Cronaca

A undici anni dal ritorno alla Casa del Padre di frà Michele Piccirillo OFM, avvenuto il 26 ottobre 2008 a Livorno, mi pare doveroso ricordare questo insigne archeologo di Terra Santa, che ho avuto il privilegio di conoscere personalmente nello Studio Biblico di Gerusalemme insieme a padre Bellarmino Bagatti OFM e a padre Virgilio Corbo. Padre Michele, nell’umiltà francescana, insieme a padre Bellarmino Bagatti OFM (1905-1990), che è stato l’iniziatore dell’archeologia cristiana in Terra Santa, e a padre Virgilio Corbo OFM (1918-1991) fecero ascoltare e diedero valenza scientifica alla “voce delle pietre” che testimoniano quanto avvenne in Terra Santa e in Giordania, sia al tempo dell’Antico che del Nuovo Testamento.

Michele Piccirillo, che nacque il 18 novembre 1944 a Carinola, in provincia di Caserta, a undici anni  manifestò il desiderio di diventare francescano di Terra Santa. Dopo aver studiato a Roma e a Perugia, a 16 anni si trasferì in Israele  dove intraprese il noviziato nell’Ordine dei Frati Minori della Custodia di Terra Santa. Gli anni della formazione e degli studi lo portano a Emmaus el-Qubeibeh e a Betlemme dove, dopo aver frequentato il liceo e poi la facoltà di Teologia a Gerusalemme,  il 5 luglio 1969 venne ordinato sacerdote. Padre Michele completò a Roma la formazione in Teologia e Sacra Scrittura presso gli Atenei pontifici, e si laureò anche in Archeologia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università la Sapienza. Nell’ottobre 1974 padre Piccirillo ritornò a Gerusalemme e lì si stabilì nel convento della Flagellazione, sede dello Studium Biblicum Franciscanum (SBF), svolgendo il ministero di docente e di archeologo, sotto la guida del confratello padre Bellarmino Bagatti, sacerdote di grande spiritualità, uomo di pace e  grande  archeologo, specialmente  per le importanti scoperte fatte in Terra Santa e, in particolare, nella basilica dell’Annunciazione di Nazaret. Padre Piccirillo fu guidato nelle ricerche anche da padre Virgilio Corbo, noto per aver ritrovato nella città di Cafarnao una dimora  del I sec. a.C.,  attribuita in seguito all’apostolo Pietro, sulla quale venne poi costruita una chiesa ottagonale dedicata al santo.

Padre Piccirillo ha sempre finalizzato  l’attività  di docente  allo Studium Biblicum Franciscanum  alla crescita umana e culturale delle popolazioni locali. Egli nel 2000 ha ideato e ha dato vita a numerosi progetti, tra i quali ricordiamo il Mosaic Center di Gerico, con lo scopo di tutelare,  promuovere e rendere disponibile il patrimonio artistico e culturale alla gente dei Territori Palestinesi. L’arte del mosaico e il Centro di Gerico – che  occupano un posto significativo nella storia culturale palestinese – fanno rivivere questa tradizione attraverso il  lavoro di conservazione e di  produzione di mosaici di nuova realizzazione.  In collaborazione con la Custodia di Terra Santa, il Centro si occupa del restauro di numerosi mosaici e dei Santuari. Tra questi c’è anche un progetto di cantiere-scuola nel santuario del Getsemani a Gerusalemme, la riscoperta e la valorizzazione delle antichità di Sebastya. Padre Michele ha sostenuto anche la riqualificazione dellʼartigianato del legno e della madreperla a Betlemme. Per questi stessi progetti, egli  si impegnò personalmente per ottenere la cooperazione dei governi dei paesi dellʼUnione Europea e degli Stati Uniti; merito che gli fu riconosciuto da rappresentanti di istituzioni politiche e culturali internazionali e personalità israeliane, giordane e palestinesi. L’attività di archeologo di padre Piccirillo si estese a molti paesi del Medio Oriente e il primo ritrovamento di rilievo avvenne in Giordania sul monte Nebo nel 1976 quando, durante i lavori di restauro delle rovine del Santuario di Mosé, ulteriori scavi portarono alla luce la Cappella del Battistero, decorata con preziosi mosaici del VI secolo. Il monte Nebo appartiene all’ideale catena dei “monti di Dio” sulle quali il Signore si è rivelato all’umanità. Il carattere evocativo del monte Nebo rispetto all’esodo del popolo d’Israele, alla vicenda del patriarca Mosè e alla Terra Promessa, trascende nettamente il suo valore orografico. Questo “monte” si trova nella vicina Madaba,in Giordania;  sui fianchi del monte scorrono le acque di diverse sorgenti perenni. Ayoun Mousa (la sorgente di Mosè) è particolarmente importante perché fu la sede delle prime comunità di monaci che s’installarono sulla “montagna sacra”. Nel IV sec. quei monaci costruirono il primitivo santuario, adattando a chiesa un edificio preesistente. Nel VI sec. la chiesa fu ampliata e dotata di celebri mosaici. Altre chiese mosaicate sono localizzate nelle zone vicine.

