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Stasera, sabato 23 luglio , con inizio alle ore 21, la Corte del Castello Ursino di Catania (piazza Federico II di Svevia) ospiterà lo spettacolo di prosa “Era mia figlia“, atto unico di Luigi Favara (anche regista e attore), inserito nel calendario delle manifestazioni “Estate in Città” organizzato dal Comune di Catania. A proporre questo lavoro è l’associazione culturale “Oltre le quinte” di Catania. Nello spettacolo, realizzato con il Centro Magma e in collaborazione con l’associazione “Terre forti”, sono impegnati Liliana Scalia (nel ruolo di Lucia Reina),Giuliana Bella (nel ruolo della figlia), Jacopo Raniolo (Commissario di polizia), Luigi Favara (l’Uomo della chat) e Fiorella Tomaselli (Adriana Reina, madre di Lucia); costumi e coreografia di Cristina Favara; aiuto regia e direzione di scena: Francesco Ranno; luci e suono di Marco Favara. Ingresso: euro 5,00.

Questa la nota dell’autore/regista Luigi Favara: “Nell’assemblare la breve ma intensa storia di questa pièce, ho tenuto sempre a sottolineare la chiave “popolare” ed intensamente siciliana della storia di Lucia Reina, madre addolorata a cui un bruto ha strappato la propria figlioletta Luisa, adescandola, come spesso ormai accade nella realtà di tutti i giorni, attraverso il fascino discreto del computer, delle chat-line e dei social network come Facebook o similari, che permettono un facile collegamento e una comunicazione immediata tra gli utenti. Lo spettacolo cerca di legare l’antico, il moderno e il futuristico con gli umori e i ritmi della musicalità siciliana restituendoci un esempio di “montaggio” a cadenza, tratto di peso dalla ritualità magica della lingua isolana che si presta perfettamente all’urlo di dolore di una madre ferita nei propri sentimenti più profondi che nel corso di circa 75 minuti circa ci racconta, in un delirio lucido ma del tutto rarefatto la sua storia, quella di sua figlia e quella della sua vecchia madre che in un sordo monologare con l’aldilà, le ricorda i doveri d’amore e di civiltà che le sono imposti anche nel rispetto del suo dolore. 

La Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 s’inserisce nello spettacolo quasi alla sua conclusione, ponendolo a metà strada tra la denuncia socio-culturale e la poeticità musicale degli echi di una Sicilia ora lontana, ora anche tragicamente vicina, con i suoni indelebili dei suoi vocabolari e con il suo linguaggio che da solo provoca brividi forti di poesia”. 

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