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Torna in scena domenica 18 Dicembre alle ore 18:00, al Teatro del Tre di Catania, la nuova versione dello spettacolo scritto, diretto e interpretato da Gaetano Lembo, Ballate”. Vero e proprio cavallo di battaglia dell’attore e regista romano, ormai catanese d’adozione, il testo prende vita dai due poemetti Occhi aperti” eSemper Fidelia” scritti dallo stesso Lembo e pubblicati nel 2008 e che dal 2010 sono stati portati in scena nei teatri italiani con allestimenti sempre diversi. Parole, musica, colori. Questi i tre elementi legati in un ‘unicum’ scenico che prende vita dalla necessità. Necessità dell’incontro, dell’eterogeneità compatibile, della circolarità delle idee.

“Ballate” è uno spettacolo che nasce dalla collaborazione artistica tra prosa e musica, uno spettacolo in cui le due Forme si specchiano, si tendono la mano e mai tentano di tradurre l’Una il linguaggio dell’Altra quanto, piuttosto, provano a  trovare quell’unità perduta nel tempo: si affiancano, si cercano, si mescolano in un tentativo di comune comprensione. Entrambe forti dei valori che le sorreggono cercano di aprire l’uscio, di scardinarlo, di abbattere lo steccato che le divide per poter ancora una volta procedere verso quella meta unica che gli uomini chiamano Conoscenza.

Nessuna delle due ‘figlie’ – quasi gemelle – rinnega o abiura colei da cui sono nate: la poesia dell’anima. Protagonista assoluta è la terra, la Sicilia, l’Italia del dopoguerra vista con gli occhi di un figlio vissuto altrove. In un luogo creato  da un padre o, per meglio dire, dai quei padri  che la paura e le fame hanno reso vili. “Ma come biasimare colui che scappa dalla fame?”

Ed è dalla comprensione delle motivazioni delle scelte dei padri che il protagonista-figlio trasforma la propria rabbia in un sentimento che vuole essere costruttivo, che non si fermi ad un atto di ribellione verso un mondo da lui subito e non scelto ma che si evolva in una sorta di rivoluzione culturale delle idee e del senso di responsabilità necessario al cambiamento.

“Ballate” non vuol essere certo un manifesto dispensatore di consigli o dettami ma l’espressione, simbolica e veridica al contempo, di un mondo che esiste nella penombra: di quei tanti che lasciata la terra natia dimenticano o cercano di dimenticare i luoghi e le culture che li hanno cresciuti nascondendo e, a volte, negando a se stessi e ai propri figli la possibilità di un miglioramento futuro che non può che partire dalla conoscenza del proprio passato.

In scena, oltre a Lembo, a formare il coro recitante che di volta in volta assume le sembianze del padre, della coscienza e dei sogni troviamo (in ordine alfabetico) Marilisa Calabretta, Grazia Catalano, Piero Dolce, Angelo Genovese, Paolo Mancarella, Guido Rapisarda,  Giuseppe Spinale, Laura Tesei e Aldo Valenti. Luci e audio: Giulia Di Bella – Organizzazione: Daniela Lembo.

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