare a come mettere a sistema tutti i soggetti interessati puntando ad ampliare conoscenza e innovazione”.

Così come è necessario affrontare il rapporto tra le varie istituzioni come Conservatori e gli ex istituti musicali pareggiati accademie statali e quelle legalmente riconosciute. È emblematico il caso dell’Istituto Vincenzo Bellini che rischia la chiusura, alla luce dei mancati finanziamenti del comune di Catania, dichiarato in dissesto finanziario. La Flc Cgil Catania, assieme alle altre sigle sindacali, ha proclamato lo stato di agitazione, accogliendo la richiesta proveniente dall’assemblea dei lavoratori esasperati dal perdurare della mancanza di corresponsione degli stipendi, fermi al mese di luglio, del salario accessorio dal 2014 ad oggi, delle ore aggiuntive di insegnamento dal 2015 ad oggi, degli arretrati contrattuali, delle ore di insegnamento dei docenti a contratto, per un totale di arretrati che supera la spaventosa cifra di 2 milioni di euro. “L’iter della statizzazione resta l’unica strada per mantenere in vita il Conservatorio nella città del Cigno Vincenzo Bellini – ha sottolineato Antonella Distefano – saremo al fianco dei lavoratori per scongiurare il disastro che si profila”.

Il 17 ottobre è prevista una nuova assemblea di tutti gli addetti nella quale si decideranno le forme di lotta e mobilitazione necessarie.

E infine, la formazione professionale “attanagliata da una crisi gravissima che desta forti preoccupazioni nel sindacato anche per l’assenza di un interlocutore politico” per Antonella Distefano. “Forte è l’esigenza – ha concluso – di riformare e depurare il comparto dalla ‘mala gestio’ che l’ha fatto implodere, a cui deve seguire una tutela dei livelli occupazionali dei lavoratori storici da anni sospesi, licenziati e senza più ammortizzatori sociali”.

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