Cultura

La celebrazione della Pentecoste è antica quanto la Pasqua, però gli accenni che si riscontrano negli Atti degli Apostoli (20,16) e nella prima lettera di san Paolo ai Corinzi (16,8) si riferiscono alla solennità ebraica. Tra le prime testimonianze per la Pentecoste cristiana si deve annoverare quella che l’apologista cristiano cartaginese Tertulliano (155-220), fa della Pentecoste, ossia dei cinquanta giorni, un tempo battesimale come la Pasqua (Cfr. De baptismo, 19; De idololatria, 14), durante la quale si prega in piedi in segno di letizia (De ieiuniis,14; De corona, 3; De oratione militis, 23). Anche Origene, il presbitero alessandrino, vede nei cinquanta giorni un accenno alla discesa dello Spirito Santo (Contra Celsum, VII,22).  Il carattere di letizia di questi cinquanta giorni divenne così tradizionale nella Chiesa, che, salvo eccezioni, vi si interrompevano digiuni e penitenze come attestano Ambrogio di Milano: <<Maiores tradidere nobis pentecostes omnes quinquaginta dies ut paschae celebrandos>> (Expositio in Lucam, VIII,25; Egeria, Itinerarium, 41) e   Agostino: <<Per questo motivo vengono interrotti i digiuni e preghiamo stando in piedi, il che è simbolo della risurrezione>> (Epist. 55 a Gennaro, 15).

L’oggetto della solennità di Pentecoste è chiaramente enunciato nell’antifona del Magnificat dei secondi Vespri dell’Ascensione: <<Oggi la pentecoste è compiuta, alleluia, lo Spirito apparve come fuoco ai discepoli; con doni e carismi li manda in tutta la terra per la testimonianza del Vangelo: Chi crederà e sarà battezzato avrà la salvezza>>. Con la Pentecoste, la Chiesa, nata sulla Croce dal costato di Cristo (Cfr. Agostino, Tractatus in Johan, 15,8: PL 53,1513), fa la sua prima apparizione in pubblico; l’Ipponate scrive ancora: <<Fratelli, è spuntato a noi gradito il giorno nel quale la santa Chiesa risplende gioiosamente nei visi dei fedeli e brilla nei loro cuori. Celebriamo infatti questo giorno nel quale il Signore Gesù Cristo, glorificato con la sua ascesa al cielo dopo la risurrezione, inviò lo Spirito Santo>> (Disc. 271,1). Nell’antichità la Pentecoste era essenzialmente la conclusione del tempo pasquale la cui letizia si protraeva per 50 giorni, chiamati dies pentecostes. Nel giorno della Pentecoste si ricordava non solo la discesa visibile dello Spirito Santo sugli Apostoli, quasi fosse il suo dies natalis, come diceva Agostino (et venit Spiritus Sanctus in quinquagenario numero tamquam natalem sibi apud nos facies. ed. G. Morin, Roma 1930, p. 185), ma il coronamento di tutta <<l’economia della salvezza>>.

Icona di san Basilio Magno, XV sec. conservata presso il Monte Athos

La discesa dello Spirito Santo su Maria Vergine e gli Apostoli, che è raccontata dal libro degli Atti degli Apostoli (2,1-4), è stata oggetto di omelie di tanti Padri della Chiesa indivisa.  Basilio di Cesare, il grande padre Cappadoce, nacque a Cesarea nel 329 in una famiglia ricca di antiche tradizioni cristiane; due fratelli di Basilio, Gregorio e Pietro furono vescovi, rispettivamente di Nissa e di Sebaste; sua sorella Macrina, la giovane, fondò un celebre monastero ad Annesi, attuale Amasya, sulle rive del fiume Iris. La condizione sociale elevata della famiglia permise a Basilio di frequentare le celebri scuole di Bisanzio e di Atene. Dopo aver ricevuto il battesimo a 28 anni, Basilio maturò la decisione di condurre una vita monastica ad Annesi, sulle rive dell’Iris, Nel Ponto. Nel 363 Basilio venne ordinato presbitero e nel 370 vescovo di Cesarea di Cappadocia, succedendo allo storico Eusebio. La dottrina teologica di Basilio fu rigorosamente biblica, anche se non ha svolto una attività esegetica sistematica. L’opera sullo Spirito Santo, datata al 365, divenne famosa perché combatte la dottrina eretica di Macedonio, vescovo di Costantinopoli (344-360), e dei suoi seguaci, che negavano la divinità dello Spirito Santo ritenendolo creatura del Figlio. Lo Spirito Santo – scrive Basilio – è intimamente legato al Padre e al Figlio. Questo è palesato dal fatto che lo Spirito non è una tra le creature ma è unico, come sono unici il Padre e il Figlio. Esso condivide l’identica natura con le altre due persone divine. Basilio fece costruire una cittadella per la carità con locande, ospizi, ospedale e lebbrosario, chiamata Basiliade; per questa sua grande opera gli venne attribuito il titolo di Magno.

