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Ecco cosa questo libro non è, secondo la descrizione della curatrice Mariangela Giusti“I lettori non troveranno mappe, indicazioni da seguire, percorsi chilometrici, punti di ristoro, ostelli”. Eppure, se leggiamo tutto in metafora, il libro è anche questo. Perché ci fa viaggiare nel viaggio, e sì, ci dà in questo senso una mappa, indicazioni, chilometri di pensiero, e anche ristoro e ostello, nel portarci alla condivisione in uno spazio di piacevole riflessione comune.

Viaggio dal latino viaticum: tutto ciò che serve per viaggiare. Dunque, ciò che già abbiamo anche prima di partire, basta raccoglierlo. “Ciò che conta è preparare con cura e sincerità il viatico, non smettere mai di fare e di disfare il nostro bagaglio interiore. Sapere dove si vuole arrivare prima di partire. Anche e soprattutto quando si viaggia da fermi”.  Così Marco Dallari in uno tra i molti saggi proposti a firme diverse, dove il senso del viaggio è affrontato come esperienza di formazione, di misura con se stessi, di conoscenza.

Ciascun autore – in “Ti racconto il viaggio (e quello che ho imparato)” – si muove nel proprio ambito disciplinare e scientifico (pedagogia, estetica, storia, antropologia, geografia, psicologia, narrativa) e produce una narrazione che incuriosirà non solo insegnanti e studiosi di pedagogia (il libro si propone come esperienza di pensiero interculturale in educazione, ambito professionale della curatrice) ma anche i lettori curiosi di ascoltare nuove narrazioni del viaggio, certamente spesso ritrovandosi in un cammino percorso. Uno su tutti: quello verso Santiago di Compostela, per tornare alle metafore della vita.

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