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Nell’ambito della delibera sulle dismissioni immobiliari di Palazzo degli Elefanti è bene ribadire che, nell’iter necessario a stabilire le strutture da mettere in vendita o da valorizzare, un enorme lavoro è stato svolto dalla Commissione comunale al Patrimonio di cui Salvatore Tomarchio, ricopre la carica di presidente. Informazioni, notizie e approfondimenti raccolti in anni di sopralluoghi, conferenze dei servizi e tavoli tecnici con il preciso compito di formulare un elenco dettagliato dei siti da vendere per fare casa e, al tempo stesso, dei luoghi da preservare perchè valore intangibile della collettività.

“Con il contributo della vice presidente Ersilia Saverino e di tutti gli altri componenti della commissione – spiega il presidente Tomarchio – abbiamo fatto chiarezza su un contesto profondamente oscuro da anni. Incognite e vuoti che non sono passati in secondo piano. Alla fine abbiamo ottenuto un vademecum dettagliato con il preciso compito di evitare altri sprechi pubblici. Una mole di lavoro enorme per fare in modo che queste risorse non restassero ancora nel dimenticatoio. Edifici, scuole, ville, masserie, ex fabbriche, ex  controlli daziari e foresterie che nelle migliori delle ipotesi erano chiuse da decenni e nelle peggiori, invece, sono state quasi completamente smantellate dai ladri di materiale ferroso oppure ridotte, tutt’ora, ad un cumulo di macerie.

Situazioni che dalla villa di via Merlino fino alle masserie del parco di Monte Po, dall’edificio di via Ala fino all’ex  fabbrica di via Toledo, dalla struttura di San Giorgio fino all’ex scuola Brancati di Librino e alla foresteria di via San Giuseppe la Rena ci hanno permesso di ottenere una visione completa dei beni da vendere. Dopo tanti sforzi siamo riusciti anche a far adottare l’iniziativa che prevede, prima della messa all’asta degli immobili, la possibilità di applicare una variante urbanistica in modo da renderli ancora più appetibili agli occhi degli eventuali acquirenti. Un cambio di destinazione d’uso che, soprattutto nelle periferie, si può tradurre nel recupero definitivo anche delle cosiddette aree relitto”. 

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