Nel libro del Deuteronomio si trova il richiamo biblico più importante per il monte Nebo: <<Poi Mosè salì dalle steppe di Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico. Il Signore gli mostrò tutta la terra: Gàlaad fino a Dan, tutto Nèftali, la terra di Èfraim e di Manasse, tutta la terra di Giuda fino al mare occidentale e il Negheb, il distretto della valle di Gerico, città delle palme, fino a Soar. Il Signore gli disse: “Questa è la terra per la quale io ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: “Io la darò alla tua discendenza”. Te l’ho fatta vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!”. Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nella terra di Moab, secondo l’ordine del Signore. Fu sepolto nella valle, nella terra di Moab, di fronte a Bet-Peor. Nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba. Mosè aveva centoventi anni quando morì. Gli occhi non gli si erano spenti e il vigore non gli era venuto meno. Gli Israeliti lo piansero nelle steppe di Moab per trenta giorni, finché furono compiuti i giorni di pianto per il lutto di Mosè>> (Dt 34,1-8).

Dal 1978 padre Piccirillo partecipa agli scavi in Giordania a Jebel Mishnaqa e, nel 1984, a en-Nitl. Nel 1986 egli dà inizio alla prima campagna di scavi archeologici  ad Umm al-Rasas, che identifica con la città biblica di Mephaat, dove nella chiesa di San Paolo rinviene pregiati mosaici e testimonianze della presenza di popolazioni di fede cristiana e musulmana. Le campagne di scavi dirette da padre Michele portarono alla luce un complesso archeologico così vasto e rilevante che l’UNESCO lo ha inserito nel 2004 fra i patrimoni dell’umanità.

Dal 1987 al 2000 padre Piccirillo è stato professore inviato di Palestinologia al Pontificio Istituto Biblico di Roma e, come epigrafista, ha studiato e interpretato le iscrizioni in lingua greca, latina, araba e siriaca, rinvenute sui mosaici o su monete e altri manufatti. Tantissime sono le sue pubblicazioni scientifiche, con saggi e articoli su riviste, in cui illustra le ricerche storiche e archeologiche condotte per circa 25 anni. Padre Michele, che ha organizzato e sostenuto sempre attività culturali come le Scuole dei Mosaici di Madaba e Gerico, ha manifestato e promosso il reciproco rispetto e la collaborazione tra le diverse culture e religioni in luoghi coinvolti spesso in eventi bellici.

ll mosaico bizantino della Mappa di Gerusalemme nella chiesa di san Giorgio di Madaba

Il celebre mosaico bizantino della Mappa di Madaba del 560 – che si trova nella chiesa bizantina di san Giorgio in Giordania – venne  scoperto nel 1890 durante la costruzione della chiesa. Padre Piccirillo lo chiamava la <<Carta geografica delle terre bibliche, dal Libano all’Egitto, dal Deserto Arabico al Mare Mediterraneo con al centro Gerusalemme>>. Per l’insigne archeologo questa “Mappa” era un esempio che rappresentava un’unica e medesima ragione in un mondo pacifico e unito. Oggi, per lui  che era un uomo di pace convinto, il lavoro di ricerca e di studio dovrebbe  portare al dialogo e all’amicizia, che sono i fondamenti della pace.

In Siria padre Piccirillo collaborò in misura determinante al progetto di conservazione e restauro del grande mosaico del 442 d.C. di Tayybat al-Imam-Hama (mt 30×22) nella chiesa dei Santi Martiri.

