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La crono di Marsiglia va a Maciej Bodnar su Kwiatkowski. Froome, terzo, mette la firma sul quarto successo al Tour de France.
Ai ventidue chilometri contro il tempo della bella città sul Mediterraneo in fondo non era rimasto che emettere un solo verdetto. In verità più una conferma che altro. Froome l’ha affrontata con la maglia gialla addosso e nulla lasciava pensare che qualcuno gliela potesse sfilare. Non c’erano indizi in quella direzione. Ne uomini, ne condizione, ne attitudine di costoro contro il tempo. Tutto pendeva a favore dell’anglo keniano. Froome, che ha corso l’intero Tour con la consapevolezza che questo appuntamento non l’avrebbe tradito, ha confermato le aspettative senza strafare.

Cris Froome

La prova ha comunque regalato dei brividi. Al polacco Maciej Bodnar ha restituito, più o meno alla stessa maniera, quanto gli era stato tolto in quel di Pau. Lì era stato raggiunto a duecento metri dal traguardo da un gruppo che non vedeva l’ora di consegnare l’ennesimo successo a Kittel, qui Maciej si aggiudica la vittoria per un solo secondo sul connazionale Kwiatkowski e sei secondi su Froome. Un successo che pesa ottenuto ai danni di due uomini uno dei quali il Tour l’ha vinto e l’altro che in questo successo ci ha messo parecchio del suo.

L’altro brivido, in questo caso freddo, Marsiglia l’ha regalato ai francesi. Il loro uomo Bardet è riuscito a difendere il podio per un solo secondo dall’attacco di Landa. Bardet, in verità mai un drago contro le lancette, è stato autore di una pessima crono. Perso il secondo posto sin dalle prime battute a vantaggio di Uran, si è ingobbito sul muro di Notre Dame de la Garde, i suoi mille metri di salita più brutti dell’intero Tour ed ha salvato il suo obiettivo minimo della vigilia più per caso che per cosa. Evidente la delusione di entrambi i contendenti nel dopo corsa. Uno distrutto dalla pessima prova odierna , l’altro alla ricerca del secondo perduto nell’arco di 3500 km.
Pensandoci bene la crono ci lascia ancora una coda. Domani, nella abituale passerella, Bardet dovrà stare attento più ai buchi sugli Champs Elysees che agli applausi a bordo strada.

Damiano Caruso

In casa nostra non si chiedeva tanto ad Aru. Bisognava difendere la posizione da Daniel Martin, oppure offendere quella di Landa. Più facile il primo compito, visto l’andamento degli ultimi giorni di corsa e lo stato di forma dei vari contendenti. Aru ha rispettato la consegna possibile. Concluderà buon quinto un Tour corso da protagonista assoluto.
Anche Caruso aveva l’undicesima posizione da difendere. Il suo avversario, Quintana, forse non vede l’ora che questo Tour finisca. Questa considerazione è scontata con il senno di poi, intanto in gara devi fare il tuo e Damiano è stato come sempre puntuale.
Una citazione per Contador. Fra gli uomini di classifica, tolto Froome, è stato il migliore, 6^ a 21’’. Finisce il Tour in crescendo. Gli anni passano, la determinazione resta. Avercene di questi protagonisti.

L’atto finale porterà il Tour da Montgeron a Parigi in 105 km. Se vogliamo un po’ un richiamo di quello che è successo nelle prime edizioni quando la Grande Boucle si avviava proprio da questo comune nell’hinterland parigino per concludersi nella capitale dopo oltre 4000 km.

Corsi e ricorsi storici rivisti in chiave moderna, che poco importeranno ai velocisti rimasti in corsa alla ricerca del prestigioso successo agli Champs Elysees che può valere una carriera.

Turi Barbagallo (Il salotto del Ciclismo)

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