Catania News

La giornata più solenne della festa di S. Agata 2017 è stata allietata da un sole splendente che ha illuminato, in piazza Duomo, attorno al monumento dell’Elefante, le 13 candelore, compresa l’ultima in ordine di tempo: il Cereo Mastri Artigiani dell’Associazione “Madonna Assunta” della parrocchia” Beata Vergine Maria in cielo Assunta alla Plaia”, avente ormai tutti requisiti per unirsi alle consorelle nella festa cittadina di febbraio.

foto Salvatore Agnello

Quest’insolita cornice ha accolto il solenne corteo dei vescovi di Sicilia che, dall’episcopio alla Cattedrale, hanno accompagnato il cardinale Agostino Vallini, vicario generale di Papa Francesco per la diocesi di Roma, venuto a Catania per presiedere, col nostro arcivescovo Salvatore Gristina e tutti gli altri arcivescovi e vescovi invitati -Salvatore Pappalardo di Siracusa, Corrado Lorefice di Palermo, Giovanni Accolla di Messina, Ignazio Zambito emerito di Patti, Giuseppe Malandrino emerito di Noto, Pio Vigo emerito di Acireale, Salvatore Muratore di Nicosia, Calogero Peri di Caltagirone, Rosario Gisana di Piazza Armerina,  Jean-Vincent Ondo di Oyem in Gabon e Guglielmo Giombanco neoeletto vescovo di Patti- il solenne pontificale nel1766° anniversario del martirio della Santa Patrona, con la partecipazione dei canonici metropolitani e collegiali, dei vicari episcopali e foranei, dei sacerdoti secolari e regolari, dei diaconi, tutti con le vesti liturgiche rosso sangue, e dei seminaristi, degli alunni della scuola “San’Euplio” per i ministeri e il diaconato permanente, nonché delle rappresentanze ufficiali laicali degli Ordini Pontifici di S. Gregorio e S. Silvestro e degli Ordini riconosciuti dalla Sede Apostolica: il Sovrano Militare Ordine di Malta e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. A celebrazione iniziata è giunto, proveniente da Roma dove sabato sera ha celebrato la messa in onore di S.Agata nella chiesa confraternale S.Maria Odigitria dei Siciliani, il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo emerito di Palermo.

   In basilica, gremitissima all’inverosimile, la Cappella Musicale del Duomo, diretta dal m° can. Giuseppe Maieli, al posto del m° Nunzio Schilirò, recentemente scomparso, ha eseguito in canto gregoriano la “Missa pontificalis de Angelis”, con all’organo il m° Piero Figura. Fra le tante autorità civili presenti con gli storici gonfaloni della città: sindaco Enzo Bianco, presidente della Regione Rosario Crocetta, presidente ARS Giovanni Ardizzone, sottosegretario Giuseppe Castiglione, assessore regionale Anthony Barbagallo, presidente Consiglio comunale Francesca Raciti, neo rettore Università Francesco Basile, nonché i massimi rappresentanti delle Forze Armate e della Magistratura, della Provincia e del Distretto. All’inizio della concelebrazione eucaristica il metropolita Gristina ha rivolto un caloroso e grato indirizzo di saluto all’eminentissimo porporato, già suo professore di Diritto pubblico ecclesiastico nella Facoltà di Diritto Canonico della Pontifica Università Lateranense, che è venuto molto volentieri nella città di S.Agata accompagnato da un devoto d’eccezione, il catanese Giuseppe Marciante, vescovo ausiliare di Roma est. Il parroco e delegato arcivescovile della Cattedrale, Barbaro Scionti, ha comunicato che la colletta delle offerte del pontificale sarebbe stata destinata, come “Missione S.Agata 2017”, all’arcidiocesi di Fermo nelle Marche, a sostegno dei terremotati di quel territorio. All’offertorio hanno partecipato i presidenti A.C.I., Amici del Rosario, Associazioni Agatine, Protezione Civile, Ordine di Malta.

