All’indomani della presentazione del cartellone del teatro cittadino, la SLC Cgil con il Dipartimento Artiste e Artisti, si dichiarano molto critici e con una nota a firma del segretario generale Gianluca Patanè e del responsabile del Dipartimento, Luigi Tabita, ricordano che “già dall’anno scorso, viste le conseguenze della pandemia, in veste sindacale avevamo suggerito ai direttori dei teatri pubblici di limitare i loro spettacoli e le loro regie; essendo già percettori di un compenso per la direzione avevano la grande opportunità di offrire ‘lavoro’ ad altri. La direttrice dello Stabile di Palermo, per esempio, ha compreso e responsabilmente non sarà presente nel suo cartellone. Diverso l’atteggiamento della direttrice dello Stabile di Catania, Laura Sicignano, che invece ha inserito in questa stagione ben due sue produzioni: “Baccanti”, un mega allestimento realizzato durante la pandemia e mai andato in scena e una nuova produzione “Donne in guerra”.

Gianluca Patanè e Luigi Tabita

Patanè e Tabita segnalano che nel comunicato ufficiale del teatro si fa riferimento a 100 artisti coinvolti,  quasi tutti siciliani; “ma basta sfogliare il programma per vedere che i numeri non corrispondono a quanto enunciato e soprattutto – spiegano- non viene fatta menzione che si tratta comunque di contratti di pochi giorni; di fatto un’ offerta di lavoro piuttosto insufficiente. Offrire lavoro ad artisti nati a Catania ma che vivono e lavorano altrove, non significa purtroppo valorizzare il territorio- si legge ancora nella nota- La direttrice ha affermato che la sua mission sia quella di valorizzare i giovani talenti; una posizione condivisa e condivisibile, ma ci piace anche ricordare che l’80% degli artisti del territorio appartiene alla fascia di età che oscilla dai 40 ai 60 anni e non lavora più al Teatro Stabile o non è mai stata ricevuta dalla Direttrice”. 

Come mai dunque non vengono selezionati artisti che si sono formati alla scuola dello Stabile di Catania, una delle più antiche d’Italia? Importanti professionisti non sono più all’altezza ? La direttrice inoltre afferma di volere creare una “nuova identità” ma da quello che si legge sembra voglia annullare ogni peculiarità  territoriale. Vogliamo ricordare alla direttrice che gli spettacoli dello Stabile negli anni passati giravano i palchi d’Italia con testi di Camilleri, Bufalino, Sciascia, ed erano attesissimi i nostri allestimenti che avevano un “marchio di fabbrica” riconoscibilissimo.

Per il sindacato, dunque, è in corso una paradossale cancellazione di identità, nonostante alcune celebrazioni organizzate senza troppo convincimento e  investendo poche risorse. La Slc Cgil chiede dunque una “visione” che progetti in grande per reggere il confronto all’interno del panorama nazionale. Nelle coproduzioni con altri teatri non sono presenti attori attivi nel territorio e si preferisce pagare artisti esterni.

Sul tema del debito, il sindacato sottolinea che nell’ultima nota ufficiale del teatro, non viene mai ricordato il ruolo del commissario Pace, l’unico ad avere avviato la procedura di risanamento grazie  ai sacrifici dei dipendenti e degli artisti.

“Da tempo chiediamo inoltre di confrontarci anche su una tematica vitale quale la pianta organica ed il relativo mansionario, a nostro avviso da aggiornare e modificare su diversi punti. – concludono Patanè e Tabita- Crediamo oggi più che mai che il Teatro Stabile abbia bisogno di un cambio di passo, con una governance che conosca davvero la nostra storia, che ne tenga conto nelle  scelte  e che sia interessata al territorio e alla sincera valorizzazione di tutte le artiste e gli artisti che hanno reso grande lo Stabile nel mondo”.

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