SpettacoloTeatro

Una regia frizzante e coinvolgente, un gruppo affiatato e che si diverte sulla scena con una storia eccentrica, surreale e sempre attuale. Stiamo parlando della commedia “Cognate” del canadese Michel Tremblay, proposta al Piccolo Teatro di Catania dalla compagnia teatrale Gli Instabili che, da quasi 20 anni, propone lavori leggeri o impegnativi mettendoci tanta passione e rigore, ma soprattutto tanta voglia di stare in scena.

La pièce, atto unico di circa 60′, è un pretesto per proporre una situazione paradossale, uno scontro tutto al femminile fatto di urla, insulti, colpi bassi, parole forti e sentenze inappellabili. Il tutto incentrato su una sorta di party effimero dove le partecipanti si caratterizzano solo per l’inapacità di comprendersi e di ascoltarsi.

Una scena (Ph. Gianluigi Primaverile)

Su una scenografia semplice, con pochi oggetti (un tavolinetto, un tavolo, un telefono, una sedia e tanti punti da incollare), si muovono – con dei costumi dai colori accesi – le protagoniste, tutte diverse tra loro e tutte nervose, insoddisfatte, ipocrite e pronte subito ad azzuffarsi anche in occasione di un party organizzato da una di loro, una casalinga vincitrice di un milione di punti da commutare in oggetti di ogni tipo. La serata per amiche, sorelle, vicine, cognate, si preannuncia diversa dalle solite e tutte – tra zuffe, insulti e cattiverie gratuite – saranno impegnate, in una ardua fatica manuale, all’incollaggio dei punti nelle apposite schede. Ma a parte l’incollaggio dei punti e le varie vicende personali che emergono nella serata si evidenza che le donne raccontate nel testo di Tremblay ascoltano solo loro stesse, i propri bisogni, le proprie meschinità, ignorando il prossimo e non hanno nessuna sensibilità e comprensione, nessun gesto di solidarietà.

I protagonisti di “Cognate” (Ph. Gianluigi Primaverile)

Complice la simpatia e l’estro degli interpreti – tutti all’altezza – in scena (Giovanni Calabretta, Gabriella Caltabiano, Luciana Camano, Anna Di Mauro, Rita Patti, Maribella Piana, Gabriella Russo, Marika Russo, Carmelo Scaccianoci, Sergio Trefiletti) e con la voce fuoricampo di Silvio Laviano, il regista Nicola Alberto Orofino, ancora una volta, costruisce un meccanismo perfetto, che coinvolge, sorprende e diverte il pubblico in sala.

E’ uno spettacolo che fa sorridere e soprattutto fa riflettere su vari aspetti della nostra quotidianità e dei nostri tempi che l’autore Tremblay, con leggerezza ed ironia, fa risaltare, sottolineando l’ipocrisia e la falsità dei nostri giorni dove continuano a prevalere il contatto virtuale dei social, la solitudine e l’emarginazione, l’assenza di ogni confronto e dialogo, il rifiuto delle emozioni e l’individualismo più sfrenato all’insegna del nulla. Con l’assoluta complicità tra regia e compagnia de Gli Instabili si vengono a materializzare in scena i punti chiave del testo di Michel Tremblay e che ritroviamo in ognuna delle donne protagoniste, ovvero l’assenza della facoltà dell’ascolto, l’invidia, la presenza di cose inutili ed effimere che ci circondano e che ci rendono apparentemente felici. Infatti è solo illusione!

Inutile dire che alla fine, per tutti gli interpreti e per il regista, non sono mancati gli applausi del pubblico in sala che si è divertito anche grazie ai ritmi ed alla simpatia di un brano come “Cha cha cha della segretaria” di Michelino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post