I fuochi a piazza Duomo

Qui l’ultimo omaggio degli stanchi cerofori. Poi all’alba l’arrivo ai Quattro Canti, la salita Antonino di San Giuliano al mattino inoltrato e a passo d’uomo, poco dopo le ore 10 la sosta davanti alla cancellata del sagrato della chiesa del monastero San Benedetto per l’omaggio canoro e floreale delle monache benedettine dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento, preceduto da una riflessione spirituale del cappellano e vicario episcopale per la Cultura, mons. prof. Gaetano Zito.

La vara è rientrata lentamente in Duomo per piazza San Francesco d’Assisi, via Santa Maria della Lettera, piazza Mazzini e via Garibaldi. In Cattedrale, il parroco e delegato arcivescovile mons. Barbaro Scionti ha presieduto una liturgia della Parola e ha rivolto una breve omelia ai fedeli che affollavano la basilica, prima che il busto reliquiario di S. Agata venisse custodito assieme allo scrigno reliquario nel sacello delle reliquie, tra le acclamazioni composte dei fedeli, stanchi ma felici.

Le monache benedettine e la riflessione di  mons. Gaetano Zito

Poco dopo le ore 10 del mattino di lunedì 6 febbraio, il fercolo di S. Agata è giunto avanti alla cancellata del sagrato della chiesa monastica San Benedetto di via Crociferi. Prima che le monache benedettine dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento iniziassero a cantare in latino gregoriano l’antifona liturgica “Stans Beata Agatha”, il cappellano del monastero “San Benedetto” mons. Gaetano Zito, vicario episcopale per la Cultura, ha offerto una toccante riflessione ai devoti raccolti attorno alla vara delle reliquie di S. Agata:

“…davanti al busto reliquiario di S. Agata, impegnati a spingere il cordone, abbiamo avuto modo di esprimere la nostra preghiera, abbiamo espresso un desiderio, abbiamo chiesto una grazia, abbiamo detto il nostro bisogno, abbiamo manifestato la nostra sofferenza, la preoccupazione che portiamo nel nostro cuore, abbiamo ringraziato per l’aiuto che ci ha dato. Sempre abbiamo chiesto a S. Agata di sostenere la nostra preghiera, ma la vera preghiera cristiana è, prima di chiedere, riconoscere. La vera preghiera cristiana si mette in ascolto, in ascolto di quello che il Signore ci dice: prima di dire noi qualcosa a Dio, la preghiera cristiana ci invita a metterci in ascolto di quello che Dio desidera dirci.

   E allora ecco che il Vangelo di Luca ci consegna quanto il Signore questa mattina desidera dire a tutti noi: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno…Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso? Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi”.

   Penso che tutti noi ascoltando questo brano del Vangelo abbiamo pensato: “Ma S. Agata ha vissuto così?” Lei ha preso questo brano del Vangelo e lo ha fatto vita sua, ha seguito Gesù con la sua vita, ha rinunciato  a tutte le opportunità e a tutti benefici che erano facili da ottenere e, invece, ha accettato di morire pur di non vergognarsi di essere cristiana. Con tutto il rispetto che portiamo a S. Agata, possiamo permetterci di dirle: “Ma chi te lo ha fatto fare! Hai seguito Gesù con la tua vita, hai rinunziato a tutte le opportunità, perché? Perché hai voluto soffrire? Perché hai accettato la tortura di farti tagliare i seni e, poi, quasi donna di testa dura, testarda, ti sei intestardita di non arrenderti al momento in cui hanno iniziato a rotolarti sui cocci taglienti ed infuocati? Perché hai preferito morire? Che cosa ne hai guadagnato?”. Ed è stata Agata che lo dice a Quinziano: “Rinunziando a tutte le opportunità che tu mi offri, dimostro di essere una donna veramente libera, ricca della mia dignità di donna e di cristiana”.