Mosaico di Tayybat al-Imam-Hama (mt 30×22) nella chiesa dei Santi Martiri.

A Sebastiya, in Cisgiordania, superando difficoltà di ogni genere, padre Piccirillo era riuscito ad avviare il progetto di scavi e di esposizioni dei reperti archeologici, coinvolgendo così la comunità locale a partire dai resti dell’imponente basilica crociata di san Giovanni Battista, in parte trasformata in moschea.

Sebastiya – Chiesa di san Giovanni Battista

Sono numerosi gli incarichi di prestigio che padre Michele ha ricoperto: Consultore della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa; Membro della Pontificia Accademia Romana di Archeologia; Membro della Royal Asiatic Society di Londra; Membro del Comitato Direttivo dell‘Association internationale pour l’étude de la mosaïque antique (AIEMA) di Parigi.

Tra le pubblicazioni di padre Piccirillo ricordiamo: Chiese e Mosaici della Giordania Settentrionale, Jerusalem, 1981; La Montagna del Nebo, Jerusalem 1986; I Mosaici di Giordania, Roma 1986; Chiese e Mosaici di Madaba, Milano-Jerusalem 1989; Con Gesù in Terra Santa – Gerusalemme 1998; Vangelo e Archeologia. Tracce cristiane in Palestina, Milano 1998; (con P. E. Alliata OFM) Mount Nebo, New 1967-1997Archaeological  Excavations Jerusalem 1998;  II Viaggio del Giubileo. Alle radici della fede e della Chiesa, Ed. Custodia di Terra Santa Jerusalem 2000; The Mosaics of Jordan, in B. MacDonald-R. Adams-P. Bienkowski (eds). The Archaeology of Jordan, Scheffied 2001, pp. 671-676; In Terra Santa. Dalla crociata alla custodia dei Luoghi Santi, Ed. Artificio Skira, Milano 2000; Lʼ Arabia cristiana. Dalla Provincia imperiale al primo Periodo Islamico, Jaca Book, Milano 2002; Io Nicola de Martoni di Carinola, Il pellegrinaggio da Carinola a Gerusalemme 1394-1395, (SBF Collectio Maior 42), Jerusalem 2003; La Nuova Gerusalemme. Artigianato palestinese al servizio dei Luoghi Santi (SBF, Collectio Major 51), Edizioni Custodia di Terra Santa – Regione Piemonte: Centro di Documentazione del Sacri Monti, Calvari e Complessi devozionali europei. 2007; La Palestina cristiana I-VII secolo, Centro editoriale dehoniano (EDB), Bologna 2008.

Per impegni di lavoro padre Piccirillo lasciò Gerusalemme il 2 giugno 2008. La grave malattia, scoperta qualche settimana dopo, gli impedì di farvi ritorno. Padre Piccirillo, che morì a Livorno il 26 ottobre 2008, all’età di 64 anni, aveva manifestato il desiderio di riposare al Monte Nebo, in Giordania, dove aveva lavorato per tanti anni, mettendo in pratica ogni giorno il suo mestiere di archeologo e la sua vocazione di Frate Minore della Custodia di Terra Santa, che lo ha condotto a farsi esploratore dei segni della Rivelazione nelle pietre calpestate dai profeti e dal Figlio di Dio in persona. Padre Piccirillo desiderava essere sepolto accanto al Memoriale di Mosè che, in oltre trent’anni di studio e  di lavoro, aveva scavato pietra per pietra, portando alla luce gli antichi e preziosi mosaici. E così è stato.

Antica Basilica del Memoriale di Mosé sul Monte Nebo

Tomba di Padre Michele Piccirillo accanto al Memoriale di Mosé sul Nebo

Ora che padre Michele Piccirillo riposa sotto gli alberi nella pace del Monte Nebo, di lui resta la grande quantità degli scritti e il lavoro realizzato. Un patrimonio che chiede di essere valorizzato e un’opera che ora si dovrebbe proseguire; ma di lui resta la passione per le “pietre vive”: la presenza dei cristiani in Terra Santa. Egli amava spesso ripetere che il senso del suo impegno era quello di trovare le tracce del passato per rafforzare la fede nel presente. Nella Palestina, tanto provata dal dolore e dalla sofferenza, l’archeologia diventava anche il modo per aiutare le comunità cristiane a perseverare proprio nel nome della fede tramandata dai Padri.

