Cronaca

   Nella chiesa monastica S. Benedetto è stato inaugurato l’anno accademico 2016-2017 dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose S.Luca della Facoltà Teologica di Sicilia con la concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo mons. Salvatore Gristina, moderatore dell’Istituto con il direttore can. Antonino De Maria e gli altri sacerdoti professori con il servizio liturgico degli alunni, durante la quale sono stati ricordati gli studenti scomparsi lo scorso anno: Francesco Scanarotti, Rita Spitaleri, Franco Puglisi e Nella Nicoloso.

   Il saluto iniziale è stato rivolto al metropolita, alle monache benedettine dell’Adorazione Perpetua e alla comunità dei docenti e dei discendi dal prof. De Maria, mentre il pastore della Chiesa di Catania, che riveste anche l’alto ufficio di presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, ha puntato l’attenzione sui problemi sociali di oggi con l’incoraggiare tutti, nonostante le sabbie mobili della società liquida in cui viviamo e dove tutto è relativo, a sentirsi chiamati a rispondere all’appello che ancora Gesù Cristo, Parola incarnata del Padre, ci rivolge e a camminare coesi nella difesa del deposito della fede custodito dalla Chiesa, ossia dai vescovi successori degli apostoli, e orientati verso Gesù Cristo unico e sommo bene.

   La prolusione è stata tenuta dal prof. Francesco Diego Tosto, docente di Letteratura Religiosa, sul tema “Per un dialogo tra letteratura e teologia”, con l’introduzione di padre De Maria il quale ha offerto come spunto per la riflessione il versetto del salmo 104 in cui il salmista invita a “cercare sempre il volto di Dio”, nella consapevolezza che l’uomo grazie la filosofia, l’arte, la letteratura esprime se stesso con queste attitudini alte dell’esistenza. Per rispondere alla domanda del filosofo Peguy “C’è qualcuno che dà senso all’esistenza dell’uomo?” rispondiamo semplicemente che allorché l’uomo prende sul serio l’esistenza prende sul serio se stesso.

   Il prof. Tosto ha incentrato l’intervento sulla recente pubblicazione del IV volume di letteratura religiosa pubblicato con la prefazione di padre Antonio Spadaro, direttore di “Civiltà Cattolica” e sull’imminente pubblicazione del V volume che avrà la prefazione del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, dalla quale si ricava che il porporato ha espresso la metafora del “rabdomante”, cioè di colui che è in grado di cogliere tra tutte le pagine lette le sfumature più belle e ricche di senso, in lavoro certosino fatto in quest’opera letteraria del “San Luca”. La tematica che ne sottende il contenuto è scaturita da una felice intuizione di mons. Leone Calambrogio, già direttore dell’Istituto, che seppe guardare “oltre”, interpretando i segni dei tempi.

   L’oratore ha messo in rapporto la Teologia e la letteratura e il loro travaglio temporale, sia con la “Gaudium et Spes” sia citando il “Discorso agli artisti” del Beato Paolo VI del 1964 nella Cappella Sistina in cui esortava gli artisti attraverso la loro arte a farsi costruttori di fede.

  Il discorso si è snodato attraverso la citazione di passi scelti dalle opere di letterati e filosofi di spessore, quale gli scritti del prof. Langella di Milano, le prof. Gibellini del Ca’ Foscari di Venezia che ha intessuto un elogio del “San Luca”, passando attraverso il pensiero di Enzo Bianchi della Comunità di Bose che concepisce la spiritualità in continua ricerca del senso dei sensi andando incontro agli altri, e il pensiero di Cacciari, il quale è profondamente convinto che il Sacro sia una domanda della coscienza e, quindi, dimenticare il Sacro è un oblio della ragione.

   Il relatore ha insistito sull’urgenza di allargare l’esigenza di una rifondazione culturale in questa nostra età di nichilismo e di pensiero liquido in cui si parla di contrapposizione tra crisi antropologica e spinta del nuovo umanesimo. Da qui la necessità di riscoprire ciò in cui credere. “Se è vero che viviamo nel Cortile dei Gentili” ha detto il prof. Tosto “è altrettanto vero che abbiamo bisogno di tanta spiritualità, di ridefinire il legame religioso tra finito ed infinito strutturato in noi, di ridefinire il concetto del Sacro perché pieno di angoscia esistenziale”. Per rispondere alla domanda di “come parlare di Dio ancora oggi?”, possiamo affermare la necessità di rivalutare il senso di un’antropologia intesa, per parafrasare Tertulliano, come “naturaliter religiosa”, rivolta a uomini che vogliono far parte di quest’immensa risorsa offerta dalla letteratura in rapporto al Sacro.

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