CATANIA – Convince ed emoziona sicuramente, riscuotendo alla fine gli applausi del pubblico, l’atto unico di Claudio Fava “La pazza della porta accanto” in scena al Teatro Verga di Catania sino al 23 dicembre, nell’ambito della stagione di prosa 2015-2016 dello “Stabile” etneo, con la regia e l’ideazione scenica di Alessandro Gassman e con un cast di rilievo guidato dalla protagonista, l’apprezzata Anna Foglietta.
Lo spettacolo è prodotto dallo Stabile di Catania e dallo Stabile dell’Umbria ed in un atto unico, con l’accattivante impianto scenico dello stesso regista in collaborazione con Alessandro Chiti, coinvolge, intriga lo spettatore facendolo entrare, in modo claustrofobico, in un periodo di autentica sofferenza della poetessa e scrittrice Alda Merini (scomparsa nel 2009 dopo una lunga carriera poetica e letteraria), ovvero quello della permanenza al manicomio. Il testo e quindi lo spettacolo risultano una autentica denuncia civile contro i trattamenti subiti da chi è stato ospite nell’inferno degli istituti psichiatrici prima della Riforma Basaglia del 1978.

Protagonisti de La Pazza della porta accanto - Ph Ombretta De Martini @2015

Protagonisti de La Pazza della porta accanto – Ph Ombretta De Martini @2015

Il lavoro, in circa 1 ora e 20’, attraverso una rete che separa gli attori dalla platea, racconta, penetrando nel carattere, nella sofferenza e nella sensibilità della protagonista, “la poetessa dei navigli”, la sua sofferta esperienza all’interno di un ospedale psichiatrico negli anni in cui chi soffriva di depressione veniva etichettato come pazzo ed in quei luoghi infernali veniva praticato l’elettroshock con i bagni nell’acqua gelata. La pièce narra dell’arrivo della Merini nell’istituto, dei rapporti col suo medico, il dott. G. che, anzi, cerca di capirla, di assecondare il suo amore per la poesia, delle sue giornate alienanti con le altre malate (identificate tutte con una lettera dell’alfabeto) sino all’incontro con il giovane paziente Pierre ed allo sbocciare di un sincero e tenero amore tra i due.

Con una scenografia accattivante con un gioco di quinte mobili e con tanto di grande inferriata ed angusti spazi in cui si muovono le internate, la rappresentazione si insinua nella mente di Alda Merini, rivelando la nostalgia per la famiglia e le figlie, il senso profondo della maternità, la sua fede religiosa e soprattutto la sua capacità di resistere alla cattività forzata del manicomio, l’aspirazione alla libertà del corpo e della mente, sino a quando, alla fine, si apriranno le porte dell’istituto e la Merini potrà ritornare libera, fuori dall’inferno del manicomio, pronta a riprendersi la sua vita.

In scena brilla di luce propria, con una recitazione convincente nei panni della protagonista, Anna Foglietta, estremamente identificata nel suo personaggio, con la sua sofferenza interiore, il suo continuo zoppicare, i lamenti improvvisi, le sue pause. La Foglietta si disimpegna ottimamente, dosando con intelligenza mimica e gestualità ed è supportata da un cast di livello dove si segnalano un convincente Angelo Tosto nei panni del sensibile dottor G. (il direttore dell’istituto) e anche l’intenso Liborio Natali nel ruolo di Pierre interpretato con grande forza espressiva.

Nei panni delle altre internate ed in quelle del personale dell’istituto, citiamo poi Alessandra Costanzo, Sabrina Knaflitz, Cecilia Di Giuli, Stefania Ugomari Di Blas, Giorgia Boscarino, Olga Rossi e Gaia Lo Vecchio.

Regia attenta ai particolari ed alla definizione dei personaggi, quella di Alessandro Gassman, autore anche di un efficace, sia pur claustrofobico ma estremamente comunicativo, impianto scenografico, realizzato con la collaborazione di Alessandro Chiti. Azzeccate le musiche originali di Pivio & Aldo De Scalzi, intrigante e volutamente freddo il gioco luci di Marco Palmieri così come le videografie di Marco Schiavon, essenziali i costumi di Mariano Tufano.
Pièce che ha convinto il pubblico presente che ha lungamente applaudito alla fine gli interpreti che hanno ringraziato gli spettatori sulle note di “Close to Me” dei Cure. In occasione della “prima” al Teatro Verga il direttore dello Stabile etneo, Giuseppe Dipasquale, ha consegnato alla protagonista, Anna Foglietta, la targa del premio intitolato al critico teatrale Domenico Danzuso.
Maurizio Giordano

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