   Quanto bisogno abbiamo che tu, Agata, ci insegni che cosa significa la vera libertà e come si guadagna la vera dignità! Ancora, forse, facciamo fatica a comprendere la tua lezione, ancora quest’anno, 6 febbraio 2017, ci interroghiamo che cosa significa per noi onorarti in modo corretto! E tu continui a dirci di anno in anno: “Ma ti rendi conto perché non vuoi capire che la vera libertà, la vera dignità ti è stata data con il Battesimo? Perché non vuoi dare un significato cristiano al sacco bianco che indossi e al berretto nero che porti in testa? Significato cristiano, perché questo è il significato del sacco e del berretto! E’ memoria del Battesimo, è memoria della dignità di cristiani e di figli di Dio, è memoria di chi desidera portare con atteggiamento penitenziale, in omaggio a S. Agata, il segno distintivo di essere cristiano.

   Eppure domani, pulito, lavato sarà messo in un cassetto in attesa di essere estratto il 3 febbraio del 2018. Che significa metterlo da parte? S. Agata ci dice che noi abbiamo ascoltato ciò che lei ha ascoltato: “Che vale all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso? Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo” Perché, lo sappiamo: a chi interessa guadagnare a costo di qualsiasi cosa, se necessario anche ammazzando, rubando con violenza, lucrando sul bisogno e sulla fragilità degli altri, non prendendoci responsabilmente cura degli altri, con decisioni che sappiamo essere disoneste, non facendo il nostro dovere per le strade della nostra città, nelle responsabilità che abbiamo nel posto di lavoro, a scuola, in famiglia. Perché? <Chi me lo fa fare? Chi te lo fa fare? Chi glielo fa fare? Poveraccio non ha capito nulla della vita!>. Sono queste le espressioni che ci diciamo, dimenticandoci dell’abito bianco che indossiamo per S. Agata, quasi che la devozione per S. Agata viene fermata solo in questi giorni. E allora pensiamo di guadagnare così il mondo? Così perdiamo la nostra vita per l’eternità! E’ vero!

  Se fosse solo così dovremmo smetterla di festeggiare S. Agata, perché la festa di S. Agata è una festa cristiana, perché la festa di S. Agata ci fa incontrare Cristo, perché la festa di S. Agata ci ricorda il messaggio del Vangelo, ma ci chiede di non vergognarci.

  Così come non ci vergogniamo in questi giorni di indossare il sacco bianco, non possiamo vergognarci di essere cristiani, figli di Dio lungo le strade della nostra città. Oh, se imparassimo da S. Agata sinceramente e con tutto il cuore a conoscere, amare il Signore Gesù! Oh, se imparassimo da S. Agata ad essere più coraggiosi, se avessimo il coraggio di non vergognarci di essere cristiani, se imparassimo da S. Agata cosa significa essere testa dura per testimoniare la nostra dignità di figli di Dio ricevuta col Battesimo! Uomini e donne testardi, irremovibili nella decisione di vivere da figli di Dio. S. Agata e Gesù Cristo. <Tu hai scoperto la gioia e la bellezza di essere diventata figlia di Dio con il Battesimo. La tua bellezza! Sì la tua bellezza! Quella data non dalla natura, dalla tua femminilità, ma quella data dall’immagine e dalla somiglianza di Dio in te, dalla dignità di figlia di Dio ricevuta col Battesimo che tu hai saputo apprezzare e vivere. La tua bellezza S. Agata noi vogliamo vivere. Aiutaci a farci rendere belli dall’amore e dalla misericordia di Dio”.

Foto Salvatore Agnello

L’omelia del cardinale Agostino Vallini

“Cari fratelli e sorelle,

vi saluto con affetto e ringrazio, in particolare, il vostro arcivescovo, il signor sindaco e la città di Catania per avermi invitato a presiedere questa solenne Eucarestìa in occasione della festa della santa Patrona, sant’Agata. Vengo come pellegrino in questa vostra bella Chiesa di Catania per raccogliere la testimonianza di fede della giovane e grande martire e per pregare con voi e per voi , perché possiate averLa sempre come modello e ispiratrice di vita.

