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L’Amaro del Capo, al termine, l’hanno bevuto assieme. Perché un pareggio così non è dolce per nessuno. Non lo è per la Vibonese di Caffo (che si dichiara tifoso etneo ed è produttore dell’ottimo liquore); non lo è perché in campo stava meglio ed era pure passata – seppur inopinatamente (malgrado altre più limpide occasioni) – in vantaggio con Tavares… Sì, lui che, non riuscendo a segnare nella porta giusta, ha mandato “a farfalle” il malcapitato Pisseri deviando un tiro per niente irresistibile di Viola.

Vibonese-Catania 1-1

È ancora goffo (lo stesso giocatore n. 35) nell’azione che permette al sinistro di Barisic di rivelarsi decisivo, riscattando la penosa esibizione del mercoledì precedente. Per la cronaca, se i due attaccanti rossazzurri avessero cincischiato ancora un attimo, l’onnipresente Viola li avrebbe preceduti…

Non può essere dolce neanche per la squadra che, da un intero campionato, affronta tutte le partite – definite, peraltro, sempre come “della svolta” – con una buona dose di ciò che, anche se non lo è, ha tutte le caratteristiche della “supponenza”.

Dicevo la volta scorsa, usando un detto popolare, che il Catania riesce a fare tossire tutte le pulci che affronta; e con la Vibonese non ha voluto smentirmi. Rimane il dilemma: se non è supponenza, che altro è?

Il pareggio di Barisic con la Vibonese

Da tutte le parti ormai si leva ogni tipo di strale. Non sarò, allora, io a rincarare la già cara dose… Mi limito a dire che – malgrado il peggio evitato (bicchiere mezzo pieno) – non si ritorna se non con l’amaro in bocca. Anche perché l’eccessivo agonismo calabro – tollerato dal Miele (in questo caso, dell’arnia di Torino) – ha mandato in infermeria troppi giovanotti. E al termine – ironia della sorte (o che altro?) – nelle note si leggono i nomi di tre etnei ammoniti contro uno. Già solo per questo, la sufficienza, attribuita alla “terna” dai tanti commentatori, non mi sembra adeguata. Non ho ritenuto per nulla, ad esempio, ininfluente l’irruenza di quel Sowe cui è stata permessa – tra l’altro – un’entrata assassina (gamba alzata in faccia) su Marchese, prima di irridere Gil, facendogli passare (intenzionalmente o per caso?) la palla fra le gambe, per poi lasciarsi “uccellare” da san Matteo. E se, invece, avesse segnato? Avremmo continuato a dare la sufficienza all’arbitro? E, com’è chiaro, stavolta non è questione di alibi…

I tanti infortunati (ricordiamo che a Di Cecco e Biagianti devono aggiungersi Bergamelli, Baldaneddu e – sembra – Bucolo e Parisi) pongono la questione della formazione da opporre sabato (non si sa ancora se alle ore 18,30, come da programma, o in altro orario) al Cosenza. Sarà riadattato un mosaico con tessere “usate” o sarà la volta di facce nuove?

L’importante sarà che chiunque scenda in campo si ricordi di dare la buona Pasqua a tutto l’ambiente e, in particolare, a chi non ha bisogno di urlare “il Calcio Catania siamo noi” ma testimonia fiducia e speranza anche (e soprattutto) nei momenti “delicati”. Saremo (se Dio vorrà) allo stadio per un sabato, comunque, santo e… in bocca al lupo (questa battuta finale avrà un seguito nel prossimo intervento).

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di così tante cose da sentirsi – talora – come uno che non ha concluso niente (lo diceva anche Luigi Tenco ma lui era un grande!)… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi in Storia del Teatro (più precisamente, sull’attualità dell’Opera dei Pupi; Antonio Attisani, relatore; Alfonso Cipolla, correlatore), regista teatrale, uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza e collabora – nella “maggiore età” – con varie testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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