Messa di San Basilio davanti all’imperatore ariano Valente II
Tela di Pierre Subleyras (1749) – Basilica S. Maria degli Angeli – Roma

Il grande vescovo di Cesarea di Cappadocia, nel suo “trattato sullo Spirito Santo”, che è e rimane la fonte principale della teologia dello Spirito Santo, di cui l’Oriente cristiano non ha mai cessato di vivere nella fede, difende l’uguaglianza delle Persone divine: <<Quanto all`«economia» stabilita per l`uomo dal nostro magnifico Dio e Salvatore Gesù Cristo, secondo la bontà di Dio, chi dunque rifiuterà [di attribuirne] la piena realizzazione della grazia dello Spirito? Si considerino pure il passato, le benedizioni dei Patriarchi, l`aiuto portato dal dono della Legge, i «tipi», le profezie, le azioni brillanti in guerra, i miracoli compiuti dai giusti, o le disposizioni relative alla venuta del Signore nella carne, tutto fu realizzato dallo Spirito. Egli fu all`inizio presente alla carne del Signore, quando di lui divenne l’«unzione» e l`inseparabile compagno, come è scritto: “Colui sul quale vedrai discendere e posarsi lo Spirito, è il mio Figlio diletto” (Gv 1,33; Lc 3,22) e “Gesù di Nazaret, che Dio consacrò in Spirito Santo” (At 10,38). Poi tutta l`attività di Cristo si compì in presenza dello Spirito. Egli era là anche quando fu tentato dal diavolo, poiché sta scritto: “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato” (Mt 4,1). Ed era ancora con lui, inseparabilmente, quando Gesù compiva i suoi miracoli, perchè “io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio…” (Mt 12,28).

Egli non l`ha lasciato dopo la sua Risurrezione dai morti: quando il Signore, per rinnovare l`uomo e per restituirgli – giacché l`aveva perduta – la grazia ricevuta dal soffio di Dio, quando il Signore soffiò sulla faccia dei discepoli, che cosa ha detto? “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20,22-23). E l`organizzazione della Chiesa? Non è evidentemente, e senza contraddizione, opera dello Spirito Santo? Infatti, secondo san Paolo, è lui che ha dato alla Chiesa “in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in terzo luogo dei dottori; poi il dono dei miracoli, poi i carismi di guarigione, di assistenza, di governo, di lingue diverse” (1Cor 12,28). Lo Spirito distribuisce quest`ordine secondo la ripartizione dei suoi doni>> (Basilio di Cesarea, De Spir. Sancto, 16, 39).

La Pentecoste – Vangeli Rabula sono costituiti da un manoscritto miniato del Vangelo
in lingua siriaca, risalente al VI secolo. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, cod. Plut. I, 56.

Dai suoi discorsi e della sua azione pastorale emerge come Basilio il Grande, Dottore della Chiesa, incarnò costantemente la figura del pastore attento ai bisogni delle anime. Egli presenta nella forma più adatta al grande pubblico la dottrina e la morale cristiana, avvalendosi della sua vasta cultura e dell’accurata formazione retorica. San Basilio Magno, che morì l’1 gennaio 339, è commemorato dal Martyrologium Romanum al 1 gennaio, giorno del suo dies natalis al cielo, mentre il giorno seguente si celebra la sua memoria liturgica e quella del suo amico san Gregorio, vescovo di Nazianzo. Questi due grandi santi, Dottori della Chiesa, sono venerati da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi.

Diac. Sebastiano Mangano

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