Tra le testimonianze più autorevoli del lavoro di studioso svolto da padre Piccirillo ricordiamo quanto scrisse di lui il Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi il 19 febbraio 2001 all’indomani della visita al Monte Nebo:

Il Presidente della Repubblica Ciampi e la moglie Signora Franca sul Monte Nebo

<<La ringrazio per averci ricevuto alla Missione Francescana del monte Nebo e di averci guidato nella visita al Memoriale di Mosè, alla chiesa e alla Missione Archeologica. Nessuno di noi ha potuto sottrarsi alla suggestione della memoria biblica e del messaggio contemporaneo di pace e di speranza che ci trasmette, oggi più necessario che mai. A settant’anni dall’inizio degli scavi sul Monte Nebo, la Missione Archeologica Francescana ha ridato vita ad una pagina di Storia Sacra che è alle origini della civiltà cristiana. Visitare il Monte Nebo è guardare a radici che conoscevamo ma credevamo invisibili e sepolte. La riscoperta del sito che si protende verso la valle del Giordano e il Mar Morto, di fronte a Gerico e a Gerusalemme, ha un significato profondo per chiunque. Credente o no. Vi convergono le tradizioni delle tre grandi fedi monoteiste, a testimonianza di un retaggio comune che ci deve spingere al rispetto reciproco e alla comprensione>>.

L’amore per la Terra Santa, per le “pietre vive” ha spinto padre Michele a farsi sempre ambasciatore di pace e di dialogo tra le genti e le culture. Un impegno che considerava  importante tanto quanto la ricerca scientifica. Padre Piccirillo <<fu uomo di dialogo con i musulmani e con gli archeologi ebrei che conosceva e con i quali discuteva spesso – ha ricordato il biblista francese padre Frédéric Manns OFM, Direttore emerito dello Studium Biblicum di Gerusalemme, nell’omelia per le esequie celebrate a Roma – la vocazione di Gerusalemme è di fare di due popoli un solo popolo di figli di Dio. Essere figlio di Dio significa rispettare l’altro, la sua cultura, le sue tradizioni. Padre Michele, da esperto archeologo, criticava spesso la falsa archeologia che cerca solo scoop televisivi. Ogni anno – scriveva – siamo di fronte a qualche falso ritrovamento importante. Ma sono solo cose commerciali senza fondamento scientifico. Oggi i luoghi della predicazione di Gesù sono teatro di guerra, incomprensione, ostilità, chiusura. Luoghi sacri alla tre grandi religioni monoteiste unite e al tempo stesso divise da quel lembo di terra così arido e così spirituale. In questo contesto padre Michele ha voluto seminare la pace di Cristo>>.  Ecco chi era padre Michele Piccirillo OFM: cristiano coerente, archeologo francescano e umile  uomo di pace. Merita di essere ricordato ed è doveroso  farlo anche conoscere per tramandarne la memoria. Per questo il Signore gli doni la sua pace e <<La sua memoria sarà sempre benedetta>>  (1Mac 3,7).    

Padre Michele Piccirillo, il 20 marzo 2000,  mostra dal Monte Nebo a san Giovanni Paolo II  la Valle del Giordano così come la vide Mosè

Diac. Dott. Sebastiano Mangano

Già Cultore di Letteratura Cristiana Antica nell’Università di Catania

 

2 commenti

  1. È un ricordo perfetto per il grande padre Michele. Quanti ricordi ho di Lui. Il suo papà e la sua mamma sono venuti con me in tanti Pellegrinaggiin Terra Santa e Giordania dal 1976 in poi.

  2. Ero diplomando in mosaico a Ravenna, nel 1976, quando P. Piccirillo venne a Ravenna alla ricerca di mosaicisti. L’Istituto Regionale scelsce il mio nome per essere segnalato a P. Michele. Vi andai nell’estate 1976 e replicai, assieme ad altri, nell’estate 1977. Partecipai dunque allo scavo del bel mosaico del 531, e al suo riordino. Ne ho un graditissimo ricordo. Poi divenni docente di materie musicologiche nei Conservatori di Musica a Venezia e a Pesaro. Buoni studi a tutti. Saluti carissimi. Domenico Tampieri (Faenza, RA)

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