Cronaca

La Polizia di Stato di Catania, dalle prime luci dell’alba, ha eseguito, su delega della Procura della Repubblica etnea – Direzione Distrettuale Antimafia, un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, a carico di 12 soggetti, responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione per delinquere con l’aggravante di aver favorito un clan mafioso finalizzata alle truffe aggravate ai danni dello Stato e ai falsi ideologici, truffe e falsi. In particolare, 3 degli odierni indagati, gravemente indiziati di essere associati al clan mafioso “Santangelo–Taccuni”, operante prevalentemente nel territorio di Adrano e costituente un’articolazione territoriale del clan “Santapaola-Ercolano”, sono stati condotti in carcere. Si tratta di Pietro Lazzaro di 45 anni, Vito Di Stefano di 66 (già detenuto per altra causa) e Angelo Tomaselli di 52. Per gli altri nove sono state decise misure alternative, dall’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria all’obbligo di dimora ad Adrano, con ulteriore obbligo di non allontanarsi dalla propria abitazione per alcune ore del giorno. Devono rispondere, a vario titolo, di truffa e falso.

Il sodalizio criminale, come emerso dalle indagini dei poliziotti della Squadra Mobile e del Commissariato di P.S. di Adrano, era dedito ad organizzare, mediante falsa documentazione, una serie di truffe ai danni dell’INPS al fine di far conseguire benefici ed indennità a numerosissimi soggetti che venivano fatti risultare – contrariamente al vero – quali braccianti agricoli.

L’operazione della Polizia è stata denominata “Impero” e le indagini sono durate due anni, dal 2018 al 2020, per una serie di truffe ai danni dell’Inps finalizzate a conseguire benefici ed indennità ad una ottantina di falsi braccianti provenienti dalle province di Catania, Enna, Siracusa e Messina. Questi ottanta circa sono indagati.

Tra i 300 e 400 mila euro il denaro sottratto alle casse dello Stato. Attraverso due ditte compiacenti costituite proprio per quel fine, si facevano risultare falsamente a favore di soggetti compiacenti un numero di giornate lavorative nel settore dell’agricoltura idoneo ad ottenere, le indennità di disoccupazione, nonché di maternità e malattia, da parte dell’Inps. Scoperta una vera e propria struttura criminale, che, attraverso dei collettori, reclutava i falsi braccianti nel settore agricolo, predisponeva e trasmetteva all’Inps le domande per ottenere le indennità di disoccupazione e dei connessi benefici fiscali, previdenziali ed assistenziali, corredate da una serie di false dichiarazioni, a favore di compiacenti falsi braccianti agricoli, i quali poi, come da accordi, versavano una quota, circa i due terzi delle somme ricevute dallo Stato agli organizzatori del sodalizio criminale. A capo della macchina amministrativa un ragioniere accusato di controllare e curare la corretta tenuta della falsa documentazione.

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