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“A porte chiuse” in un bagno, dove un uomo ubriaco siede nell’oscurità. Si alza a fatica, accende la luce, inciampa contro una bottiglia. La afferra per bere, ma si accorge che è vuota… La nasconde con altri “cadaveri” in attesa… All’improvviso si ferma, poi gira lentamente la testa in direzione della vasca, si accorge di un piede in bella mostra… si avvicina con cautela e scopre che sul fondo c’è una bellissima sconosciuta semi nuda, ferita e affetta da amnesia”. Questa la didascalia iniziale de “La Baignoire de l’oubli” di Joël Contival, attore, regista e autore francese vivente, tradotta in italiano col titolo “Il bagno dell’oblio” da Marco Longo per una prima nazionale italiana assoluta. La pièce, pubblicata nel 2014, ha debuttato per la prima volta a Perpignan nel 2016, con altre repliche a Toulouse e a Parigi, messa in scena sempre dalla compagnia “Jeux de Planche”, che l’ha anche presentata al Festival di Avignone nel luglio 2016.

Sala del “Canovaccio” a Catania

La pièce debutterà al Teatro del Canovaccio di Catania, in via Gulli 12, per la rassegna Presènze, venerdì 10 febbraio alle ore 21.00, con repliche sabato 11 febbraio ore 21.00 e domenica 12 febbraio alle ore 18.00. Protagonisti in scena Stefania Micale e Marcello Montalto, regia di Marco Longo, una produzione Theatre Degart, elementi scenici di ArKè.

“Chi è quella donna? Da dove viene? Lei ha perso la memoria… e Lui non la conosce, né la riconosce… La lascerà andare? – spiega il regista Marco LongoSu questa fuga dal bagno verso la libertà è costruito tutto il testo che si dipana tra qui pro quo e colpi di scena, risate e momenti commoventi in una commedia ritmata e godibile, anche se a tratti stridente. Nel corso di quella che l’autore stesso definisce una “commedia drammatica” pian piano i toni surreali di un’assurda storia di fraintendimenti, complice la perdita della memoria, vera o apparente, lasciano le atmosfere a metà tra l’onirico e la sbornia, per un’angosciante e drammatica sobrietà che palesa una violenza, quella domestica contro le donne, in un luogo, il bagno, metafora delle quattro mura familiari, in cui l’inferno è la coppia. Il testo di Joël Contival è ricco di momenti intimi e di dialoghi esilaranti che, grazie allo scoppiettante scambio tra i due personaggi, rendono ancora più intenso e spiazzante il finale”.

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