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Stavolta, il tabellone luminoso funzionava, il giornale è stato distribuito, non c’erano troppe code all’ingresso, c’era l’erba (anche se mi è sembrata un po’ infame ma, ovviamente, non solo per il Catania); e allora? Semplicemente, non c’era il Catania, non s’è visto.

Il Catania contro il Melfi (Ph. calciocatania)

Al termine, il pubblico (sportivamente o deluso?) Ha applaudito gli ospiti gialloverdi, festanti (e increduli) al centro del campo, riversando piogge di fischi, irripetibili insulti e invettive contro giocatori e società sconfitti. In realtà, gli etnei schierati da Petrone hanno trasformato nel Brasile il modesto gruppo lucano che dei sudamericani copiava appena i colori e schierava un piccolo peperino zazzeruto (Gammone, numero 24) qui ribattezzato Garrincha per l’altezza e per come irrideva i “blasonati” (in teoria) avversari.

Si udivano, persino, supposizioni non commendevoli, riprese qua e là nei giorni successivi con riferimento all’infausta presenza di un abbinamento pubblicitario in bella mostra sulla maglietta. Speriamo di non essere alla frutta. È scattato l’ennesimo corto circuito (qualora se ne sentisse la mancanza) tra popolo e squadra (nelle sue parti).

Biagianti, in settimana, aveva dichiarato: “Quello che dico sempre ai miei compagni è che il nostro avversario siamo noi stessi” (riportato in tutte le cronache che riferivano della presentazione del “Magazine”). Già…!

Marco Biagianti (Ph. calciocatania)

Ma in questa rubrica era anche stato decisamente sottolineato (andando controcorrente) che esaltarsi per la partita vinta a Messina poteva rappresentare un pericolo e un “non senso”, avendo rischiato – al San Filippo – oltre ogni misura e non avendo perso per pura combinazione. Da tempo, poi, sempre in questa sede, si insiste sulla carenza strutturale che si sovrappone a tutte le altre, peraltro ripetute in ogni non infrequente momento di disillusione: il centrocampo… Questa squadra conferma di non essere adeguatamente dotata in tale nevralgico settore e si affida ai “lanci” lunghi (spesso a quelli dei difensori) per servire gli attaccanti. C’è quando funziona; spesso non funziona… Avviene persino che Russotto (in giornata meno radiosa) si allunghi metodicamente il pallone, sino a non poterne fare alcun uso, visto che il campo è delineato anche da una linea di fondo.

Lodi? A parte l’inutilità di ogni recriminazione nel merito, non c’è possibilità di prova né di controprova. A detta del “Capo”, se ne parlerà nel prossimo campionato.

Pisseri, una sicurezza tra i pali (Ph. calciocatania)

Poi c’è la “storia” delle regole: il Catania non ha una “bandiera”… Non ha, cioè, un giocatore definibile come tale secondo i regolamenti. Poi, senti parlare Marco Biagianti, lo osservi in campo, ne consideri le modalità del ritorno e ti domandi: ma chi li fa questi regolamenti? Con quale criterio? “La legge è legge”, recita il titolo di un indimenticabile film italo-francese del 1958 con Totò e Fernandel. Si spinge un po’ più in là il “broccardo” «Dura lex, sed lex». “Broccardo” non è una mala parola ma un astruso termine che il Vocabolario Treccani spiega così: «s. m. [dal lat. mediev. brocardum, prob. alterazione del nome di Burchardus, Burcardo di Worms (c. 965-1025), autore di una raccolta di diritto canonico]. – Nome con cui vengono indicate le Regole generali di diritto, enunciate dalla scuola dei glossatori di Bologna – sec. 12° e 13° – e considerate da alcuni quali assiomi giuridici, da altri come punto in cui s’incontrano opinioni contrarie e discutibili». Socrate ne fu l’emblema.

Il tecnico Petrone deluso dopo la sconfitta (Ph. calciocatania)

A impedire il tesseramento di Lodi non è stata l’indisponibilità di un posto fra gli “over” (termine sostituibilissimo con corrispondente italico, meno “figo” per la Lega e per chi la “comanda”). No. La maggior parte di noi è convinta che l’Udinese abbia voluto “serrarsi un corno”, facendo – a tempo scaduto – ciò che avrebbe consentito al Catania di concludere un’operazione conveniente.

Né si possono sottovalutare i continui riferimenti alle problematiche finanziarie esplicitate da Lo Monaco. La “zita” è questa; ne va difeso l’onore in attesa di tempi migliori. E, certo, la prestazione contro i melfitani non ne potrà essere ricordata come un esempio. Spareggi? Con quali prospettive? La speranza è doverosa: i miracoli possono accadere. Ne fa anche il Catania, resuscitando tutti i Lazzari che incontra. È vietato desiderare un’equa compensazione?

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di così tante cose da sentirsi – talora – come uno che non ha concluso niente (lo diceva anche Luigi Tenco ma lui era un grande!)… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi in Storia del Teatro (più precisamente, sull’attualità dell’Opera dei Pupi; Antonio Attisani, relatore; Alfonso Cipolla, correlatore), regista teatrale, uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza e collabora – nella “maggiore età” – con varie testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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