Cronaca

L’Italia è il fanalino di coda per denatalità nel mondo, un problema noto, non da oggi, ma da decenni, che sta diventando una vera e propria emergenza, come dimostrano le recenti misure inserite nella proposta di manovra del governo e le dichiarazioni del Ministro della Salute Giulia Grillo.

I dati, tra i peggiori dell’intero pianeta, parlano chiaro: nel nostro Paese si fanno solo 1,3 figli per coppia e la media della donna che approda alla prima gravidanza di 32 anni (dati ISTAT 2018 – rif. Al 2017). Nasce così l’esigenza e il relativo impegno, da parte delle Istituzioni e delle diverse professionalità coinvolte nella riproduzione umana, di preservare la salute riproduttiva della popolazione presente e futura, individuando i corretti stili di vita ed evitando i rischi ambientali; il dovere di informare che l’infertilità, ove accertata, non è uno status naturale ma una malattia, come ha già da molto tempo riconosciuto l’Oms. Cresce altresì il bisogno di ottimizzare e ridurre al minimo il cosiddetto “time to pregnancy”: il tempo cioè che trascorre dal momento in cui si decide di diventare genitori alla gravidanza. Tutte le suddette priorità vanno a costruire il concetto di “fertilità sostenibile”, che sarà espresso e sviluppato dalla Società Italiana della Riproduzione Umana (SIRU), la prima società scientifica italiana per numero di iscritti ad occuparsi della materia, in occasione del Congresso che si terrà tra pochi giorni, dal 15 al 17 novembre, a Catania, nei locali dell’Hotel Baia Verde.  

Prof. Antonino Guglielmino

Troppi ritardi si accumulano per ottenere una corretta diagnosi e una terapia adeguata – ha dichiarato il Prof. Antonino Guglielmino, Presidente della SIRU e Responsabile del Centro Unità di Medicina della Riproduzione di Catania – una volta che la coppia si sia resa conto che alla base dell’eventuale insuccesso possono esserci problemi di infertilità legati ai più vari fattori. Si tratta di un percorso diagnostico che spesso viene rinviato troppo a lungo, o affrontato dalla coppia in modo estemporaneo, senza essere opportunamente seguita e supportata sul piano sanitario. Da qui la missione che caratterizza la Siru fin dalla sua istituzione: creare nel territorio un’efficiente rete della fertilità e della medicina della riproduzione. E ciò al fine di stabilire buone pratiche comuni da condividere e applicare, mettendo al servizio della coppia le diverse professionalità competenti: dal primo approccio con i medici di famiglia e consultoriali, agli specialisti, ginecologi, andrologi, biologici, senza trascurare la fondamentale assistenza psicologica e, se è il caso, giuridica”.

L’apporto dei giuristi si è rivelato ed è fondamentale sotto diversi aspetti, non solo per eliminare i divieti anticostituzionali presenti nella legge 40 (eterologa, diagnosi preimpianto, ecc.), ma per maturare più in generale percorsi rispettosi dei diritti della persona e di quello alla salute (anonimato dei donatori di gameti, consenso

informato, embrioni abbandonati, ecc.). E ancora per formulare proposte atte ad uniformare sul territorio nazionale la normativa relativa alle prestazioni sanitarie inserite nei Lea, ma ancora di difficile esperibilità, con il conseguente perdurare della migrazione sanitaria.

In questa visione e con tale impostazione, la rete della fertilità permetterebbe di ampliare sempre più i benefici e i beneficiari della medicina della riproduzione, la cui continua evoluzione e gli straordinari progressi aprono ogni giorno nuove frontiere. Uno scenario di cui il Congresso catanese del 15-17 novembre darà importanti anticipazioni attraverso gli interventi di illustri clinici, studiosi e con la partecipazione attiva di tutte le associazioni italiane di pazienti.

Uno degli scopi principali sarà quello di redigere, sulla base delle più attuali conoscenze, linee guida clinico-scientifiche condivise con coloro che quotidianamente operano nel settore. Accanto alle linee guida saranno presentate le proposte di modifica delle norme che regolano la riproduzione assistita in Italia, per costruire un quadro giuridico e legale, ragionevole e adeguato. Al riguardo è prevista l’interlocuzione con i rappresentanti delle Commissioni della Camera dei Deputati e del Senato, quali organi istituzionali preposti alla discussione in sede parlamentare.

Saranno inoltre individuate le risposte ad alcune delle questioni emerse nei Congressi regionali della SIRU e nei diversi incontri che si svolti nel 2018 nella maggioranza delle Regioni italiane animate anche dal lavoro dei diversi Gruppi di interesse speciale, insieme all’Osservatorio giuridico-legale della SIRU.

Con il 2° Congresso nazionale la SIRU effettuerà un ulteriore passo avanti nella realizzazione di un ponte tra la scienza e la persona, che va sempre posta al centro del sistema di prevenzione e cura della salute riproduttiva.

Tra gli interventi si segnalano: “The effect of climate and environmental toxicants on reproductive health, before and during pregnancy and on human development” di Jeanne Conry, past President di The American College of Obstetricians and Gynecologist Federazione Internazionale delle Società della Fertilità (IFFS); “La diminuzione delle nascite: fenomeno congiunturale o cambiamento antropologico della genitorialità”; “Cultural and religious aspects of assisted Reproduction” di Hassan Sallam, Fondatore e past President della Società Mediterranea della Medicina della Riproduzione MSRM; “Declino della fertilità maschile: importanza dell’andrologo” di Aldo Calogero; “L’embriologia come espressione della nuova frontiera della biologia” di Vincenzo D’Anna, Presidente Nazionale Ordine dei Biologi. E ancora l’intervento di Giovanni Scambia, Presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia; quello di Antonino Guglielmino, presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana, e quelli di Paola Viganò e Luigi Montano, che completano la terna della presidenza della Siru.

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