  Abbiamo ascoltato dalla Parola di Dio, la testimonianza meravigliosa dei 7 fratelli Maccabei che con la loro madre subirono crudeli supplizi, ma rimasero fedeli alla fede dei padri. Analoga testimonianza riceviamo da S. Agata. Voi conoscete la sua storia: secondo la Passio Sanctae Agathae della seconda metà del V secolo. Siamo alla metà del III secolo dopo Cristo e secondo le leggi emanate fin dai tempi di Nerone si era obbligati a professare la religione pagana per cui i cristiani che rifiutavano di sacrificare agli dei venivano prima torturati e poi uccisi.

   La giovane Agata, di nobile famiglia catanese, educata nella fede cristiana, all’età di circa 15 anni sentì nel cuore il desiderio d’appartenere totalmente a Cristo e di consacrarsi a Dio. Il vescovo della città con una cerimonia ufficiale l’accolse tra le vergini consacrate, ma il governatore della città, di nome Quinziano, uomo duro e prepotente l’accusò di vilipendio della religione di Stato. La fece arrestare, tentò di sedurla ma la giovane Agata resistette indomita nel proteggere la sua verginità consacrata. Allora il governatore imbastì un processo contro di lei, la fece torturare e ordinò  che le fossero strappare i seni; ma, miracolosamente guarita, fu bruciata su un letto di carboni ardenti. Mentre Agata, spinta nella fornace moriva, un forte terremoto scosse la città di Catania, e la folla dei catanesi, spaventata si ribellò all’atroce supplizio della giovane. La cronaca narra che dopo un anno, il 5 febbraio 252, durante una violenta eruzione dell’Etna molti cristiani e cittadini anche pagani corsero al suo sepolcro, presero il prodigioso velo che la ricopriva e lo opposero alla lava di fuoco che si arrestò. Da allora S.Agata divenne non  soltanto la patrona di Catania m la protettrice contro le eruzioni vulcaniche e gli incendi.

   Cari fratelli e sorelle,

Cardinale Agostino Vallini (foto Salvatore Agnello)

vorrei pormi con voi due domande: dove attinse la forza S.Agata, una giovane poco più che adolescente? E quale messaggio possiamo raccogliere dalla sua testimonianza? S.Agata è una martire, cioè una persona giovane che per la fede ha affrontato un combattimento, sostenuta dalla certezza delle parole del Signore, ricordate nel Vangelo “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima”. A ben vedere la vita cristiana anche di oggi -come la storia del mondo- possiamo considerarla una grande lotta, una battaglia perennemente in balìa di contrasti e violenze. Il motivo profondo di questa lotta è tra il riconoscere Dio al primo posto e al di sopra di tutto o non riconoscerlo. Queste due alternative rendono drammatica la vita; tutti gli altri conflitti non  sono altro che aspetti di questo fondamentale conflitto o ad esso si riconducono. Chi riconosce Dio e lo pone al centro della vita concepisce tutto a partire da Lui e tutto a Lui riconduce.

  E’ questo principio che conferisce una forza divina alle persone, alle relazioni umane, e da ciò discendono i valori che informano l’esistenza: la comunione tra le persone, la giustizia, il rispetto per tutti, la carità, la solidarietà, la pace. Se, invece, non si riconosce Dio come origine e fine della vita umana, l’uomo, il mondo, i rapporti tra le persone e le nazioni vengono concepiti a prescindere da Dio; viene negata la relazione e la dipendenza da Lui, e un idolo prende il posto di Dio: cioèl ‘uomo fa di se stesso il centro del mondo, diviene misura di tutte le cose e presume di essere padrone di tutto. E questa ultima è una visione che attrae e sembra realizzare la vita, e non è totalmente negativa, no: ma è una visione equilibrata, perché  subordina tutto al proprio io ed è in contrasto con l’altra visione che pone al centro Dio e che da all’uomo il giusto posto, ma certo subordinato al Signore.

