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Una partita brutale, personaggi che si sfidano con la forza devastante delle parole e dietro ai loro discorsi c’è il nulla di una vita condotta ai margini dell’esistenza, un destino segnato sin dal primo alito di vento. Il regista catanese Elio Gimbo, particolarmente sensibile alle problematiche socio-culturali e desideroso di affrontare, di scrutare (e scoprirne i segreti più nascosti) i testi chiave di autori tra i più rappresentativi del panorama letterario e teatrale, ha messo in scena al teatro Erwin Piscator di Catania, come, ultimo appuntamento della rassegna teatrale “Scene contemporanee 2016”, curata da Carmelo Failla, il celebre ed emblematico testo “Finale di partita” (Endgame), capolavoro del teatro di Samuel Beckett, che deriva il suo titolo da una mossa del gioco degli scacchi. Lo spettacolo è prodotto dall’Associazione Nuovo Mondo e dalla compagnia Fabbricateatro.

Antonio Caruso nel ruolo di Hamm (Ph. Enrico Grieco)

Antonio Caruso nel ruolo di Hamm (Ph. Enrico Grieco)

In circa 90 minuti il regista Elio Gimbo, tenendo ben presente la frase del maestro Giuseppe Di Martino “…i personaggi di Beckett sono creature schiacciate dalla dannazione tutta umana di dover pensare solo parole…”, costruisce la pièce in una ambientazione volutamente soffocante, claustrofobica, ovvero una stanza popolata da quattro personaggi , dove due si muovono e soprattutto parlano freneticamente, seguendo il filo logico dell’assurdo, dell’incompatibilità, dell’assoluta autoesclusione, dell’isolamento dal mondo. Il lavoro, portato in scena da una ensemble affiatata, risulta una messa a nudo del ridicolo di un uomo che si ritiene dominatore della natura.

Indubbiamente “Finale di partita” non è un testo facile da rappresentare, toglie il fiato, quasi soffoca ed esalta proprio la destrutturazione del linguaggio e dei significati, ma soprattutto le caratteristiche, il genere di teatro preferito da Beckett, ovvero il teatro dell’assurdo.

Antonio Starrantino in Clov (Ph. Enrico Grieco)

Antonio Starrantino in Clov (Ph. Enrico Grieco)

Sulla scena (una stanza fredda, uno stanzone in stile rifugio post atomico, con due sole piccole finestre per guardare fuori, con due botti e quattro personaggi) si scontrano, si sfidano, sino al finale, in un dialogo paradossale, Hamm e Clov ai confini dell’estrema solitudine: il primo cieco, ossessivo e dispotico, condannato a trascorrere i suoi giorni su una sedia a rotelle ed il secondo, il suo servo con camminata disarticolata e risatine ebeti ed improvvisi cambi di tono.

Tra i due, per l’intera pièce, si consumano continui litigi, ma c’è anche una reciproca dipendenza. Clov vorrebbe andarsene, ma pare non esserne capace ed il continuo botta e risposta tra i due muove la trama del testo e tutto appare come l’assurdo, infinito alternarsi di mossa e contromossa scacchistica. La regia di Elio Gimbo, asciutta, rigorosa, accentua i toni, le componenti tipiche del testo, calcando la mano sui gesti, sui caratteri patologici dei due protagonisti, incapaci di una vera reazione alla grottesca situazione e che vivono nella stanza, in  una fissità visionaria e malata, con accanto due botti che custodiscono i vecchi genitori, Nell e Nagg.

Alla fine Hamm che non è in grado di poter vivere una sua vita, si rifugia nelle sue fantasie, mentre Clov, pronto finalmente ad andar via, non riesce a farlo perché non riesce ad accettare un altro luogo dove poter consumare la sua esistenza.

Sabrina Tellico e Daniele Scalia in Nell e Nagg (Ph. Enrico Grieco)

Sabrina Tellico e Daniele Scalia in Nell e Nagg (Ph. Enrico Grieco)

Testo e spettacolo complesso, ma comunque ben assemblato e costruito, con la lettura registica di Elio Gimbo che, come suo costume, studia accuratamente autore, copione e personaggi ed in questa edizione di “Finale di partita” si avvale, nei ruoli chiave di Hamm e Clov, dell’ottima interpretazione di Antonio Caruso ed Antonio Starrantino che giocano a mescolare delirio a comicità grottesca, mentre nei panni dei vecchi genitori Nell e Nagg, incapsulati in due botti, si ben disimpegnano Sabrina Tellico e Daniele Scalia dando vita ad una recitazione sofferente e straniata. A curare i costumi ed a collaborare alla regia è Donatella Marù.

Applausi convinti, alla fine della pièce, da parte degli spettatori e repliche dello spettacolo, il prossimo fine settimana (il 22 e 23 Ottobre – ore 21.00 e 18.00) sempre al Teatro Piscator.

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