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Il devastante sisma che ha scosso e distrutto il Centro Italia, causando la morte di quasi 300 persone, costringe tutti a guardarci in casa e a chiederci se il nostro territorio sarebbe in grado di sopportare un evento del genere. La Sicilia, infatti, è quasi interamente zona a rischio sismico 1 e 2.

Fondamentale rimane la questione prioritaria su come e quanto facciamo in Sicilia per mettere in sicurezza il territorio ed i cittadini per contrastare il rischio sismico.

Una serie di importanti riferimenti numerici, statistici e geosismici suggeriscono spunti di riflessione evidenziati dall’intervento del presidente di Federconsumatori Sicilia, Alfio La Rosa, che proponiamo ai nostri lettori:

Da una recente stima dell’Enea, è emerso che il 70% del patrimonio edilizio isolano è situato in aree a rischio sismico elevato, esistono 171 mila edifici residenziali costruiti tra il 1919 e il 1945, altri 223 mila tra il 1946 e il 1960, e 259 mila tra il 1961 e il 1970. In totale quasi 700 mila edifici costruiti all’alba della legislazione antisismica in un’Isola che presenta 356 comuni nelle due più elevate fasce di rischio: 1 (27) e 2 (329).

I dati evidenziati dalla Rete sismica nazionale (Rsn) dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) hanno mostrato che nel 2014 sono stati ben 486 gli eventi sismici superiori a magnitudo 2 con picchi raggiunti nel mese di ottobre (70) e agosto (63).

La Sicilia, secondo la mappatura realizzata dall’Ingv, ha nella zona a rischio sismico 1 l’area dello Stretto di Messina e la zona del Belìce, mentre quasi tutto il resto si trova in zona 2. Solo la parte del settore centro-meridionale dell’isola ricade in zona 3 o 4, cioè a (relativamente) basso rischio sismico.

In particolare su 390 comuni isolani, ce sono 27 dove il rischio è alto (fascia 1) e ben 329 dove è medio (fascia 2). Sono appena 34 i Comuni dove si può vivere più “tranquillamente” (fascia 3 e 4, scuotimenti modesti e zona meno pericolosa).

Inoltre 1,7 milioni di abitazioni si trovano nelle aree a rischio sismico così come 4.894 scuole (pari al 24% del totale nazionale) e 398 ospedali (dati Ance-Cresme).

L’Ordine dei geologi di Sicilia ha calcolato che la Sicilia si sposta di 0,5 cm all’anno verso Nord Est, mettendo in gioco quantità di energia non proprio indifferenti.

Conosciamo grazie ai dati dell’ultimo censimento dell’Istat che nell’Isola 1,4 milioni di edifici residenziali, tra questi ben 375 mila, cioè un quarto del totale, vengono catalogati in uno stato tra “mediocre” (331 mila) e pessimo (43 mila).

Il presidente di Federconsumatori Sicilia, Alfio La Rosa

Il presidente di Federconsumatori Sicilia, Alfio La Rosa

Quando parliamo di rischio sismico nella nostra isola – commenta il presidente di Federconsumatori Sicilia, Alfio La Rosa – sappiamo tutto ma non facciamo niente: solo 145 Comuni sui 390 totali hanno un piano di emergenza per il rischio sismico. Solo 58 Comuni (su 282 classificati ad alto rischio) si sono dotati di uno studio di microzonizzazione sismica. Un numero irrisorio, drammatico”.

Federconsumatori Sicilia ricorda che sono stati stanziati circa 18 milioni di euro in arrivo per la gestione del rischio sismico nella nostra Regione, come stabilito dalla determina numero 394 dello scorso marzo firmata dal dirigente generale della Protezione civile regionale.

Occorre avviare un piano di monitoraggio strutturale di vulnerabilità sismica del patrimonio pubblico isolano, a partire dalle 4.894 scuole e 398 ospedali esistenti – afferma La Rosa – Ciò consentirebbe di attivare un piano di prevenzione e messa in sicurezza in grado di individuare gli edifici più fragili per i quali è necessario intervenire in maniera prioritaria con interventi di consolidamento”.

Nell’esprimere le più sincere condoglianze ai familiari delle vittime del sisma di fine agosto La Rosa conclude: “Non vogliamo che ancora una volta, così come accaduto nel passato, dopo tanto parlare e tante promesse non accada nulla. Vogliamo e ci batteremo perché nasca una nuova consapevolezza in tutti i cittadini siciliani sulla necessità di una cultura della prevenzione e sulla necessità di richiedere con forza al Governo regionale ed agli Enti locali che queste problematiche vadano affrontate prima dell’emergenza”.

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