   Qui ha origine la guerra che si combatte da sempre nella storia del mondo: riconoscere Dio come amore e l’uomo come essere amato da Dio e capace di amare Dio e i suoi simili oppure negare per principio o anche solo di fatto e combattersi gli uni gli altri. Sono due visioni non conciliabili. S.Agata ha fatto una scelta chiara, ha messo al centro della sua vita giovane Dio e, dunque, non ha ceduto alle lusinghe di chi le chiedeva, per salvare la vita, di mettere al centro se stessa, rinnegando Dio. La sua fede forte e coerente le ha fatto dire che la sua vita senza Dio sarebbe stata persa, mentre unita a Dio, anche se uccisa nel corpo, le avrebbe assicurato la vita vera, quella che Dio le aveva donato. Così ha affrontato il martirio con molta fermezza e -come ci ha ricordato San Paolo nella seconda lettura- ha affrontato le tribolazioni e le angosce con magnanimità, con benevolenza, con coerenza, con spirito di santità, con amore sincero. Vivere con fede il dramma della vita è dunque decisivo, un dramma che interessa tutti noi, i popoli e le nazioni.

   Per questo ciascuno di noi deve chiedersi : “Riconosco nella mia vita il primato del Signore? Oppure metto me stesso al centro e rifiuto ciò che in qualche modo mi supera? Da come potremo rispondere, comprenderemo tanti atteggiamenti ambigui, tanti condizionamenti che sono alla base di divisioni che mettono gli uni contro gli altri e generano incomprensioni, avversioni, conflitti, e guerre violente. Non dimentichiamolo mai, cari fratelli! Nessuno di noi e nessuna istituzione è esente da questa tentazione e da questa lotta. La vita ci trascina dentro questa spirale e dobbiamo essere umilmente vigilanti per non soccombere. Gesù e i santi, come S.Agata, con la loro vita hanno preso una precisa posizione in questa lotta perenne. Dinnanzi a Pilato Gesù dice “Io sono venuto a rendere testimonianza alla verità”. Così ha confermato che la volontà del Padre per Lui era al di sopra di tutto, che il supplizio delle croce non era un fallimento della sua vita, ma l’atto supremo della sua vittoria e attraverso di essa rivelava l’amore di Dio che salva l’uomo e può saziare con la forza della resurrezione e il dono dello Spirito la sete di felicità che ognuno di noi si porta nel cuore. Il Vangelo ci descrive la vita di Cristo come una continua lotta contro il male, contro ogni chiusura verso Dio, ma anche una continua vittoria. Altrettanto possiamo dire di S.Agata che non indietreggiò dinanzi al tiranno, combatté con la forza della fede e dell’amore affermando con il martirio il primato di Dio e la certezza di essere beata e amata da Lui.

   Chiediamoci, fratelli e sorelle, e chiediamo a sant’Agata la grazia di saper discernere il bene dal male e di affrontare il nostro combattimento spirituale, resistendo volutamente alle seduzioni che spesso ci conquistano e ci fanno perdere il senso vero della vita. Se non possiamo risparmiarci di affrontare questa lotta, abbiamo però la certezza che il coraggio, la forza e la costanza che ci vengono dallo Spirito Santo, invocato nella preghiera umile e fiduciosa e nel sostegno della comunione fraterna e solidale dei fratelli di fede, ci renderanno vincitori. Si tratta naturalmente di una scelta che ha come frutti la serenità e la pace.

   L’apostolo Paolo ha scritto ai cristiani di Efeso suggerimenti importanti che possiamo fare nostri: “Rivestitevi, fratelli, dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del demonio. La nostra battaglia non è contro creature fatte di carne e di sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra…tenete in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno…Pregate incessantemente…nello Spirito”(Ef 6, 10-12, 13, 16-18). Sant’Agata interceda per noi. Amen”.

 

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