Ambiente ed EnergiaRubriche

“Il pallet come imballaggio terziario è parte integrante dei prodotti che acquistiamo ogni giorno, eppure pochi di noi sanno che ognuno paga, come cittadino consumatore, il costo di circa 4 pallet all’anno. Per questo è necessario che ognuno faccia delle scelte che valorizzano la filiera legale e sostenibile: perché il costo potrebbe essere doppio o triplo, aggiungendo a quello economico anche quello dell’impatto sociale e di degrado ambientale”.

Primo Barzoni, Presidente e AD di PALM impresa B Corp e Società Benefit di Viadana (MN), ha portato sul palco della terza edizione di Future Respect, il congresso annuale che ha riunito in una tre giorni fitta di appuntamenti policy makers, aziende, cittadinanza, consumatori e giovani generazione Z, altri attori per una catena etica di fornitura per affermare la sostenibilità come criterio di scelta per i consumatori e come le imprese possano rispondere alle esigenze del consumatore, del mercato verso i criteri e rating ESG.

Per guardare al rapporto fra produzione e sostenibilità in Italia e in Europa, la prospettiva del consumatore co-produttore come chiave del cambio di paradigma che deve attraversare il settore degli imballaggi primari, secondari e terziari in ottica di direttiva UE che include il regolamento europeo zero deforestazione (EUDR). “La sostenibilità degli imballaggi non è affare solo di chi li produce o li consuma – ha aggiunto Barzoni – ma è affare anche dei consumatori, che possono contribuire con le loro scelte a premiare le aziende virtuose perché il consumatore non sceglie solo il prodotto, ma sceglie l’azienda che lo realizza con un approccio di rispetto per la persona e l’ambiente. Oggi la produzione e i consumatori si incontrano solo nel momento dell’acquisto, quando è tardi per cambiare. Bisogna creare dei canali di dialogo perché le scelte siano condivise”.

Pensare per sistemi permette di leggere la realtà come elementi comunicanti e aumentare la consapevolezza delle conseguenze del nostro agire nel breve e nel lungo periodo. La scelta di PALM su questo tema ha premiato la pratica dell’eco-design che è il vero modo di produrre in maniera rispettosa e sostenibile, facendo reale economia circolare.

Mentre il riciclo interviene a valle, quando oramai la materia è in circolo e il prodotto ha finito il suo ciclo di vita, l’eco-design si chiede fin dal momento della progettazione cosa fare del prodotto a fine vita e quindi pianifica fin dall’inizio il suo riutilizzo. Su questa idea PALM ha sviluppato negli anni oltre 250 modelli di pallet diversi, co-progettandoli con le aziende che li utilizzano riducendo peso, volume e rifiuti all’origine a parità di prestazione.

Durante la seconda giornata di Future Respect, sul palco, tra gli ospiti di PALM, anche il professor Franco Fassio dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, che ha sottolineato che il nostro maggior fornitore è la natura e come il settore dell’economia circolare sia ancora denso di equivoci: “Ancora troppo spesso l’economia circolare è associata solamente al tema degli scarti: così facendo si potrebbe favorire un approccio manipolativo del rifiuto, situazione che paradossalmente potrebbe portare a un’accelerazione dell’obsolescenza programmata. L’economia circolare deve principalmente fare suo un atteggiamento rigenerativo, riportare l’attenzione alla biodiversità, alle comunità, alla qualità delle relazioni, alla sostanza dei comportamenti quotidiani”.

A rendere più forte questa scelta è la visione sistemica, per cui tutta la filiera deve essere tracciata e certificata secondo criteri di legalità e sostenibilità.

Come ha ricordato Antonio Brunori, Segretario Generale di PEFC Italia: “Non esiste sostenibilità senza filiera controllata. Solo il 5% delle aziende che si occupano di legno in Italia garantisce una fornitura da fonti sostenibili e certificati. E non si può pensare alla sostenibilità come un solo prodotto finale, ma a tutta la catena di fornitura che considera l’approvvigionamento delle materie prime da bosco a utilizzatore in maniera sostenibile”. In quel 5% di filiera controllata e certificata c’è Panguaneta, azienda specializzata nella produzione di pannelli e compensati in legno di pioppo. Nicoletta Azzi, CEO dell’azienda ha sottolineato come ”le pratiche di sostenibilità in agricoltura siano anche atti di garanzia e tutela del paesaggio. Grazie alle certificazioni prestigiose di cui gode il legno di Panguaneta, i suoi prodotti rispondono ai più esigenti requisiti ambientali e sociali”.

Se c’è un denominatore che ha accomunato tutti gli ospiti chiamati sul palco ad accompagnare Primo Barzoni e PALM, quello è la volontà di rispondere a un’esigenza “primaria” di circolarità: garantire lo sviluppo delle persone, generando un impatto positivo sulle comunità e sull’ecosistema con urgenza e buone pratiche per un business ‘for good’. La filiera sostenibile è proprio al centro del cambiamento, infatti introdurre strategie di sostenibilità limitando l’ambito di applicazione alla propria realtà non basta, per una valutazione complessiva basata sui criteri ESG è necessario considerare l’intera filiera nei processi produttivi, mediamente il 90% dell’impatto è determinato dalla filiera dei fornitori.

A questa visione PALM aggiunge un impegno per un patto intergenerazionale: il progetto dei Sustainability Manager diffusi, figure che svolgano mansioni manageriali e commerciali ma siano allo stesso tempo garanti delle pratiche sostenibili e impact dell’azienda nella sua governance di Società Benefit, è stato presentato da Anna Forciniti, esperta di innovazione e sostenibilità e valutatrice d’impatto, insieme a quello di PALM Academy, uno spazio in cui azienda e territorio si incontrano per fare insieme cultura: ”PALM Academy sarà la naturale evoluzione di ciò che PALM fa già per la costruzione di un ecosistema generativo. Sarà un luogo di innovazione e cultura in cui graviteranno clienti, fornitori, designer, antropologi, imprenditori, comunicatori, e studenti per sviluppare programmi di formazione e sensibilizzazione, organizzare eventi, seminari, workshop, e creare un network di stakeholder interessati all’implementazione di progetti di economia civile.

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