“La crisi di democrazia e di partecipazione che stiamo vivendo, si prova a cambiarla praticando la democrazia stessa. Non c’è un’altra strada, pur consapevoli delle difficoltà”. Ne è convinto Maurizio Landini intervenuto a Catania nel corso di “Rigenera Catania- La rigenerazione urbana per contrastare le diseguaglianze” l’iniziativa che la CGIL etnea ha organizzato al Bastione degli infetti, al termine della via Antico Corso, luogo salvato grazie all’impegno del Comitato di quartiere, dall’abbandono e dal degrado.
La Cgil di Catania ha scelto che a fare il punto su azioni o progetti rigenerativi rappresentativi di rigenerazione urbana in città, fossero i comitati civici e le associazioni. Il tema centrale è stato quello della rigenerazione e del “fare Rete” tra cittadini per segnalare esigenze e proporre soluzioni concrete.
Landini ha fatto riferimento a “valori di solidarietà e di giustizia sociale. Parlare di rigenerazione urbana dunque significa parlare – ha detto il segretario della Cgil nazionale – anche di rigenerazione democratica. Non solo è necessario fare questo per combattere le diseguaglianze e le ingiustizie ma anche capire come si cambia un modello sociale ed economico che le ha prodotte. Credo serva una ricostruzione culturale. E questa discussione la stiamo facendo nel pieno di una crisi culturale e di rappresentanza che riguarda tutti”.
Il segretario nazionale della Cgil ha fatto riferimento anche alla recente alluvione che ha messo in ginocchio l’Emilia Romagna e alle responsabilità collettive.
“Il cambiamento climatico è già successo ed è già in atto. Se non si interviene non può far altro che peggiorare. Se ci pensiamo, lì dove stanno avvenendo questi disastri, o devi si teme che avvengano, c’è il problema non solo di ricostruire ciò che c’era prima, ma anche di ripensare cosa significhi oggi costruire alla luce del clima che cambia”.
Dopo i saluti di Salvatore Castro, del “Comitato Popolare Antico Corso”, il gruppo di cittadini che ha reso possibile il recupero del Bastione degli infetti, area nel cuore del quartiere popolare catanese dell’Antico Corso che restituisce memoria storica alla città ma anche un nuovo spazio verde oggi dedicato a eventi pubblici, il segretario generale della Camera del Lavoro di Catania, Carmelo De Caudo, ha sottolineato che “la rigenerazione urbana si porta avanti con azioni molto diverse tra di loro che possono spaziare dall’urbanistica più raffinata, passando dai progetti sociali che rigenerano azioni e programmi di crescita collettiva, sino alle attività apparentemente minime di rinnovamento urbano. Il tutto senza consumare nuovo territorio e senza versare nuovo cemento in una città urbanisticamente già provata come è Catania”.
Per Antonella Inserra, del Comitato per il contrasto alla povertà educativa e al disagio giovanile, “il concetto di rigenerazione urbana non può prescindere dal contesto sociale in cui si progetta l’intervento. In una città come Catania, con il triste primato della dispersione scolastica, e con una povertà educativa che spesso si associa alla povertà economica e culturale delle famiglie, la priorità è costruire risposte adeguate a questa emergenza. La nostra idea/proposta è quella di dar vita alle “Comunità educanti”, che abbiano al centro la scuola, e mettano in rete risorse istituzionali e associazionismo”.
L’intervento dell’Arci Catania, rappresentata dal suo presidente Matteo Iannitti, è stato emblematico di come azioni rigenerative siano collegate ad azioni sociali: “Per noi rigenerazione urbana è guardare alle persone: alla necessità di rigenerare il senso di essere comunità, attraverso giustizia sociale e solidarietà. I nostri nemici sono l’egoismo e il razzismo. Ma anche la mafia e la borghesia mafiosa. Non dobbiamo e possiamo scordarcelo. L’azione di rigenerazione più grande pensiamo sia prendere i beni confiscati e trasformarli in servizi sociali e lavoro, prendere i soldi dei mafiosi e destinarli al lavoro. In queste battaglie e proposte la CGIL e l’ Arci s’incontrano ogni giorno”.
Importante anche la testimonianza di Eren Samir Eskander Saweris, del Dipartimento Migranti Cgil di Catania. Eren è una assistente sociale egiziana coinvolta dal progetto Shubh per cittadini da integrare in progetti di accoglienza, promosso da Inca Cgil nazionale. Eren ha usufruito di un programma di protezione internazionale grazie al sostegno del progetto, ha imparato l’italiano, cerca una casa e ora studia per diventare mediatrice culturale: “Non voglio tornare indietro – dice- oggi ho raccontato la mia storia. Il mio sogno di una vita serena è iniziato a realizzarsi con il progetto SHUBH. Questa per me è rigenerazione urbana, attivata grazie a idee di innovazione sociale che permetteranno a persone come me di fare la propria parte per i bisogni del territorio”.
Per Ignazio Maugeri, presidente di Acli Catania: “A Catania avvertiamo sempre più l’esigenza di progettare i territori urbani prendendo in considerazione le differenze, pensando agli spazi pubblici come luoghi di relazione più equa, più orizzontale soprattutto per le donne, gli anziani, le bambine, i bambini, i disabili. L’urbanistica di genere gioca un ruolo fondamentale sull’inclusività e sulle uguaglianze: si tratta di una rivoluzione culturale ancor prima che urbanistica, ma grazie a uno sguardo inclusivo, attento, competente e contemporaneo può avvenire più velocemente di quanto pensiamo”.
Antonino Bellia della Parrocchia Crocifisso della buona morte, ha raccontato l’ impegno per il difficile quartiere di San Berillo: “Abbiamo iniziato a riunirci come liberi cittadini ma abbiamo registrato adesioni di associazioni e tanta voglia di presentare progetti. Il quartiere una volta era prevalentemente a luci rosse, oggi ci sono poche prostitute che esercitano ma molti cittadini africani che avrebbero bisogno di una rete per poter usufruire di servizi . E poi c’è tantissimo spaccio. L’idea è quella di creare un osservatorio e un laboratorio permanente”.
Valeria Calabrese del Centro Astalli ha infine raccontato l’impegno del suo gruppo per promuovere una cultura dell’accoglienza e della solidarietà, anche nel complesso quartiere di San Berillo. “Siamo ovviamente favorevoli ai progetti di riqualificazione urbana promossi grazie al PNRR, ma a San Berillo stanno aumentando sempre più non solo le piazze di spaccio ma anche gli episodi di violenza. Non garantire l’integrazione degli stranieri residenti, sarebbe comunque uno svantaggio anche per gli altri quartieri catanesi”.