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C‘era na vota, na vota c’era…  Mo vi cuntu in bona sustanza  di re Pipuzzu la rumanza… Le fiabe sono il nostro patrimonio comune, memoria storica dei nostri sentimenti più genuini e primari. A partire da questo presupposto il drammaturgo, attore e regista calabrese Dario De Luca, ha lavorato sulle fiabe della Calabria, per provare a leggere meglio la propria terra partendo dai racconti popolari. Ne è venuto fuori una il melologo calabrese per tre finali, Re Pippuzzu fattu a mano che, prodotto da Scena Verticale, arriva al Piccolo Teatro della Città di Catania, venerdì 10 e sabato 11 dicembre (ore 21) nell’ambito della sezione Nuovoteatro della Stagione del Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale. La pièce, liberamente tratta dalla fiaba calabrese Re Pepe raccolta da Letterio Di Francia e dalla riscrittura di Marcello D’Alessandro vanta le sonorizzazioni originali eseguite dal vivo da Gianfranco De Franco.

Un viaggio tra l’onirico e il reale, una fiaba che ha echi dell’Oriente e delle “Mille e una notte”, delle storie dei fratelli Grimm e di quelle di Perrault. Quella di Re Pipuzzu  è una fiaba nella quale il vero protagonista non è il re del titolo, ma una donna: una reginotta sicura del fatto suo e capatosta. È a lei che siamo debitori, persino del personaggio che dà il titolo alla fiaba. Un bel giorno, di fronte all’insistenza del padre affinché lei si trovi un marito, decide di prendere farina e zucchero e di impastarselo con le sue mani. Poiché di reucci insipidi ne è pieno il mondo delle fiabe, la reginotta solo così può essere certa che lo sposo sarà all’altezza delle sue aspettative. Vuole un marito come si deve e impiega addirittura sei mesi ad impastarlo. “Però non parla!”, commenta il re padre. Ma lei non si perde d’animo, gli mette un peperoncino rosso sulla bocca e a furia di insistere, lo fa parlare.

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