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Risate, riflessioni, applausi e profonde considerazioni al Teatro Brancati di Catania in occasione della prima dello spettacolo “Oh Dio mio!” di Anat Gov, una delle più importanti scrittrici e drammaturghe israeliane, proposto dalla compagnia del Teatro della Città, con la regia accurata e scorrevole di Ezio Donato, all’interno della stagione di prosa 2016-2017 diretta da Tuccio Musumeci.

I tre protagonisti dello spettacolo (Foto di Dino Stornello)

“Oh Dio mio!” è uno spettacolo dai mille spunti e di grande suggestione, che si presta a tantissime riflessioni sul senso della vita in relazione alla fede, sul rapporto tra l’uomo ed il suo Creatore, sulle difficoltà che incontriamo nella vita, sulla riconoscenza e sulle richieste degli uomini, soprattutto quando hanno bisogno, nei confronti dell’Onnipotente.

L’autrice israeliana Anat Gov, scomparsa il 9 dicembre del 2012 a 58 anni, ha costruito un gioco brillante, capace di far riflettere, senza pretese filosofiche, una pièce davvero fine, delicata e l’edizione proposta al “Brancati” si avvale della luminosa scenografia di Susanna Messina, che ambienta la vicenda nello studio confortevole e moderno (con tanto di pianoforte ed immagini del mitico Humphrey Bogart) di una psicologa affermata, dei costumi delle sorelle Rinaldi, delle musiche di Carlo Minuta e del disegno luci di Sergio Noè. In scena, in un solo e scorrevole atto di circa 70’, un duo di notevole qualità professionale come Debora Bernardi e Pippo Pattavina, affiancato da una intensa Giovanna Mangiù.

Pippo Pattavina ed Humphrey Bogart

La vicenda è, sin dall’inizio, simpatica ed intrigante e si segnala per i piacevoli dialoghi caratterizzati da una comicità venata di humour, ma che lasciano spazio a momenti di grande commozione e riflessione. Protagonisti sono Ella, affermata psicologa, madre di un ragazzo autistico, Lior, che in casa suona il violoncello ed un paziente insolito che si prenota con una telefonata, presentandosi come il signor D. Nello studio – soggiorno della psicologa agnostica si presenta proprio Dio, vestito come Humphrey Bogart in “Casablanca”, chiedendo di essere psicanalizzato in quanto è in crisi, è depresso. L’onnipotente pone, però, all’unica seduta il limite di un’ora in quanto dopo dovrà succedere qualcosa. Ella, la psicologa, sottopone l’insolito paziente a domande taglienti sul suo operato, ma il signor D. esita a dare informazioni su di sé. Al contrario e con grande preoccupazione della psicologa, mostra di conoscere tutto della sua terapeuta, dei suoi successi professionali, della sua penosa condizione familiare, della difficoltà di relazione con il giovane figlio e del suo atteggiamento femminista, laico e positivo che non ha bisogno della fede per continuare ad avere speranza negli uomini e nel futuro.

Debora Bernardi e Pippo Pattavina in scena (Ph. Dino Stornello)

La dichiarazione del paziente di essere addirittura Dio preoccupa Ella fino al punto di pensare di non essere in grado, o peggio di finire per essere la vittima di una sindrome maniaco depressiva pericolosissima per il paziente e per lei stessa. Ma il nuovo ed inquietante paziente è anche un artista, un musicista (si lascia andare a citazioni ed accenna canzoni al pianoforte come la nota “As Time Goes By” del film “Casablanca”), un creatore di effetti speciali, in grado di guardare se stesso con ironia. Si finisce quindi per parlare di fede, di creazione, di aspettative, di amore e poi s’intersecano le vicende personali della psicologa, del suo passato di ragazzina e di donna.

Il manifesto dello spettacolo

Il dialogo tra i due si fa spesso aspro e Dio appare sempre più debole e spaventato. Ma quando pare che voglia andar via, intenzionato a non perdonare l’uomo e pronto a scatenare un nuovo diluvio universale, ecco che Ella riesce a scioglierlo con un abbraccio sincero e tutto si sistema: i due accettano la loro vera identità e la terapia si trasforma in una liberazione da esperienze traumatizzanti o da situazioni conflittuali per entrambi. Dio ritorna sereno, la saluta e va via e la psicologa si sente finalmente chiamare mamma dal figlio autistico e fuori, nel giardino, inizia a cadere la pioggia tanto invocata.

Testo molto profondo, attuale e spettacolo di ottima fattura, ben diretto da Ezio Donato e che fa registrare l’ottima interpretazione di Pippo Pattavina nei non facili panni di un Dio, in crisi e deluso dalle sue creature e di Debora Bernardi, nel ruolo di una efficace e convincente psicologa, anche lei in crisi col suo passato ed angosciata per il destino di Lior, figlio autistico, reso credibile da una Giovanna Mangiù en travesti.

Applausi convinti da parte del pubblico per uno spettacolo tragicomico nel quale la comicità non è mai banale, ma che induce lo spettatore alla riflessione sui problemi esistenziali, in particolare sul rapporto dell’uomo con il mistero e la divinità. “Oh Dio mio” verrà replicato  al “Brancati” fino al 12 Febbraio.

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