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Col Siracusa è andata assai meglio di come le precedenti delusioni avrebbero potuto far presagire; sia per il risultato sia per la prestazione (almeno per tre quarti). Inoltre, caro ex Sottil, se fosse finita 6-0, nessuno si sarebbe potuto scandalizzare. Anzi, se un rammarico può esserci (in coerenza con i recenti trascorsi), esso risiede proprio nella mancanza del giusto cinismo in tante circostanze. Anche gli aretusei, è ovvio, hanno avuto le loro opportunità ma Mazzarani (peraltro, superiore al se stesso di tante recenti apparizioni e autore di un’eccellente rete), Pozzebon e Di Grazia avrebbero tranquillamente potuto arrotondare il punteggio, facendoci vivere meno ansiosamente la parte finale della partita.

Andrea Di Grazia realizza l’1-0 con il Siracusa

Il giovane catanese, soprattutto, se, al termine della travolgente azione personale – tipo quella del gol fatto al Catania, l’anno scorso con la maglia agrigentina – per eccesso di sicurezza, non avesse evitato il passaggio al liberissimo Mazzarani e calciato (anche per comprensibile stanchezza) addosso al portiere… Aveva, comunque, già impresso il suo splendido “sigillo”. E chissà se – con un risultato più roboante – gli ispidi nord-curvaioli sarebbero riusciti a evitare il “vaffa”… degli atleti schierati per la riappacificazione finale. O, se un più corposo esito non avrebbe aumentato il rincrescimento…

Ha avuto ragione Lo Monaco, cui auguriamo (augurandolo a noi stessi) di averne ancora tanta.

Durante tutta la settimana ha manifestato ossessivamente fiducia nel raggiungimento degli spareggi per la promozione, destando grosse dosi di scetticismo. Anch’io, al suo posto, avrei fatto così. E farei così ancora. Un dirigente serio non ha altre scelte.

Festeggiano i giocatori del Catania per la vittoria nel derby

Non condivido assolutamente, invece, la posizione di chi preferirebbe il fallimento e la ricostruzione. C’è in questa visione una contraddizione in termini, neanche definibile come “ossimoro”: se il Catania fallisse, morrebbe, scomparirebbe, non esisterebbe più. Punto! La rinascita sarebbe semplicemente impossibile; non è prevista la possibilità di alcun miracolo di Lazzaro. Nascerebbe un’altra società, com’è accaduto in altre “piazze” importanti (Palermo, Firenze, Napoli, Parma…), nelle quali la “finzione”, solo la scriteriata finzione, nasconde la verità. In tali casi la continuità è apparentemente rappresentata dal riferimento alla città cui le nuove strutture appartengono. Da nient’altro. La continuità è interrotta. Perché, se no, al Catania dovrebbe essere affiancato il “46” e non l’anno in cui la prima squadra cittadina partecipò a un torneo?

Su Wikipedia: «…In seguito al fallimento della società nel 2004, il presidente Aurelio De Laurentiis fonda la Napoli Soccer che ne rileva il titolo sportivo e viene iscritta alla Serie C1, per poi ritornare alla denominazione precedente con la promozione in Serie B nel 2006…».

Logo Catania Calcio

Sullo stesso sito: «Nato il 1º novembre 1900, il club è stato per ultimo rifondato il 7 gennaio 1987 a seguito dei fallimenti prima del Palermo Football Club nel 1926, poi dell’Associazione Calcio Palermo nel 1940, e infine della Società Sportiva Calcio Palermo nel 1986; nei primi due casi furono due società minori locali ad assumersene l’eredità, mentre nell’ultimo caso fu invece fondato ex novo un sodalizio che riportò il calcio nel capoluogo siciliano dopo un intero anno di inattività…».

Ancora: «…Nella ragione sociale del sodalizio, l’espressione ACF rimanda idealmente all’acronimo della previgente società nata nel 1926 e fallita nel 2002, l’Associazione Calcio Fiorentina, il cui marchio fu acquistato dalla famiglia Della Valle il 15 giugno 2003. Il rimando è tuttavia puramente storico e non giuridico, in quanto la nuova dirigenza optò per non riprendere esattamente la denominazione della fallita antenata, onde evitare di esporsi a possibili cause risarcitorie intentate da creditori della Fiorentina di Vittorio Cecchi Gori…» [Il neretto nelle tre citazioni è dell’autore].

Si può arzigogolare quanto si vuole ma non mi pare che sia serio… Un altro vizio di questo mondo malato!

Ricordo bene… Massimino ci ha rimesso – in sostanza – la vita per impedire che al “suo” e “nostro” Catania potesse accadere la stessa cosa. Eppure, economicamente anche allora il fallimento sarebbe stato comodo. Ultima nota: con gli amici della B ci siamo scambiato l’“arrivederci” senza aggiungere “a quando”…

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di così tante cose da sentirsi – talora – come uno che non ha concluso niente (lo diceva anche Luigi Tenco ma lui era un grande!)… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi in Storia del Teatro (più precisamente, sull’attualità dell’Opera dei Pupi; Antonio Attisani, relatore; Alfonso Cipolla, correlatore), regista teatrale, uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza e collabora – nella “maggiore età” – con varie testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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