Cronaca

Recenti gravi eventi sembrano aver oscurato il carattere fondamentale per la nostra democrazia di una coerente lotta contro le mafie. Non è un caso che nella squallida campagna elettorale in corso se ne parli poco o niente: far finta di niente, arrendersi? No di certo. Riceviamo e pubblichiamo per intero il comunicato della presa di posizione dell’Associazione “Memoria e Futuro” presieduta da Adriana Laudani, ex deputato regionale del Pci e collaboratrice di Pio La Torre.

Adriana Laudani

“Superata la china del trentennale delle stragi del ’92, – sottolinea nel comunicato Adriana Laudani – il mondo che da sempre contrasta Cosa nostra e i suoi complici attraversa una fase complicata, mostrando una crisi di tenuta e di strumenti. Al clima di stanchezza, diremmo di sfinimento, nell’attesa di una verità giudiziaria su quegli anni, si sono aggiunti elementi di criticità che proviamo a radunare.

1. Le motivazioni della sentenza d’appello sulla Trattativa Stato-mafia, che già aveva suscitato forti contrasti nel suo itinere, confermano che la Trattativa ci fu da parte degli ufficiali del Ros ma “a fin di bene”, salvare cioè il Paese da nuove stragi. Ammettendo di fatto che è lecito trattare con i mafiosi. Ha commentato Scarpinato: viene legittimato il dialogo con la mafia, il conviverci. Pif, autore e regista molto popolare tra i ragazzi, aggiunge: sono per natura ottimista, ma stavolta penso sia tutto finito. Ho disdetto incontri con le scuole, non avrei cosa dire.

2. Il giornalista Attilio Bolzoni, uno dei più preparati e limpidi esperti in attività, minimizza in un articolo la pista “mafia e appalti” come movente della strage Borsellino, espone altre chiavi di lettura. E viene travolto da critiche violente.

3. Ex magistrati si candidano alle elezioni politiche e i giornali titolano “rissa antimafia” quando Ingroia critica l’amico e collega Scarpinato (“Roberto, ripensaci”) e Cafiero de Raho che sospese Di Matteo per un anno dopo un’intervista dalla Procura nazionale antimafia. 

4. Il mondo politico ha allentato i suoi anticorpi. La sinistra ha quasi fatto sparire dalla sua agenda il contrasto alle mafie, Dell’Utri e Cuffaro hanno cogestito la campagna elettorale a Palermo, Schifani è il candidato del centrodestra a presidente della Regione Sicilia, ma è sotto processo per una vicenda legata al caso Montante.

5. In questa fase di smarrimento si amplificano le critiche al mondo dell’antimafia, inserendo nello stesso pentolone le parate, le cerimonie, le associazioni fasulle e quelle serie, i pianti dei coccodrilli, i padrini dell’antimafia e la didattica legata alla legalità nei luoghi del sapere.

6. Giovanni Paparcuri, l’unico scampato all’attentato terroristico al giudice Chinnici, annuncia che lascerà il Bunkerino, le stanze blindate di Falcone e Borsellino dopo contrasti non precisati all’interno del tribunale di Palermo. E si leva quasi un grido di dolore: l’Antimafia è definitivamente morta.

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Ora, come raccontare tutto questo alle migliaia di insegnanti che, fuori dai riflettori, provano a fare luce nelle menti dei loro studenti sul mezzo secolo di segreti italiani?  Come farlo con i dipendenti delle imprese sottratte alla mafia, i quali, con prevedibili difficoltà, hanno ripreso un cammino produttivo? Come dirlo, per esempio, alla coop dei dipendenti della Geotrans, grande impresa di spedizioni confiscata a una famiglia di boss, che oggi muove i primi passi? Come dirlo alle associazioni e a quei parroci di periferia che dialogano con i ragazzi con il mito del capoclan al 41bis? Noi di Memoria e Futuro collaboriamo da anni con l’Università di Catania alla realizzazione dei Seminari di ateneo su Mafia e Antimafia, lo scorso anno con oltre 200 iscritti. Dovremmo desistere? La stagione antimafia è giunta al termine?”. 

Crediamo assolutamente di no. L’Antimafia non è morta e tornerà a brillare. – conclude la Laudani – È  l’Antimafia fasulla che ha subìto dei colpi, come nei casi Montante e Saguto, la vigilanza è aumentata. Noi crediamo in modo fermo alle nostre responsabilità sociali e civili e non interromperemo il nostro impegno in varie direzioni. Crediamo che alla stagione delle polemiche dannose debba subentrare lo stile del confronto e della collaborazione e che si debba avviare la costruzione di una verità storica condivisa e condivisibile, con la partecipazione di storici, giornalisti, studiosi del fenomeno, parenti delle vittime, magistrati, testimoni. Per un Paese finalmente libero dal malaffare”.

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